Insecurity

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- Perché? Tu hai visto Atena?

Annabeth evitò il suo sguardo. - Qualche settimana fa - ammise. - E non.. non è stato bello. Non sembrava in sé. Forse per colpa di quella schizofrenia greco-romana di cui parlava Nemesi. Non ne sono sicura. Ha detto che l'avevo delusa.

Percy sentì la rabbia montargli nel petto. Annabeth era tutto quello che un dio avrebbe potuto desiderare come figlio: era bella, intelligente, sveglia. Era una guerriera in tutto e per tutto, ed era tutto ciò che una semidea figlia di Atena sarebbe dovuta essere.

Come poteva questo, la dea della saggezza, non apprezzarlo?

Percy chiuse gli occhi per un istante, un istante solo prima di tener lo sguardo fisso sulla parete scura di fronte a sé.

- Delusa - disse poi in uno sbuffo, lasciandosi scappare un sospiro sarcastico dalle labbra. Si passò una mano tra i capelli scuri e scosse la testa, guardandosi la punta delle All Star per qualche secondo, prima di voltarsi di scatto verso Annabeth. - Tu non hai deluso proprio nessuno, Annabeth. Sei praticamente perfetta - disse quasi senza pensare, limitandosi ad osservare il bel profilo della sua ragazza.

Avrebbe voluto dirle altro, avrebbe voluto dirle che sarebbe andato tutto bene come al solito. Avrebbe voluto dirle che finché c'erano loro due assieme allora ci sarebbe sempre stata una speranza ma le parole gli morirono in gola. Avrebbe voluto certezze, avrebbe voluto non avere più paura. Serrò il pugno di scatto lungo il fianco, tanto non avrebbe potuto mai mentire alla figlia della dea della saggezza, anche se questa aveva deciso di impazzire.

Annabeth si voltò a guardarlo solo in quel momento e nella penombra delle lampade di bronzo celeste, Percy vide quegli occhi grigi simili a un mare in tempesta, lucidi di lacrime che non avrebbe mai lasciato scorrere lungo le guance.

- Non sono perfetta - sorrise lei dopo essersi schiarita la voce. Cercò la sua mano, incontrando pochi attimo dopo il pugno serrato. Gli accarezzò lentamente le nocche, portandosi poi le dita alle labbra e baciandole piano, distogliendo lo sguardo da Percy in quel momento. - Ma sei comunque il ragazzo più dolce del secolo.

E Percy sorrise leggermente, sciogliendo la presa dalla mano di Annabeth per aprire il palmo contro la sua guancia. Lei vi si appoggiò, chiudendo gli occhi per qualche istante, lasciando che Percy le accarezzasse delicatamente lo zigomo, facendola sorridere. - Non ci pensiamo adesso, va bene? Siamo solo noi e pensiamo semplicemente a questo, che ne pensi? - propose con un sorriso, facendo scorrere la mano lungo il viso e sistemandole una ciocca di capelli biondi e ricci dietro l'orecchio.

Annabeth sorrise ancora e Percy si diede mentalmente una pacca sulla spalla per essere riuscito a strapparle l'ennesimo sorriso. - Mi sei mancato, Testa d'Alghe - sussurrò, inchiodando gli occhi di tempesta in quelli verde mare di Percy che sorrisero prima delle sue labbra.

Il ragazzo non rispose. Forse non ce n'era bisogno, forse non gli interessava neanche farlo, forse non lo voleva proprio perché Annabeth sapeva già tutto. Riportò una mano sulla guancia liscia della sua ragazza e si sporse contro di lei per l'ennesima volta durante quella serata, facendo combaciare le loro labbra. Schiuse quelle della sua ragazza con la lingua e sorrise leggermente quando incontrò quella di Annabeth che sembrava quasi fatta a posta per muoversi contro la sua.

Le mani di Annabeth scorsero lungo il suo petto, sistemandosi -fredde- ai lati del suo collo, mentre si sporgeva ancora verso di lui.

Il cervello di Percy andò in panne e affondò le dita nei capelli biondi e sorprendentemente morbidi, mentre andava incontro alla ragazza, spingendola a stendersi sul pavimento. Le morse il labbro inferiore e Annabeth rise ancora, attirandolo poi nuovamente a sé quando il moro mostrò anche solo il minimo segno di non starla baciando ancora.

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