4. Quando muore qualcuno, agli altri spetta di vivere anche per lui.

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Per ogni grande psicologo, o psichiatra che ha fatto la storia, le fasi del lutto sono sempre le stesse, sono sempre cinque.
A lezione, il suo professore lo ripeteva in continuazione, come un mantra perché /nessuno accetta la verità veramente, figuriamoci un dolore così grande/.
Lui con il dolore c'era nato.
Aveva trascorso la sua intera esistenza in quelle cinque fasi, a causa delle svariate perdite che la sua famiglia aveva dovuto sopportare in quei anni.
Ma trascorrere l'esistenza nelle fasi del dolore di altri si può definire elaborazione del proprio lutto?
Cinque fasi.
Cinque momenti che non necessariamente si presentano sempre nello stesso ordine, ma che tendono invece spesso a sovrapporsi e confondersi l'un l'altro con intensità variabili.
Negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e, infine, accettazione.

[Flashback - ☍ Los Angeles - 27.09.2015 - Conversation with lawyer ☍ ]

«Lei si sta sicuramente sbagliando Mister Mitchell.»
«Conoscevo suo zio da tanto, tantissimo tempo, e le posso assicurare che non c'è nessuno sbaglio, Mister Beaudonte.
In quanto suo unico familiare, George ha deciso di lasciare la sua eredità al figlio di sua sorella, suo unico parente in vita.
Lei, Elle.»
«Sono sicuro che Lei conosceva mio zio molto bene, ma io, in quanto psicologo, sono certo che Zio George non fosse nella sua piena facoltà mentale per dec..»
«Lo era.
Sono profondamente addolorato per la sua perdita, e comprendo il dolore e la paura di dover assumersi una tale responsabilità alla sua età, ma George ha stabilito il suo erede molto prima di ammalarsi.
Se Lei deciderà di aprire quella lettera, capirà tantissime cose.
Se Lei deciderà di accettare l'eredità, tutti i fondi di suo zio saranno trasferiti sul suo conto, le verranno aperte altre tre carte per contenere solo la piccola somma che può utilizzare nell'immediato, il resto rimarrà nella banca di fiducia di cui è stato cliente da quarant'anni.
Inoltre, qui sarà il proprietario della casa di suo zio,  che può ristrutturare a suo piacimento.»
«Se non volessi tutto questo?»
«La memoria di George andrebbe persa, e tutto quello che ha fatto in vita si dissolverebbe come neve al sole.»
«Congeli tutto.»

_____

Nel principio della fase del lutto, la prima reazione del soggetto è la negazione.
Come quando non si vuole lasciare andare la persona cara verso il luogo migliore.
Negare, fino alla fine, fino a quando non si ha più forze nemmeno per reggersi in piedi. Fino a quando le lacrime non tolgono il respiro e, a quel punto, si è obbligati a tornare a respirare, inalare una boccata d'ossigeno per non sentirsi sopraffatti.
Quando George fu cremato non ci fu nessuna negazione, nessuno a implorare al rullo di fermarsi, di non incenerire il proprio caro.
Il ventuno Settembre del 2015 perdeva la vita in un tragico incidente George Beaudonte, la negazione del suo unico parente in vita iniziò sei giorni dopo, quando parole del tutto sensate ma inappropriate gli vennero comunicate telefonicamente.
Non tutti sono portati per sopportare cinque lunghe fasi del dolore senza un aiuto particolare, specialmente per una persona particolarmente calma che difficilmente si arrabbiava.
Come poter in quel caso esternare il suo dolore rabbioso senza rischiare di far uscire il suo lato più oscuro, che da anni cercava di nascondere a se stesso?
Patteggiando.
Provando a prendere quella rabbia e a trasformarla in sé, in ma, o in forse, a trasformare quella rabbia dovuta dalla perdita di una persona cara in un'opportunità, senza cadere in depressione.
Quella fase in cui si arriva quando ci si libera degli oggetti appartenuti al defunto, quel momento lucido di consapevolezza in cui si mette nero su bianco la propria condizione mentale e la paura, sentimento facente parte sempre di tutto il percorso, prende possesso di noi stessi mettendo in discussione ogni nostra decisione.

[Currently - 27.02.2016 Los Angeles]

Il fascicolo cadde per terra rumorosamente aprendosi a metà, facendo scivolare dei fogli non sistemati correttamente.
Si chinò, raccogliendo senza particolare attenzione quello che era finito sul tappeto della camera.
Quel giorno era iniziato proprio male, era rimasto bloccato in una riunione in cui i suoi avvocati avevano insistito con la teoria delle vecchie cartelle.
Secondo loro, in una delle vecchie cartelle poteva trovare molte più risposte di quelle che avevano attualmente.
Si rialzò, appoggiando le scartoffie sul tavolino.
La sua attenzione venne però catturata da una busta bianca.
Sopra il suo cognome affiancato da una lettera, la sua.
Gli venne in mente la telefonata con Mister Mitchell e la consegna di questa.

"Quando sarà pronto, la legga."

Voltò la busta, le dita sfiorano la carta ruvida, l'inchiostro rimasto indelebile sul quel bianco un po' ingiallito dal tempo.
Le ultime parole di suo zio erano impresse li sopra.
Sarebbe stato mai pronto per l'ultima fase del lutto?

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