If you're willing to, baby, got a pocket full of promise.

Odore di caffè misto a quello della pioggia primaverile era una di quelle cose che più mancavano a Louis.

Louis Tomlinson, venticinque anni, era una star country mondiale, nativo di Nashville, cittadina patria del country, che dovette lasciare cinque anni prima per andare in tour a promuovere il suo primo album, "Corvette".

Non è mai una scelta facile quella di lasciarsi tutto alle spalle, soprattutto quando hai vent'anni. A maggior ragione se hai delle ragioni per restare e ti ritrovi davanti al fatidico bivio: testa o cuore?

Louis si chiedeva spesso se avesse sbagliato a scegliere la sua carriera ma poi incontrava i suoi fans che lo ringraziavano per aver reso la loro vita migliore grazie alla sua musica, e allora, si convinceva che scegliere la sua musica era stata la miglior scelta che avrebbe mai potuto prendere. Col tempo, si ripeteva, che sarebbe riuscito a sopportare il peso di ciò che si era lasciato alle sue spalle, i sensi di colpa.

Se c'era qualcos'altro che a Louis mancava terribilmente era la sua Corvette nera d'epoca, che suo nonno gli lasciò poco prima di morire. Louis amava passare interi pomeriggi a lavorare sulla sua Corvette nera per poi sfrecciare nelle stradine di Nashville.

Quando la notte non riusciva a dormire, metteva in moto la Corvette e girava per la città, passando tutti i semafori con il rosso, perchè questo lo faceva sentire vivo, è quello che si ripeteva quando la sua coscienza gli ricordava quanto fosse pericoloso.

E fu così che conobbe Harry.

Chiuse e riaprì gli occhi davanti alle immagini di cinque anni fa che la sua mente gli piazzava davanti. Non voleva pensarci. Non in quel momento.

Quando arrivò davanti alla staccionata bianca di casa sua, Louis sorrise e si rese conto che tutto era esattamente come lo aveva lasciato cinque anni prima. Non tutto, ma ancora non lo sapeva.

"Ciao ragazzi, godetevi questi mesi di pausa. Ci vediamo! E tu Mike, cerca di non fare stragi di cuori in questi mesi!", salutò la sua band, lasciandoli come al suo solito con una risata e finalmente, era a casa.

Bussò tre volte alla porticina che dava sul portico, ma non ricevette risposta e allora decise di entrare.

Appena fu dentro l'abitazione un'ondata di profumi familiare lo investì e lui sorrise di rimando. Era dannatamente bello essere a casa. Ma non era la casa in cui sarebbe voluto tornare.

"Mamma? Mà? Lottie? Oii oii, ma c'è qualcuno in questa casa?", continuava a non ricevere risposta da nessuno e cominciò a stranirsi, sapeva perfettamente che ci sarebbe stato sempre qualcuno in casa essendo una famiglia numerosa ed allargata. Posò i due borsoni per terra, accanto alle scale, e andò in cucina dove sentì provenire delle voci e delle risate dal giardino.

Spostò leggermente la tenda bianca della porticina che dava sul giardino e notò un piccolo gruppetto di persone che ridevano. Aprì la porticina e il peso di tutto quel che aveva lasciato lo investì violentemente.

"Mamma?", sussurrò Louis incapace di decifrare l'immagine che era davanti ai suoi occhi.

La donna si voltò di scatto alla chiamata del ragazzo e i suoi grandi occhi azzurri iniziarono a riempirsi di lacrime quando quasi istintivamente cominciò a correre verso il figlio per poterlo finalmente stringere tra le sue braccia.

"Louis, figlio mio! Sei tornato! - cominciò a palpargli il petto, l'addome, e ad accarezzarlo - sei dimagrito tanto, sei - perchè non mi hai avvisato che saresti tornato oggi, ti avrei preparato una festa di benvenuto.", Louis sorrise appena davanti all'enfasi della donna ma la sua espressione accigliata e sorpresa non scomparve, "Mamma, volevo farvi una sorpresa. E invece, a quanto pare la sorpresa l'avete fatta voi a me." disse Louis non guardando più la donna ma dritto, di fronte a se stesso.