Battiti

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Un respiro profondo, controllato.

Espirò in fretta, liberandosi nervosamente dell'aria che si era impossessata dei suoi polmoni, pungente come il ghiaccio.

Un altro respiro, più lento, carico di adrenalina.

Chiuse cautamente gli occhi, come a cercare di controllarsi, stringendo leggermente le labbra trepidanti.

Stava cominciando a calmarsi.

In quel momento, sentì un'inconfondibile, spaesante, improvviso e inaspettato calore, intenso, all'altezza del petto, travolgente, elettrico, ritmico; aveva un suono: batteva felicemente, dapprima piano piano, quasi silenziosamente, come a non voler disturbare e risvegliare le emozioni che conteneva, bloccate e ferme al di sotto di sé, poi sempre più forte, più veloce, più intenso, di più, più...vivo.

Confusa, gli occhi leggermente, lucidi, velati di timore, levò una mano, resa tremante dalla tensione, dal nervoso del momento, l'alzò con fremente lentezza, carica di stupore, del sospetto d'aver già inteso di cosa si trattasse.

Poi, con estrema flemma, con un accenno di impazienza in essa mal celata, si portò la mano al centro del petto, appena sotto lo sterno trepidante di attesa, attesa carica di silenzio danzante nell'aria densa e ferma, spezzato solo dal vago suono dei suoi respiri lenti, vibranti, rochi, stanchi, spenti e quasi sussurrati; appoggiò le dita nervose sul tessuto verde scuro del poncho largo che le avvolgeva leggermente il petto, confondendo e nascondendo quasi del tutto il candore della maglia bianca che aveva sotto, che le fasciava gentilmente il busto, le spalle, il ventre le braccia con l'intenzione, il tentativo di proteggerla appena dalla freddezza del mondo immerso nel torbido sonno invernale di un triste, monotono, inizio di gennaio.

Con calma e lentezza, come avesse timore di scottarsi, con le falangi, sfiorando, percorse delicatamente una zona ben precisa del proprio petto, appena a sinistra, producendo un tenero tintinnìo nello scostare lievemente il ciondolo argentato a forma di acchiappasogni, adagiato dolcemente attorno al suo collo con una catena leggera, argentata anch'essa.

Poi, lo sentì.

Bum.

Uno più forte degli altri, un battito, una scossa, di un calore forte, potente, sotto la pressione appena accennata delle sue dita attente; seguirono altri, più forti, che, quasi la spaventarono per via della loro felice intensità e ritmo.

Bum. Bum. Bumbum. Bumbum. Bum. Bum.

Più veloce, più sonori, più vivi, più caldi, ancora, sempre di più, più vivi.

Battiti gioiosi di vita.

Emise un gemito sgomento di sorpresa strozzata, quasi preoccupato; la mano scivolò con uno scatto poco armonico lungo il suo fianco.

Accovacciata a terra, le gambe attraversate da scosse di tensione muscolare dovuta alla posizione scomoda, sul gelido pavimento chiaro, lentamente, finalmente, sorrise.

Percorsa da brividi di agitazione nervosa non ancora del tutto scomparsa, scattò in piedi, mentre un paio di leggere e mute lacrime di gioia le incorniciavano garbatamente il volto felice, deviate dal loro percorso dagli angoli tremanti della bocca che, incredibilmente alti, sempre di più, formavano un sorriso sincero, aperto e voluto sulle sue labbra formicolanti, non più abituate a quel tipo di movimento estremo.

E dal nulla, semplicemente così, cominciò a saltare, a caso, a ballare, a girare intorno alla casa vuota, riempiendola di risate e saltelli di felicità, di grida soddisfatte, incredule, semplicemente felici.

E, mentre correva piano da una stanza all'altra, facendo risuonare i passi tutt'attorno a lei, sussultando di tanto in tanto, ora per la gioia, la felicità improvvisa, si sentì viva, felice, sentì il suo cuore battere forte, forte, serenamente, sentiva solo quello, e saltò ancora, e corse, al ritmo del suo cuore, libera, come una danza di felicità, come una rinascita da lungo bramata, segretamente desiderata e mai avuta, repressa da pensieri intrisi di tristezza, bagnata e salata.

Il suo cuore batteva, e ora, lei poteva sentirlo.

Ora, lei piangeva per una cosa bella, piangeva di gioia, come mai le era successo, piangeva col sorriso, piangeva per la gioia di amare.

Ora, lei sapeva di avere una nuova opportunità di ricominciare tutto daccapo, con se stessa, con gli altri e con la vita.

E mentre danzava sul ritmo del suo respiro, sulle note allegre della sua risata accesa, irrefrenabilmente, briosamente incontrollabile, negli occhi, ora chiusi, umidi della gioia liquida e salata che ancora vi sgorgava, aveva ancora incollate allo sguardo quelle due parole, stampate nell'ombra delle sue iridi come la luce del sole fissata troppo a lungo, indelebili, ormai, nella sua mente, e nel suo cuore; quelle cinque lettere nere sullo schermo bianco, luminoso come la dolcezza che avevano acceso in lei, come il bisogno di amare di nuovo, per davvero: come una fiamma fervida, crepitante, riaccende la vita, quelle parole in particolare, mai sperate, ma ardentemente, proibitamente a lungo desiderate, si erano fatte strada nel profondo del suo cuore, assieme a chi gli e le aveva scritte, volteggiando innocenti, desiderate, gelosamente custodite, e le avevano donato il sorriso, il calore, i colori della vita, un'immensa felicità in cui, ormai, non sperava più da qualche mese a quella parte; questo è quanto, in quel giovane e dolce giorno di inizio gennaio, un semplice, tenero "ti amo", quasi non creduto, inizialmente, il primo di una lunga serie, scatenò nel cuore spento e assopito della ragazza, riscaldando come il sole di agosto e illuminando di bellezza ogni cosa su cui avrebbe posato gli occhi da quel giorno in poi, donandole speranza infinita, voglia di vivere e amore sincero, tanto amore.

Quel giorno, la ragazza si innamorò di nuovo, si innamorò della vita e di una persona stupenda che si rese conto di aver sempre amato, dal primo istante; quel giorno, il suo cuore, finalmente, tornò a battere per un motivo.

E ogni volta che si sarebbe ritrovata a piangere di gioia, il tempo si sarebbe come fermato, e tutto le avrebbe ricordato le sensazioni amate di quel giorno speciale, e tutto sarebbe stato sempre come la prima volta, ugualmente bello e intenso: le calde lacrime che le scorrevano sulla pelle, finalmente poteva sentirle, il sorriso inizialmente timido, poi sempre più grande, teso sulle sue labbra umide di felicità, la gioia di essere al mondo e di avere un cuore, la contentezza e la dolcezza di poter essere in grado di amare, e di avere talmente tanto amore da piangere a fiumi, da essere felici perché si può amare; si sarebbe sempre ritrovata a pensare al momento in cui, quasi senza rendersene conto, aveva riavuto il suo cuore, palpitante e vivo.

"Mi ero dimenticata come mi facevi sentire...non voglio dimenticarlo di nuovo, mai, per nulla al mondo." Sorrise, lentamente, piano piano, amorevolmente, e il suo cuore non smetteva di battere.

Non avrebbe smesso più.

-Cuore, amore, dolore-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora