13 maggio, 1996
Mi piacevano i boschi, da sempre. Trovavo pace in quel fruscio del vento, in quel rumoreggiare tranquillo dell'acqua e nel silenzio.
Mi piaceva stare da sola, soprattutto nella natura.
Mi faceva pensare a me stessa.
La verità era che non avevo la più che pallida idea di chi io fossi, tranne quando ero sola nel bosco.
Era come se quando fossi lì, ricordassi chi ero.
Quando potevo rimanevo fino a quando scendeva il buio, per poter osservare la luna.
La luna era così bella. Così femminile, così forte.
La luna custodiva la mia anima e il mio cuore.
Ogni volta che mi sentivo persa, lei era lì, in quel cielo scuro e senza nuvole, a rassicurarmi. La luna era mia amica.
La conoscevo molto bene: amava i libri di poesie, il suono della pioggia, i temporali, i boschi, gli abiti neri, le esperidi, il silenzio, e amava l'amore, e tutte le donne. La luna é la sorella di noi donne, e la più grande musa per noi scrittrici.
Scrivere per me era una liberazione. Avevo sempre visto la scrittura come un modo per le anime prigioniere di sé stesse di riuscirsi a liberare.
Quando non scrivevo, ascoltavo musica. I Nirvana erano la mia band preferita.
"Agatha!", urlava sempre mia madre. "Abbassa il volume della musica!"
Mia madre la odiava, la musica. In verità, odiava un po' tutto. E tutti.
Passava le giornate a fumare sigarette e a intimarmi di andarle a comprare un pacchetto nuovo.
Io non la odiavo, però. E non credo lei odiasse me.
Eravamo come due semplici coinquiline: due persone che semplicemente convivono nella stessa casa, senza bisogno di dover necessariamente stringere un legame emotivo.
Casa mia era sempre molto silenziosa: eravamo solo io e mia madre, e raramente intrattenevamo una conversazione.
Ogni volta che dicevo questo a qualcuno, replicavano sempre con un 'Mi dispiace tanto!' , ma la verità era che a me andava più che bene così.
Amavo stare da sola. Non temevo la solitudine.
Anche a scuola solitamente non parlavo.
Non per timidezza, solamente per disinteresse verso gli altri.
Come poteva parlare con qualcuno essere più interessante di un buon libro di poesie di Emily Dickinson?
Ogni tanto, però, mi piaceva fantasticare sulla vita di alcune persone a scuola.
Millicent era la più interessante.
Lunghi capelli biondo cenere, sguardo spento, vestiti confortevoli. Odiava la lana, e la sensazione che le dava sulla pelle.
Però questa é solo una mia supposizione.
Millicent non parlava mai. Disegnava sul suo quaderno degli schizzi durante la lezione, ma non mostrava mai a nessuno i suoi disegni.
Penso Milly avesse il mio stesso tipo di anima.
Quel tipo di anima persa che, paradossalmente, ritrova sé stessa solamente perdendosi per i boschi.
Però questa é solo una mia supposizione.
Amavo osservare le persone. Di solito, le mie supposizioni erano sempre giuste.
Mia nonna diceva che sapevo capire le persone al primo sguardo.
La verità, però, é che non le capivo. Non le capivo mai, le persone. Riuscivo solo a rendermi conto di come fosse la loro anima.
Riuscivo a vedere se la loro era un'anima dell'alba, o se invece apparteneva al tramonto; se i loro pensieri era come un treno che stava per investirli, o se erano come un tranquillo scorrere dell'acqua durante il periodo estivo.
Riuscivo a conoscere così tante cose sugli altri, ma così poche su me stessa.
A volte dimenticavo il mio nome, o il mio aspetto.
Agatha, non suonava mio. Io non ero Agatha. E Agatha non era questo corpo.
Dentro di me, sentivo che quel riflesso allo specchio non ero io.
Capelli castani racchiusi sempre meticolosamente in due trecce, occhi ambra (per non ricadere nel tipico 'color nocciola'), labbra screpolate, zero lentiggini.
Non mi odiavo. Non odiavo il mio corpo, solo che non lo sentivo mio.
Mi capitava spesso di provare un senso di vuoto guardandomi, come se sapessi che mancava qualcosa. Non sapevo cosa, però.
I boschi mi facevano stare bene. Mi facevano sentire me stessa. E anche i libri, e i film coming-of-age, e i Nirvana o i Deftones sparati a tutto volume, e la luna piena d'estate.
Se qualcuno mi avesse chiesto di parlare di me, probabilmente avrei semplicemente elencato le cose sopracitate.
Perché a volte mi pareva davvero che i versi di una poesia o di una canzone, mi riflettessero più che lo specchio.
Quel giorno, però, era la luna a riflettere la mia immagine distorta.
Era una luna rossa, che sarebbe durata tre giorni.
Durante quel breve periodo di tempo, la luna si sarebbe mostrata per quel che era: forte, passionevole, e l'emblema dell'amore.
Ella sembrava danzare nel buio canticchiando una vecchia canzone d'amore, illuminandosi di sangue e passione in quel cielo malinconico.
Intanto io seguivo il flusso del fiume, con il mio discman e il mio quadernino degli schizzi in mano, ascoltando "Violet" di Hole.
Ammetto che la musica mi aiutava a sentirmi meno sola, e meno spaventata.
La musica é la lingua dell'anima e riesce a calmarla più di quanto possono fare una carezza o dolci parole.
Tirava un po' di vento quel giorno: abbastanza da scompigliarmi i capelli, ma non abbastanza da farmi sentire come se stessi volando.
Era una brezza così calda da soffocarti, e si dirigeva verso le direzione in cui andava il fiume.
Ammetto che ci volle poco prima che mi stancassi e mi sedessi su una roccia a riposare.
Posai il quaderno degli schizzi e il discman a terra, godendomi per un po' tutto ciò che era attorno a me.
Era una di quelle notti silenziose che capitava spesso nella mia città: non si sentiva alcuna auto passare, nessun grillo cantare, nessun animale rumoroso e nessuno passeggiare.
Era solo silenzio, oscurità.
Però, al contrario di ciò che credevo, l'oscurità non era invincibile.
Infatti, appena mi voltai per osservare il fiume, notai dei gentili raggi di luna che riuscivano a battere quell' oscurità schiacciante.
E dopo pochi secondi,capii.
I raggi di luna erano giunti per lei.
Si andavano a posare delicati sulla sua pelle chiara, le rischiaravano i lunghi capelli rossi e le baciavano le labbra rosee.
La luna di sangue a mezzanotte. Era quella la sua bellezza.
Una bellezza immortale, di cui i grandi occhi celesti e angelici erano i protagonisti.
Ma lei... Chi era lei?

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the moon cult
FantasyCome fenici, sono rinate dalle loro stesse ceneri. Salvate dalla dea della Luna, Artemide, le streghe sono tornate. É la luna di sangue. Tutte le creature si stanno risvegliando. Una casa abbandonata, ninfe protettrici, demoni seduttori, un gruppo...