[Capitolo 1: A volte odio Ash]

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Mi chiamo Ash.
Ho quasi diciotto anni e vivo in Italia, vicino a Milano.
Il mio compleanno è a novembre, il sedici.
Pronomi che uso? Non lo so, probabilmente il maschile, ma sinceramente anche se mi dessero del "lei" inteso come nel femminile, oppure il neutro, non mi importerebbe nulla.
Datemi il pronome che volete.
Sto avendo anche confusione con il mio genere in questi giorni, quindi ormai mi sono arreso.

Anyway.

Oggi è il 15 settembre, purtroppo.
E purtroppo è appena iniziata la scuola.
Insomma, il "purtroppo" è perché devo rimanere chiuso nella stessa stanza per ore e ore, ma in realtà sono abbastanza decente lì.
Mi piace la storia, inglese, disegno pittorico, poesia, filosofia, teatro, fotografia, moda e altre materie simili. Sì, frequento una scuola d'arte.
Ho voti molto alti, e sono bravo in materie in cui magari molti studenti faticano, tipo matematica.
L'unica materia in cui faccio schifo e che mi fa ribaltare il sorriso, è educazione fisica.
La odio.
Non sono né veloce fisicamente, né rapido nel pensare per affrontare sfide fisiche. Sono solo bravo a svolgere verifiche e interrogazioni velocemente.
Ad esempio, mi devono passare la palla, il mio primo pensiero è quello di schivarla; non di alzare la testa, guardare la palla, capire la traiettoria della palla, alzare le braccia in una certa maniera, piegare le ginocchia in un'altra certa maniera, e infine prenderla al volo.
Oltre al fatto che un'altro motivo del perché odio educazione fisica, sono i giochi che facciamo. Giochi. Per bambini. Tipo dodgeball, palla prigioniera, fare un po' di jogging qua e là, fine. Piccoli giochi per piccoli bambini. E non sono bravo in nessuno di questi. Ora che ci penso, non dovrei neppure lamentarmi troppo. Probabilmente se ci mettessimo a fare vero e proprio sport, mi spaccherei un osso ogni volta che c'è palestra.
Già rischio di perdere la testa a quei stupidi giochi, non voglio immaginare se giocassimo quella roba. Probabilmente mi ammazzerei. Esatto, anche con solo una palla.
Ah sì, a proposito di palle.
I motivi del perché di solito mi colpiscono sono:
Uno, come ho detto prima, non sono veloce, non sono atletico (anche perché è raro che io esca di casa), non ho resistenza; e due, sono basso.
Bassissimo.
Ecco, che palle.
E probabilmente loro sono abituati a puntare la palla sempre alla stessa altezza (circa quella del petto per le persone di una certa statura), quella che però a me va a puntare alla mia testa.
Loro si scusano eccetera, che, per carità, ringrazio, ma ormai non ci faccio più caso.
Quasi.
A volte odio il mio corpo.
A volte odio la scuola.
A volte odio le persone.
A volte.
A volte quest'ultime mi piacciono.
Qui a Milano ho... boh.
Tredici amici.
Sui social circa duecento, trecento.
Sui social metto diversi post a diverse ore del giorno che possono essere cose stupide, oppure miei disegni, informazioni o cose serie.
Ho quattromila followers su Instagram. Praticamente uso solo quello. Il fatto che io abbia così tanti amici, è perché parlo spesso con le persone che mi fanno i complimenti a quello che metto. Spesso non sono neppure italiani, ma non mi preoccupo.
Li adoro, sono tutti gentili. Vorrei abbracciarli tutti.
Le persone che dicono che le amicizie o relazioni a distanza non esistono, non sanno quello che provo io. Ho anche avuto un fidanzato distante (non in senso emotivo), ci siamo conosciuti su un gruppo su Whatsapp.
È ancora molto carino. Ci siamo lasciati perché i genitori stessi di lui non volevano. Ci amavamo ancora, ma parlavamo sempre di meno, proprio perché i suoi non volevano, e alla fine siamo rimasti solo amici. A volte parliamo ancora però, e ne sono felice.

