The first time ever I saw your face.

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Lo sai, di solito non scrivo mai.

Non perché io non ami esternare ciò che provo, mi conosci meglio di chiunque altro e sai quanta necessità io senta di parlare, parlare, parlare.
Chiedere spiegazioni, avere delle parole che rendano chiari i fatti.

Forse perché a me, i fatti della mia vita, non sono mai stati chiari proprio perché mai nessuno mi ha dato delle spiegazioni.

Vedi la storia di Jacopo, probabilmente il motivo principale per cui oggi mi trovo dove mi trovo.
Motivo per il quale oggi ho questo compito.

Di solito non scrivo mai ma oggi è necessario.

Non per scelta, è un po' un obbligo.

La dottoressa ha detto che potrebbe servirmi a fini terapeutici.
Mi fido di lei, sai anche questo.
È solo che ancora, a volte, fatico ad aprirmi.
Io che parlo, parlo, parlo con lei non lo faccio.

E mi fermo a riflettere,
E realizzo che io, questa necessità di parlare senza mai fermarmi, la provo solo con te.
Che mi ascolti con attenzione e rendi rilevante qualsiasi mio dubbio, qualsiasi mio problema - pure quelli che io considero stupidi.

Oggi, invece che ascoltarmi, ti chiedo di leggermi.
E non dentro, come fai di solito.
Oggi ti facilito il lavoro: ciò che ho dentro lo trascrivo.
E mi perdonerai se non sono bravo come te.

Mi è stato chiesto di pensare a dei momenti che, secondo me, hanno cambiato la mia vita in meglio.
Probabilmente per sovrastare tutti i pensieri negativi, per farmi aprire gli occhi e rendere conto del fatto che anche a me sono successe delle cose belle.

E mi credi se ti dico che, in ognuno di quei momenti, tu sei coinvolto?
Un po' come se, prima di te, io non avessi vita.

Che poi io, la vita prima di te, nemmeno la ricordo.

Ad esempio, la prima volta che ho visto il tuo viso è uno di quei momenti.
Ricordo bene quella sensazione di stomaco attorcigliato, le budella che lottavano tra loro creando uno scompiglio che si è, poi, propagato per tutto il corpo.

Ricordo esattamente il momento in cui mi sei venuto addosso.
Correvi, tu corri sempre.
Sei sempre di fretta, come se volessi anticipare la vita, come se non volessi sprecare nemmeno un secondo.

E io, che sono tutto il tuo opposto, mi stavo guardando intorno, in cerca di qualcosa di bello verso cui volgere il mio sguardo.
E l'ho trovato poi quando ho visto te.

Non ci siamo detti nulla.
Ci siamo solo guardati negli occhi per un breve istante, probabilmente riconoscendoci, e poi sei scappato via.
Avevi un esame, me l'hai poi confidato dopo.
E ti ho chiesto scusa, nonostante fossi stato tu quello a venirmi addosso.
Eri nervoso, l'ho notato.
E ti ho chiesto scusa perché non volevo essere motivo di ulteriore stress per te.

In quell'istante in cui i nostri occhi si sono incrociati l'ho subito pensato i tuoi fossero i più belli che io avessi mai visto.
Era come se - all'interno di quegli occhi - ci fossero insieme il sole, la luna e le stelle.
Talmente pieni di emozioni contrastanti che pareva di vedere il sole sorgere all'interno di essi e, al tempo stesso, se guardati da un'altra prospettiva, pareva che ad abitarli fossero, invece, la luna e le stelle, talmente luminose da essere capaci di donare la luce anche al luogo più buio della terra.

Sei corso via ed io sono rimasto immobile.
Perché io, al contrario tuo, non riesco a divorarla la vita.
Io non la prendo di petto.
Io rifletto, pure troppo.
Ma pensare a te, a quanto fossero belli i tuoi occhi - pur se preoccupati per qualcosa di cui mi sarei volentieri preso carico pur di privarli di tale emozione negativa - era una riflessione che non mi procurava alcun dolore.

L'amor che move il sole e le altre stelle || Simone x Manuel || OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora