Il mondo oltre il mio

5 0 0
                                    

In un mondo dominato da umani, demoni, sangue puro e mostra dobbiamo nasconderci nonostante non avessimo molto di diverso da ogni altra creatura dell'universo. Io sono Chloe Whitmore, una ragazza non proprio normale, non ho né le ali né una coda,ma ho comunque qualcosa di particolare rispetto ad altri ragazzi, mia madre è un demone, mio padre invece un mortale. Mio fratello è nato negli inferi ed è un demone, invece io sono nata qui sulla terra metà umana metà demone. Mio fratello Raphael , infatti, vive con mia madre io invece non sopportavo quell'aria calda e soffocante e sono rimasta sulla terra con mio padre, uno storico che insegna a Londra. Io e Raphael siamo molto legati, quando torno a casa a Londra, torna anche lui dagli inferi, anche se non per molto i suoi poteri non sono ancora del tutto funzionanti, ma comunque fino a due anni fa passavamo ogni festa ed ogni compleanno insieme. Fino a quando mia madre non l ha segregato a Edith impedendogli di usare i poteri, da allora non l'ho più visto. Nonostante cercassi di comportarmi come un universitaria qualunque era complicato,con tutti quei monstra che si comportavano come persone normali. Gli umani normali non potevano vederli ma io essendo metà demone,potevo vederli chiaramente.Solo i demoni e i sangue puro sono in grado di vederli. I sangue puro sono metà angeli metà umani, hanno i vizi e le emozioni umane ma hanno le ali e alcuni hanno la capacità di vedere il futuro, ma nonostante abbiano sangue angelico non possono andare nei cieli perché non sono completamente puri.
1
Come sempre, ero in ritardo per la lezione di economia. Da quando mi ero trasferita, non ero ancora riuscita ad ambientarmi. Rispetto a Londra la vita è meno frenetica e più tranquilla, mi ero trasferita qui apposta per quello. Oxford era molto piccola e mi piaceva il fatto che a parte gli studenti universitari e i professori non ci fosse molto caos. Ero andata in biblioteca prima della lezione e senza rendermene conto erano passate quasi due ore, tra gli scaffali antichi e i libri più preziosi che avessi mai visto. Ed eccomi qui a correre per la strada in modo da arrivare almeno per la metà della lezione. Svoltato l'angolo, una folla di persone si palesò davanti a me, bloccandomi, mi alzai sulla punta dei piedi per vedere cosa stesse succedendo e notai che alla fine della strada si estendeva uno specchio di cui non si scorgeva la fine. Riuscii ad arrivare davanti al vetro, facendomi spazio tra la folla e toccandolo la riconobbi subito, era magia nera. Sapevo, da quanto mi aveva raccontato mio padre, che praticare magia davanti ai mortali era severamente proibito. Praticamente lo sapevano tutti gli immortali,poi in un posto così pieno di persone, si rischiava di essere severamente puniti. Era il consiglio degli immortali che prendeva le decisioni che la maggior parte delle volte prevedevano la morte. Cercai di scorgere qualcosa ma non avevo i poteri che aveva mio fratello e nemmeno quelli di mia madre ero una semplice umana che poteva vedere demoni ed angeli e fare semplici incantesimi, praticamente non servivo a niente e soprattutto in questo momento ero completamente inutile. Continuai a fissare ininterrottamente quel vetro senza riuscire a scoprire niente, ero brava a carpire informazioni utili da oggetti inanimati ma quando toccavo quella parete luminosa provavo solo una sensazione di freddo nient'altro né immagini che comunicassero il significato utile o il perché si trovasse lì. Mi succedeva spesso di toccare un oggetto antico e riuscire a scoprirne l'origine oppure qualcosa sulla persona che l'aveva scritto, da qui è derivata la mia passione per la storia e per la letteratura. Dopo qualche minuto qualcuno mi toccò la spalla distogliendomi dai miei pensieri e riportandomi nel mondo reale, era Jonathan, il mio migliore amico. Ormai lo conoscevo dalle medie, eravamo gli unici che non seguivano la moda e a cui piaceva leggere, studiare e soprattutto scrivere. Avevamo realizzato molti progetti insieme e scritto racconti che facevano il giro della scuola, sempre in modo anonimo, il nostro e soprattutto il mio obiettivo non era diventare famosa, ma solo riuscire a diventare scrittrice. Lui invece era interessato solo al giornalismo e naturalmente ai gossip, di ogni tipo da una litigata scuola a attori di fama mondiale e le raccontava su un sito, creato da lui, chiamato "Top.gossip". E un nome un po scontato, come gli avevo già riferito, ma gli articoli che pubblicava venivano letti da chiunque e nonostante il nome orrendo era diventato subito famosissimo.
-Ciao! Tutto bene?
Sembrava veramente non vedere quella parete altissima, allora mi girai verso il muro emerso davanti a me poco prima e c'era solo la strada affollata di dipendenti in giacca e cravatta, ragazzi che si dirigevano verso caffetterie ma niente specchio né folla.
- Si
Ero certa che tutta quella folla prima fosse stata lì, ma adesso era scomparso sia lo strano specchio sia la gente accalcata per vedere cosa stesse succedendo. Jonathan cominciò a trascinarmi verso la nostra caffetteria preferita, tanto la lezione doveva essere finita da un pezzo continuava, dire che avevo assolutamente bisogno di un caffè era un eufemismo. Entrammo a grandi passi dentro la caffetteria e ci sedemmo ai nostri soliti posti alla finestra da cui si poteva osservare tutta la strada principale.
- Allora,
Non era un bell'inizio
- cosa ti è successo in strada sembravi ipnotizzata da qualcosa. So che mi hai detto che va tutto bene, però vorrei esserne certo, Non hai bella cera.
Pensavo che avrebbe iniziato con dei suoi discorsi in cui mi diceva di stare attenta. Da quando ero caduta in depressione, due anni prima, aveva sempre una paura da matti, ma per fortuna non sapeva che non ero caduta in depressione era semplicemente la fuoriuscita della magia dal mio corpo, era una cosa che succedeva a tutti i demoni a quell'età ma comunque era strano perché non ero mai riuscita a usare la magia, che si sarebbe dovuta manifestare da ormai molto tempo.
- Tranquillo, sto bene, ero semplicemente assorta dai miei pensieri.
- D'accordo, ma sappi che ti controllo, sempre.
Passato quel discorso, riprese da dove eravamo rimasti la sera prima.
-Ma hai sentito cosa è successo a "mastica gomme"?
Avevamo l'abitudine di dare soprannomi a tutte le persone che ci interessavano o di cui Jonathan voleva chiacchierare apertamente, senza che la gente si girasse a guardarci, magari riconoscendo quel nome‎. In questo caso si trattava di un ragazzo che era molto ricco e che non smetteva mai di masticare gomme e che quando doveva mangiare la nascondeva in un sacchettino di plastica per poi rimetterla in bocca. Una cosa davvero disgustosa a parer mio. Avevamo fatto le superiori nella stessa classe e nonostante ormai fossimo lontanissimi,Jonathan riusciva sempre a trovare un modo per sapere tutto di tutti.
- no, ha perso di nuovo la sua gomma a mensa e ha cominciato a dare la colpa a qualche professore?
Non era la prima volta che succedeva e non credevo sarebbe stata l'ultima.
-No No, si è iscritto al concorso internazionale di chi mastica più a lungo una gomma!
Mentre lui raccontava chi c'era in gara io ordinai due caffè e due ciambelle.
- Ma davvero!?!Non me l'aspettavo per niente che si sarebbe iscritto ad una gara, tra l'altro ridicola, solo per fare il pavone.
-é così vanitoso e naturalmente crede di poter vincere. Io spero che vinca almeno avrà qualcos'altro di cui vantarsi! E cavolo sono stufo di sentire la storia dell'eredità di suo padre! Ormai la sa a memoria pure il suo povero gatto!
Aveva ragione non ne potevamo più ne noi ne la sua famiglia, soprattutto sua sorella minore che, naturalmente lo sentiva parlare dalla mattina alla sera di ciò che lui aveva e che lei non avrebbe mai avuto non essendo la primogenita.
- Vero, almeno avrebbe qualcos'altro da raccontare oltre a tutti i soldi che si ritrova.
Finito di mangiare ci siamo diretti verso l'università e siamo entrati nell'aula di storia, diciamo intorno all'inizio della lezione, e ci siamo seduti in fondo in modo che non notassero troppo la nostra presenza, così da poter continuare a chiaccherare. Ma alla fine della lezione avevo un mal di testa incredibile e senza pensarci due volte mi sono precipitata a casa saltando tutte le lezioni successive, salutato Jonathan che mi avrebbe raggiunta due ore più tardi. Arrivata a casa, si sentiva un odore di carta, ma non del buon odore di carta dei libri in biblioteca ma come se gli avessero dato fuoco alla mia libreria e non era un buon segno. Quando si sente un forte odore di carta bruciata, oltre a non essere un buon segno è il segno che lascia molto spesso un incantesimo e da quel poco che sapevo gli incantesimi davvero potenti non lasciano nessuna traccia se svolti in modo perfetto. Io, nonostante non fossi cresciuta negli inferi, sapevo comunque qualcosa dai libri che mi aveva lasciato mia madre, come per esempio studiare tutto il programma intero di storia di un anno di liceo senza aprire mai un libro e devo dire che mi era tornata molto utile durante la mia adolescenza. Oppure come aggiustare oggetti rotti accidentalmente o come rintracciare persone che comunque hanno lasciato tracce di qualunque tipo. Una volta controllato sotto i mobili, sotto il letto, sotto il tavolo... no non aveva lasciato niente per rintracciarlo,o almeno per sapere che essere era, per essere un mostra era stato molto bravo a nascondere le sue tracce, accidenti! I mostra sono esseri umani con meno poteri di un demone e più di un umano comune, ma se ben addestrati potevano mettere al tappeto un demone mezzo sangue come anche un sangue puro molto giovane. Stavo rimuginando da più di mezz'ora quando mi è venuta un'idea, ma se facessi un incantesimo di rintracciamento con quel poco che era riuscito a carpire l'incantesimo di protezione; che avevo creato appositamente per proteggere l'appartamento da ospiti indesiderati. Pronto il piano per rintracciare quel mostra, scesi al piano di sotto a prendere foglie secche e ramoscelli nel giardino condominiale e svolgere il rito. Sistemati in cerchio e sitematomi al centro di esso, mi resi conto che non ricordavo bene le parole e dovetti prima riesumare dall'armadio il quaderno su cui ero abituata scrivere ogni incantesimi nuovo che imparavo. Era un quaderno ormai consunto dove avevo scritto riscritto più volte e più volte correggendo eventuali errori e ormai molte pagine erano strappate e molte neanche più leggibili ma comunque riuscii a trovare la pagina e le parole che che completano l'incantesimo. Provai a far riemergere quel poco potere che avevo e che ormai usavo molto poco visto abitavo in mezzo a umani e mostra, a quanto pareva. Pronunciai le parole ad alta voce e mi resi conto che non l'avevo mai fatto quindi mi aspettavo degli effetti strabilianti, come oggetti che volano o perlomeno qualcosa. Dopo cinque minuti che mi guardavo pensai che non avesse funzionato e uscii dal cerchio. Pensavo ad un altro modo per trovare quell'uomo, ma non ce ne fu bisogno. Alzai lo sguardo un secondo e vidi una striscia colorata, era come un nastro viola e blu che percorreva tutta la stanza per poi attraversare la porta come se non ci fosse niente ad ostacolarla. Senza pensarci aprii la porta che portava alla mia camera e vidi che il nastro portava al terrazzo esterno, per poi scendere in strada. Mentre lo rincorrevo per strada, provai a toccarlo ed la mia mano ci era passata attraverso come se fosse stato li ma non fisicamente. Infatti le altre persone per strada non lo degnavano e fu allora che lo vidi, un ragazzo poco più grande di me che guardava me anzi che mi fissava, questo momento bastò a farmi perdere la concentrazione e quindi a far scomparire il nastro. Inchiodai di colpo per poco non mi facevo investire per quel tizio, non sapevo nemmeno chi fosse o cosa fosse, eppure sapevo che non era la prima volta che l'avrei visto. Tornai a casa, ormai non potevo fare altro che aspettare che si ripresentasse oppure cercare di fare una sottospecie di detective e girare senza meta per la città. Votai per la prima opzione e rimasi a casa ad aspettare che Jonathan tornasse. Quando rientrò ormai non avevo altro da fare che mettermi a pulire l'appartamento e quando mi vide si accorse subito che qualcosa non andava, naturalmente non sapeva della mia vera natura, ma sapeva della mia passata depressione. Rimase a fissarmi per un pò poi mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dall'appartamento senza neanche darmi il tempo di prendere la borsa. Ormai eravamo già in fondo alle scale, ma non potevo lasciarmi convincere solo perchè era Jonathan, non potevo farmi convincere! Dovevo controllare l'appartamento ventiquattr'ore su ventiquattro, se fosse tornato di sicuro l'avrei trovato. Mi dispiaceva litigare con Jonathan ma era l'unico modo per non farlo rientrare a casa per almeno il tempo necessario a trovare e fare un incantesimo che portasse qui quel farabutto. Mi girai verso di lui ed era tranquillo come a far intendere che non aveva nessuna intenzione di farmi tornare indietro. Mentre cercavo un modo gentile di comunicargli che non sarei uscita dall'appartamento senza aver scoperto chi era, ma comincio a parlare prima che potessi aprire bocca.
