A un portone da te

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Passeggiava tra le strade di Firenze, senza avere una meta precisa, immerso nei suoi pensieri e curioso di vedere la città dove avrebbe vissuto per i prossimi anni.
L'aveva già visitata in precedenza, ma sempre da un punto di vista di un turista. Ma ora che ci si era trasferito doveva conoscerla anche dal punto di vista di chi ci vive.
Non sapeva perché aveva scelto quella città, sicuramente perché aveva l'università perfetta dove lui avrebbe potuto prendere il suo dottorato in ingegneria, ma probabilmente se ci si fosse impegnato l'avrebbe trovata pure a Roma. Però c'era quel qualcosa che l'aveva spinto lì, come una forza che lo attirava verso quella città, o come una voce che gli diceva che quello era il luogo perfetto, senza dirgli il motivo.
Era ormai un po' di tempo che Simone Balestra voleva abbandonare Roma per andare da qualche altra parte, non perché non gli piacesse la città dov'era cresciuto, anzi, ma perché aveva bisogno di cambiare aria, perché lì tutto sapeva di lui.
Quanto sono ridicolo, era ciò che si ripeteva ogni volta che pensava alla sua scelta. D'altronde sapeva che tutti lo avrebbero considerato tale se avessero saputo il vero motivo per cui sentiva il bisogno di allontanarsi da lì. Già si immaginava quanto gli avrebbero dato del coglione se avessero saputo che era per lui che l'aveva fatto. Ma loro non potevano capire. Che importava che erano passati sei anni dal loro saluto... che importava se si erano conosciuti solo per tre mesi.
Forse era davvero ridicolo, ma Domenico Bruni lo aveva fatto innamorare a tal punto da farlo scappare da tutto ciò che gli ricordava lui, perché, al contrario di quello che tutti gli dicevano, più andava avanti e più lo rivedeva in ogni piccolo oggetto. Non riusciva nemmeno a stare sdraiato sul letto senza pensare a quella mattina in cui avevano fatto l'amore.

Era appena arrivato davanti al portone del palazzo in cui si trovava la casa che aveva preso in affitto. Era stato fuori a girovagare per quasi tutto il pomeriggio e per questo era molto stanco, quindi non vedeva l'ora di arrivare all'appartamento e mettersi a letto. Soprattutto perché non aveva ancora sistemato le sue cose e mancavano pochi giorni all'inizio delle lezioni, quindi si doveva muovere sennò non avrebbe più avuto il tempo di farlo, perciò il giorno successivo non poteva certo essere uno zombie.
Una volta dentro l'edificio si diresse verso le scale e iniziò a salirle, dato che la sua abitazione si trovava al primo piano e non pensava fosse necessario dover utilizzare l'ascensore per due rampe di scale.
Arrivato al primo piano puntò un occhio sul portone del suo vicino, che si trovava proprio davanti al suo, notando che era socchiuso.
Essendo arrivato solo la sera del giorno prima non aveva avuto l'occasione di incontrare la persona o le persone che vivevano in quell'appartamento. Non sapeva nemmeno se si trattasse di un uomo, una donna o una famiglia intera.
Ad un certo punto, mentre pensava a chi potesse vivere lì, sentì un rumore molto forte che proveniva proprio dal luogo dei suoi pensieri, così preoccupato che potesse essere successo qualcosa, andò a bussare al vicino.
Pochi secondi dopo un ragazzo di spalle gli aprì la porta, non permettendo a Simone di vederlo in viso.

"Scusa il disturbo, mi sono appena trasferito all'appartamento di fronte e ho sentito un rumore, quindi volevo accertarmi che fosse tutto ok" disse aspettando ancora che quel ragazzo si girasse, ma stava osservando una cosa e quando il riccio si sporse per vedere, notò un cane che correva da una parte all'altra della casa.

"Nessun disturbo, anzi, scusami tu per il casino, è entrato un uccello in casa e la mia cagnolina si è spaventata, comunque ben venuto nel palazzo, io sono Ni..." ma le parole gli morirono in bocca nel momento esatto in cui si girò a vedere in viso la persona con cui stava parlando.

Simone guardò bene il ragazzo, come se fosse sicuro che la sua mente gli stesse giocando un brutto scherzo e che ben presto il suo vicino avrebbe smesso di avere il suo viso, ma più lo guardava e più quella persona rimaneva Mimmo, più lo guardava e più la possibilità che tutto ciò fosse frutto della sua immaginazione diminuiva.

A un portone da te -MimmoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora