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Non importa quanto velocemente passi il tempo, quante cose possano accadere in una giornata, una settimana, un mese, o anche un anno... non importa neppure quante volte io mi sia sentita sola in questo lasso di tempo, perché nonostante tutto, momento malinconico o no, il ricordo che ho di lui mi stravolge come uno tsunami, lasciandomi sempre senza fiato e col cuore a mille. E ogni volta che questo accade, la mia mano, guidata dal cuore in completa fermentazione, riporta a galla la sua immagine nei minimi dettagli, rappresentandolo in bianco e nero su quel foglio di carta che porto sempre dietro per aiutarmi a ricordarmi meglio di lui; il suo volto dai lineamenti delicati e dalle proporzioni perfette, rendendomi ancora più succube dei miei stessi sentimenti per lui e facendomi sentire totalmente persa e innamorata delle sue iridi nere, del suo naso fine e le sue labbra piene che incorniciano quel suo dolce e sincero sorriso, che tanto lo contraddistingue e lo porta sempre a creare delle piccole pieghe al di sotto dei suoi due splendidi occhi, rendendo ogni suo ritratto luminoso e colorato, seppure non abbia utilizzato altro che grafite, riuscendo così a sciogliere il cuore di chiunque lo osservi. E ogni qual volta lo concludo perdo qualche minuto in adorazione del ricordo che porto ben custodito nel cuore, e nelle profondità del cervello, per non rischiare che altri lo rubino.

Sorrido, e tutto di quel luminoso giorno primaverile torna a galla, in ogni suo più piccolo istante assieme a tutte le sue sfumature rosa e gialle che si porta dietro.

«Mamma, posso andare al parco? Ti pregooo», non importa se ci ero già stata la mattina stessa, ormai per me era prassi rilassarmi qualche minuto nel parco in cui ho conosciuto coloro che all'epoca erano i più grandi amici che potessi mai avere, poco prima della partenza verso casa della nonna dove ero solita andare ad ogni vacanza primaverile da tutti e cinque gli anni di vita che avevo. E così come lo sapevo io, anche mia madre ne era perfettamente a conoscenza, ecco perché dopo avermi donato le sue mille e mila raccomandazioni, come al solito, sul fare attenzione, mi diede un enorme bacio sui capelli, me li risistemò e mi salutò con un caloroso sorriso dicendomi di divertirmi, come sempre, per poi continuare a tirare fuori panni dall'armadio per sistemarli come si deve all'interno delle valigie.

Come già presagivo non c'era nessuno dei miei amici, ma poco importava, tanto immaginavo che non ci sarebbero stati, così mi misi tranquillamente seduta sull'erba, esattamente sotto un albero, e cominciai a raccogliere qualche margherita assieme ad altri piccoli fiorellini di cui non conosco tutt'ora il nome, mentre persa nei miei pensieri canticchiavo la mia canzone preferita a bassa voce. L'aria fresca che piano mi portava indietro i capelli castano chiaro, insieme al suono degli uccellini che cantavano svelando a tutti che la primavera era ormai giunta, e i colori accesi che la luce del sole portava in superficie, creava un'atmosfera incredibilmente magica, eterea ed estremamente delicata. Ma un rumore di passi veloci spezzarono l'armonia del tutto, portandomi a voltarmi preoccupata e curiosa allo stesso tempo. E quello che vidi mi lasciò talmente spaesata da non accorgermi di aver tenuto la bocca aperta fino a quel momento, cosa che per l'appunto notai solo dopo che un moscerino mi entrò in bocca facendomi tossire come non mai e attirando così l'attenzione di quello che era il "bimbo" più bello che avessi mai visto nella mia giovane vita.

«Ehi, tutto bene piccola?» quelle furono le prime parole che sentì fuoriuscire da quelle due carnose labbra che mi avevano distratta, insieme al resto del suo perfetto viso, fin dal primo millesimo di secondo, e la voce delicata con la quale uscì la frase non fece altro che aumentare il mio amore verso quel giovane ragazzo mai incontrato neppure per sbaglio fino ad allora. Scossi velocemente la testa in affermazione, in risposta alla sua domanda, e subito distolsi lo sguardo in silenzio non riuscendo a dire alcuna parola. E il cuore che batteva a mille non faceva altro che distrarmi dal pensare a qualunque parola che potessi pronunciare per intavolare un discorso con lui, e fu così che sorrise e con tranquillità e gioia mi disse «meno male», poggiando una mano al petto, per poi aggiungere «allora vado», con ancora il sorriso sulle sue belle labbre e le pieghe sotto gli occhi ad illuminargli il viso più che mai. E io, proprio come una scema, rimasi lì a fissarlo mentre si sedeva alla prima panchina vuota trovata, per mettersi a leggere un libro che non avevo neppure visto tenesse in mano fino a quel momento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 15, 2022 ⏰

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