"Chloe, ti prego, vieni. Devi uscire un po da qui!"
Cercava di convincermi a venire con lui e c'era quasi riuscito, quella faccia di pietà non la usava spesso e tutte le volte che succedeva non riuscivo mai a dirgli di no. Stupida!! Non pensare a Jonathan, pensa a cosa succederebbe se quell'essere entrasse di nuovo in casa tua. Mi riscossi dai miei pensieri e mi resi conto che c'era un unico per liberarmi.
"Jonathan, non puoi fare così ogni volta, ho da fare e l'unica cosa che sai fare è distrarmi, puoi uscire anche da solo."
Ci rimase così male che mi lasciò andare senza neanche guardarmi in faccia, mentre risalivo le scale ripensai a cosa avevo detto e se fosse stato rivolto a me, non so che avrei fatto. Invece era triste, ma se non l'avessi conosciuto bene, non avrei notato la mano chiusa in un pugno come a ricordarsi che ero sua amica e che l'avevo detto solo per lasciarmi andare. Nonostante sapesse benissimo che non intendevo essere così crudele, visto il mio sguardo, ma se ne andò lo stesso e sapevo che non sarebbe tornato fino a sera. Ormai lo faceva sempre quando era arrabbiato, sia quando si arrabbiava con me che quando chiamava a casa sua e sua madre gli ricordava che non tornava mai. C'era un motivo per cui non tornava mai e oramai lo sapevano tutti, era ed è gay. Da quando aveva fatto coming out, sua madre quasi lo sapeva e non rimase così sconvolta, ma suo padre. Convincere Logan, suo padre, fu una cosa molto difficile. Voleva mandarlo in un collegio così magari sarebbe tornato normale, quando successe aveva solo 13 anni. Da quella volta ha cercato di stare sempre più lontano da lui e quando si è presentata l'occasione di andare via, a studiare in un'università, ha accettato subito e siamo andati a Oxford.
Rientrai di fretta e furia nell'appartamento, che fortunatamente era sempre aperto, mi sistemai sul divano e accesi la tv. Ora che ero dove volevo, non sapevo che fare, avevo tanto insistito per restare li, ma se anche fosse tornato che avrei potuto fare. Sono un'universitaria che conosce la magia quanto un pesce conosce la geometria, che avrei potuto fare? Tirargli una padella in testa? Forse, ma se conosceva la magia almeno un po avrebbe potuto spazzarmi via e fare quello per cui era venuto. Tra L'altro, potevo fare qualcosa, scoprire perché era venuto qui. Mi alzai di scatto dal divano e mi avviai a prendere il cappotto per andare da Alice, era amica di mia madre e l'unica che sapeva della mia vera natura. Era l'unica persona che poteva aiutarmi, lei avrebbe saputo cosa fare. Corsi fuori, l'aria era frizzante e il cambio di temperatura mi fece arrossire le guance. Corsi così veloce che quasi rischiavo di buttare in terra un uomo che usciva da un bar, ormai era già arrivata a casa sua, quando notai lo stesso ragazzo che avevo visto quella mattina. Era vestito in felpa, jeans e un cappotto lungo, nonostante fosse all'ombra del lampione, lo riconobbi subito. Corsi dall'altra parte della strada, ma fui distratta da un clacson di auto e lui ormai era sparito. Sparito, si era volatilizzato. Superato lo shock del ragazzo scomparso nel nulla, entrai in casa di Alice. Casa sua era un po rustica, aveva carta da parati viola e rosa, con un pianoforte sotto la finestra della terrazza. Il resto della casa era ricoperta di oggetti presi da qualunque parte del mondo,Africa, Scozia, Italia...
Prima di trovare casa a Oxford aveva viaggiato ovunque e visitato gran parte del mondo.
- Ciao, sono io, Chloe.
- Oh ciao, pensavo avessi lezione domani. Che ci fai qui?
- è una storia lunga. Raccontando brevemente, ho trovato un Mostra in casa mia, che naturalmente è scappato e con la mia scarsa conoscenza della magia non sono riuscita a fermarlo. Non sono riuscita a fare niente e ora non so che fare se si dovesse ripresentare.
-Sapevo che alla fine il momento sarebbe arrivato.
