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Mi attraggono certi tipi di persone. È una confessione aperta, sto dicendo la verità, giuro. L'unica cosa che onestamente sento di voler dire.

Coloro che non sono affetti dalla malinconia estiva saltano all'occhio. Non hanno sguardi un poco ravvivati ma sempre stanchi, non hanno la schiena storta sotto il peso invisibile di tutto quello che si ha in testa.
Sono come dire... Pieni di vitalità. Onestamente non ho idea di come facciano. Negli occhi hanno semplicemente il mare in una mattinata di metà luglio. Che spensieratezza, direbbe qualcuno. Non è spensieratezza, lo so. Semplicemente, la vita è troppa. Anche quella è una condizione difficile, credetemi. Come un liquido arancione che sostituisce il sangue scorre nelle vene, tumultuoso, e si vede, si sente, anche da fuori, veloce ed incredibilmente crudele.
No, non succede a me. Non sarei qui a scrivere tutto ciò, adesso. Sarei impegnato a immettere il crepuscolo nei miei occhi e a controllare se il battito del mio cuore non aumenta d'improvviso.
No, se pensate che io scoppi di vita... Vi state sbagliando. Forse sbagliate anche solo a leggere questa confessione scritta a mezza estate (anche se non so minimamente che giorno sia quello che scandisce l'esatta metà dell'estate, forse neanche esiste). Comunque sia, sbagliare è umano, dicono.
Ma sbagliare è anche terribilmente spaventoso, soprattutto perché queste stupide frasi di consolazione le dicono quelli che gli sbagli non li commettono mai. Facile parlare così, non è vero?
Mi sono ritrovato a guardare una persona priva di malinconia estiva. Da lontano, in un tranquillo silenzio scandito dall'incessante rumore delle cicale. Talvolta sono anche piacevoli, è la gente che non capisce niente.
Hanno la pelle liscia, pallida. Ma non d'un pallore malato, come il mio, un pallore sano e bello. Affascinante.
È una tonalità piacevole agli occhi e le farfalle dovrebbero posarsi sulla loro pelle e non sui fiori. I fiori sono banali.
Le farfalle mi sono sempre piaciute, sono carine. Però quando si posano sui fiori vivi mi viene voglia di prenderle tra le dita e rompere le loro ali. Il volo negato a una farfalla, la grazia effimera di coloro che sanno vivere.
Le farfalle commettono tanti sbagli, dal giorno della loro nascita, proprio come me. Forse il loro più grande sbaglio è stato proprio quello di esistere. Fragile.
La vitalità scoppia sotto la carne tiepida, ma la superficie, anche se nessuno se ne accorge, è martoriata dagli errori.
Però non è martoriata nel senso più letterale e crudo del termine, è diversa.
Gli sbagli vengono amalgamati con il candore della pelle, e nessuno se ne accorge. Però stanno lì. Io li visti, sono tanti, troppi direi, ma non fanno male. Non possono fare male, delicati come sono. E poi l'estate è diversa. È soffocante, i colori caldi non fanno altro che ravvivare la malinconia di poco, per trasformarla in malinconia estiva (fa meno male ma ti stringe più forte il cuore ancora vivo, incurante delle costole).
Coloro che non vengono contagiati crudelmente da questa tristezza hanno la vita nel corpo. E io dopo averla vista una sola, singola volta, non sono riuscito a staccare gli occhi da lì. La pallida epidermide del dolce colore del latte fresco, quanto avrei voluto mischiare tutto con il sangue che pulsa, da sotto, non arancio ma rosso acerbo, quello che scorre a fatica, nelle mie di vene.
Però non so se sono felici. Stupida felicità. Ingenua come una bambina piccola, pretende d'esistere davvero in questo nostro mondo.
Probabilmente loro sentono l'arancio scorrere tumultuosamente un po' dappertutto, facendoci l'abitudine. M'immagino il cuore in procinto di scoppiare, il respiro mozzato e l'aria fresca nelle orecchie. È uno scenario a dir poco lontano.
Credo comunque che la loro non sia la sciocca felicità. Un qualcosa di differente. Credo che la bellezza in questo mondo per loro dev'essere ancora trovata. Per ora, va anche bene la brezza marina di un'insulsa città portuale.
Il fatto stesso che per loro la vita dà ancora delle possibilità mi affascina. Io, per esempio, le ho esaurite tutte. Le mie possibilità sono svanite nell'aria autunnale con il mio ultimo tentativo di morte, per fuggire a quest'esistenza così statica da far paura. Forse perché non ho mai sentito il mio cuore pulsare per davvero, non l'ho mai sentito smuovere la carne, quindi finisco per non fidarmi. Mi fido di più della vitalità altrui che della mia.
Però il mondo sotto quello sguardo sembra così bello che anche a me viene voglia di riesplorarlo da capo. È una sensazione d'indescrivibile bellezza. Coloro che sono rassegnati alla vita riescono di nuovo ad esserne attratti.
Una cosa affascinante ed effimera come un battito d'ali d'una farfalla. Forse anch'io sono una farfalla. O semplicemente voglio diventare quell'essere. È tutto un po' stupido, ma se diventassi una farfalla, mi poserei sicuramente sulla candida pelle di coloro che non soffrono di malinconia estiva. È davvero una maledizione, la malinconia estiva, come lo è il mantenere la vitalità sotto la pelle, pronta ad affiorare in qualunque momento.
Però, se mi è davvero permesso vivere la fragile e fugace vita d'una farfalla dalle ali d'argento, voglio farlo ad occhi chiusi, mentre il sole del tramonto, crudele, m'illumina il volto.

Ho finito la mia confessione. Ora posso tirare un sospiro di sollievo, da sotto l'acqua. È davvero limpida, avevano ragione. Lasciarsi annegare non è poi così male.

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