A volte i genitori devono rovinare tutto.
Esprimi una tua opinione che non è offensiva a niente e a nessuno? La loro opinione deve prevalere sicuramente sulla tua, non importa di cosa si parla. Testardi.
Dici che questa certa cosa può risultare offensiva a qualcuno, perché magari razzista, omofoba o cose così? Ti insegnano tanto sul bullismo, ma sono i primi a sparlare male o guardare strano una diversa cultura dalla propria, o prendere in giro una lingua di un altro paese appena c'è una pronuncia diversa. Ipocriti.
Usi un po' di ironia per alleggerire una situazione che, ripeto, non va a ferire nessuno? Il tutto potrebbe sfociare in un litigio anche se non hai fatto nulla, ma appena il fiancé di turno usa l'ironia anche in un modo scorretto ed offensivo, si mettono tutti a ridere. Attaccabrighe.
Sai bene che una certa cosa la conosci bene perché la sai o ci sei tu stesso passato? Nah, loro sono sicuri che non sia vero perché... perché... perché lo sanno..? Non sanno neppure loro cosa dire, eppure vogliono avere ragione. Che scemi.
A volte odio i genitori.
E non dico solo i miei, letteralmente di tutti.
Tranne quelli che quando vado a casa dei miei amici mi preparano le crêpe, forse loro potrebbero avere qualche eccezione.
Forse.
Magari sono sempre persone testarde, narcisiste ed ipocrite.
Ma lo nascondono agli altri, e si sfogano con le persone che hanno più intorno.
A volte se la prendono solo con i figli, probabilmente così hanno sempre quella scusa secondaria tipo "io sono più grande di te", "io ti do una casa, cibo, altre robe".
Non mi sembra di aver chiesto io di nascere, o sbaglio?
Avete fatto tutto da soli, e sono stato io costretto a rimanere in vita fino ad ora.
Mio padre è okay, anche la mia matrigna, vanno anche molto d'accordo, e sono carini assieme.
Sono okay. A volte si comportono come ho detto prima, ma alla fine sono apposto, non alzano nemmeno troppo la voce.
Non parlo molto con loro però, mi rinchiudo in camera a farmi gli affari miei. Se hanno bisogno di qualcosa o di affetto, possono venire loro tranquillamente.
Mi dicono tanto di non stare da solo, parlare con loro, eccetera, ma di cosa dovrei parlare? Tutto quello che direi potrebbe scattare in un litigio magari, oppure non sono neppure interessati su quello che dico, e dicono che parlo troppo. Abbiamo passioni completamente diverse, e la loro vita di lavoro-casa è particolarmente noiosa.
Non solo noiosa, no, particolarmente noiosa.
Secondo la mia logica insentata i termini sono diversi.
Insomma, non ho voglia di sentire lamentele di un adulto prima ancora che io lo possa diventare.
Mi fa salire la depressione.
Ah sì, comunque ho anche un fratello.
A volte mi dimentico che ne ho uno.
Se con i miei genitori parlo poco, non vi lascio immaginare con lui.
Si chiama Mark, ha sedici anni.
È un bravo ragazzo. Credo. Non lo so.
Tipo una volta al mese fuma (grazie a Dio così poco), ascolta la trap italiana (sì, è una cattiva cosa per me), a volte non fa i compiti per casa, non va troppo bene (ma neanche un'intera catastrofe) a scuola, risponde male a papà e mamma e ai professori; eppure tratta bene i suoi amici, le sue ragazze, non è razzista poiché ha tantissimi amici di altre nazionalità (va anche alle manifestazioni), a volte dona qualche soldino in beneficienza anche se con un po' di amaro in bocca, e... non dovrebbe essere omofobo..? Nah, non lo è. Quando gli ho fatto coming out ha scrollato le spalle e mi ha detto "mi hai chiamato solo per questo? Okay, ti piace il pane, che ti devo dire?". Ha ridacchiato ed è andato via. Ugh, detesto quella battuta.
"Oddio, se sei pansessuale vuol dire che ti fai il pane?"
All'inizio faceva anche ridere, ma dopo che l'ho sentita per circa la millesima volta... no, non più.
Non perché credo tanto sia omofoba, visto che in effetti come gioco di parole è pure carino, ma proprio perché è diventata noiosa ascoltarla ormai.
Tipo come se ti facessero le battutine dei cinquant'anni quando tu, adolescente che ti fa ridere altra roba, devi sentirle in continuazione.
In continuazione.
Le stesse.
Sempre.
E poi ci chiedono perché ci offendiamo per tutto noi giovani.
Dio.
NO, cara DANIELA, solo perché ti ho detto che è noiosa e fastidiosa la stessa battuta di sempre e non mi piace sentirla, NON significa che sono uno snowflake, quindi troppo sensibile.
Oppure, PAOLO, sarò anche uno snowflake, ma non me ne frega nulla, almeno io ho il buon senso di non insultare persone che non conosco nemmeno solo per amore.
Voi, CINZIA E ROBERTA, non siete gay quindi non potete capire come ci si sente dirsi certe cose. Sì, stesso discorso vale per razze diverse o altre tipi di discriminazioni.
Ho usato nomi vecchi- DA vecchi- apposta, comunque.
Sul serio, chi è che chiama ancora la propria figlia "Cinzia" in questi giorni? Devi proprio odiarlo quel coso che hai tirato fuori da dentro di te per chiamarlo così, vero..?
Mi scuso con tutte le Cinzia che ho insultato e che sono al di sotto dei duecento anni.
Sul serio, devi essere proprio vecchio per essere chiamato così.

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