-Ma che diavolo dici, era solo un Mostra che cercava qualcosa da sgraffignare, ma comunque sono venuta qui per sapere come fare a non farlo tornare di nuovo.
- Infatti, sono sicura che tornerà e la prossima volta non da solo.
-Non capisco di che stai parlando, ma hai capito che ho detto?
- Oh si, si che ho capito di che stai parlando, dobbiamo andare da tuo padre.
- Cosa, ma sei impazzita,andare a Londra!?! Ho iniziato ora l'università e poi non posso scappare così e abbandonare Jonathan. Mi vuoi spiegare che sta succedendo!?
-Si, ma dopo, ora dobbiamo andare subito a casa tua a prendere la valigia e correre alla stazione.
Ormai eravamo gia fuori di casa e stavamo salendo su un taxi diretto alla stazione. Non ero riuscita a rivedere Jonathan, ma gli avevo lasciato un biglietto. Sapevo che si sarebbe infuriato sapendo che me ne ero andata senza nemmeno salutare, ma non potevo aspettare e da come Alice si comportava doveva essere una cosa seria. Scese dal taxi, presi due biglietti e  sedute sulle sedie della stazione, ormai erano vecchie e ricoperte di tagli e scritte e mi misi a leggere una di quelle, diceva " I love NY", doveva essere appena tornato da un lungo viaggio a New York, oppure ci stava andando, chi può saperlo. Ero così avvolta dai miei pensieri, che quasi mi dimenticai di Alice e mi riscossi solo dopo il forte rumore dell'altoparlante, installato proprio sopra di me, che elencava i treni in partenza a breve, tra cui il nostro. Ci alzammo e ci dirigemmo verso il treno, sedemmo nelle ultime poltrone, in fondo al vagone. In quel momento presi coraggio, nonostante nel profondo non volessi sapere perchè mi aveva trascinato in quel treno, ma lo chiesi lo stesso.
- Perché stiamo andando a Londra, hai un'ora per spiegarti.
- So che ti sono sembrata un po strana, ma è necessario che tu capisca che è importante che loro non ti trovino di nuovo.
- Ma perchè!?!? Che cosa c'entra il Mostra ora!?!?
- C'entra eccome, perchè pensi che un Mostra sia entrato proprio a casa tua, che abiti all'ultimo piano di un palazzo, quando c'era la casa al piano terra libera?
- Non lo so, un semplice caso? A tutti capita almeno una volta nella vita, secondo me la stai mandando un po troppo lunga, o mi racconti cosa c'entra davvero il mostra, o io giuro che scendo alla prossima fermata.
- Va bene, ti ricordi tuo fratello Raphael?
- Si? Cosa c'entra Raphael con tutto questo?
Sinceramente mi ricordavo poco di mio fratello, l'ultima volta che l'avevo visto avevo quindici anni e lui diciotto aveva litigato con mio padre per la sua passione per una magia particolare che solo mia madre poteva insegnargli, al che lui voleva andare da lei per imparare e diventare un dei maghi meeosangue più forti, nostro padre ara molto contrario, continuava a urlare che nostra madre non sapeva tutto e che quello era un tipo di magia che è meglio non conoscere. Quel giorno fu l'ultimo che lo vidi o che lo sentii nominare, fin da piccoli eravamo molto legati ma ormai erano passati sei anni e probabilmente ormai siamo persone diverse.

-Tu non puoi ricordare, tuo padre è stato molto attento, ma adesso è il momento che tu conosca a cosa vai incontro.

In quel momento mi venne in mente una cosa, nel ricordare mi era venuto un lampo di genio, ma se mia madre c'entrasse qualcosa con tutto questo? Dopotutto Raphael era andato da lei e non era più tornato. Non sapevo motlo di lei, mio padre evitava di parlarne come di ogni parente, non avevo nonni materni o zii, niente, pensavo semplicemente che avesse sofferto troppo e non ne volesse parlare. Nonostante tutto, avevo chiesto spesso cosa era successo e le sue risposte ambigue ora possono aiutarmi in realtà.

-Sono sicura che c'entra mia madre in qualche modo, i mostra è raro che si muovano da soli e di solito eseguono degli ordini specifici, il tutto è troppo strano per eessere una coincidenza ora che me lo fai notare.

-Ero certa che ci saresti arrivata, con o senza il mio aiuto. Ma adesso mi devi ascoltare  ti racconterò una vacchia storia, non fare domande, ascolta e poi capirai perché andiamo da tuo padre, Ok?

-Parla


Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Il Mondo oltre il mioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora