Era soltanto un giovane topo, ma di costruzione robusta, con negli occhi uno scintillio che rivelava in lui il combattente nato. Una creatura traciturna che non parlava mai a sproposito. Ora, mentre il primo sole estivo della costa orientale picchiava implacabile sulla sua testa nuda, trasportava le pietre e le ammucchiava accanto ai muratori che le avrebbero modellate in blocchi destinati ad la Fortezza di Marshank. Il capitano Hiss, una donnola, si pavoneggiava di qua e di là facendo schioccare minacciosamente la frusta, alla ricerca di un pretesto per sfogarsi sugli schiavi che sgobbavano nell'afa polverosa. I suoi occhi si posarono sul giovane topo. Ehi tu, laggiú, svelto! Avanti, muovi le zampe, fra poco Lord Badrang verrà a fare un'ispezione. Datti da fare, o assaggerai la mia frusta! Il topo lasciò cadere la pietra che stava portando e fissò dritto negli occhi l'arrogante capitano. Con aria maligna Hiss fece schioccare la parte flessibile della frusta in modo che la punta sferzasse l'aria a un centimetro della faccia della vittima. Il giovane topo non si mosse. I suoi occhi si socchiusero, mentre rimaneva immobile in una muta sfida. La donnola si preparò a vibrare un nuovo colpo, ma gli occhi pieni di rabbia e di coraggio del giovane schiavo sembravano provocarla. Come tutti i prepotenti, in fondo in fondo Hiss era un codardo. Staccandosi da quello sguardo penetrante, fece schioccare la frusta contro qualche creatura piú timida. Forza, scansafatiche buoni a nulla, chi non lavora non mangia. Muovere quelle carcasse. Arriva Lord Badrang! Fiancheggiato dai suoi aiutanti, il ratto Gurrad e la volpe Peldirogna, Badrang il Tiranno avanzò con fare imperioso. Aspettò che due porcospini gli improvvisassero in fretta e furia un sedile di blocchi di pietra, quindi, dopo che Peldirogna lo ebbe prontamente coperto con un mantello di velluto, vi si sedette, osservando il lavoro che ferveva intorno a lui. L'ermellino si rivolse a Hiss: La mia fortezza sarà terminata prima della fine dell'estate? La donnola agitò la frusta attorcigliata, indicando gli schiavi. Signore, se il tempo fosse piú fresco e avessimo piú lavoratori... Furioso, Badrang agí senza indugio. Afferò un ciottolo e lo scagliò colpendo Hiss alla mascella. La donnola rimase in silenzio con il sangue che colava dal labbro, sorbendosi gli insulti del Tiranno. Scuse! Non voglio sentire né lamenti né scuse, hai capito? Quello di cui ho bisogno è una fortezza che sia finita entro l'autunno. Be', non startene lí a piagnucolare, al lavoro! Hiss si mise subito all'opera, menando gran colpi di frusta, mentre si uniformava al cattivo umore del suo padrone. Muovetevi, massa di inetti! Avete sentito Lord Badrang, Marshank deve essere pronta prima della fine della stagione! Vorrà dire che a partire da ora il lavoro verrà raddoppiato e le razioni dimezzate. Muovetevi! Poco lontano, un vecchio scoiattolo avanzava vacillando, curvo sotto il carico di una grossa pietra. Hiss lo colpí con la frusta, e questa si attorcigliò attorno alle zampe dell'anziana creatura, che inciampò e mollò la pietra. La donnola cominciò ad accanirsi sulla sua vittima, buttendo senza pietà il fragile corpo del vecchio animale. Scansafatiche buono a nulla, ora ti stappo di dosso questa misera pelle! La frusta si alzava e si abbatteva sull'indifesa creatura. Ti darò una lezione che non dimenticherai... Improvvisamente la frusta si fermò in aria e, quando Hiss fece forza sul manico, si tese. La donnola cercò di liberarla con uno stamppo, ma fu trascinato con violenza all'indietro. L'estremità della frusta era avvolta attorno alla zampa del giovane topo. Con gli occhi di fuori per la collera, Hiss gridò: Lasciala, topo, o ti sbudello! Il capitano allungò la zampa verso il pugnale infilato nella cintura, ma non fu abbastanza svelto. Il topo gli si scagliò contro, serrandogli il collo con la frusta e facendo leva con tutte le sue forze. Hiss si dimenava furiosamente nella polvere, soffocando e sbavando, mentre si sentiva stringere sempre piú. Gurrad suonò in fretta l'allarme su un fischietto d'osso che portava appeso al collo. In un batter d'occhio, le sei guardie piú vicine si avventarono sul topo, che scomparve in un pigia pigia di furetti, donnole e ratti che lo colpivano senza pietà, prestandogli le zampe e cercando di fargli allentare la presa. Continuarono a picchiarlo implacabili con manici di lance, randelli e fruste, finché non intervenne Badrang. Basta. Portatelo da me! Le zampe immobilizzate dalle fruste e l'impugnatura di una lancia premura con forza sulla gola, il giovane topo fu trascinato alla presenza dell'ermellino. Badrang sguainò la spada e ne spinse la punta contro il petto ansimante del giovane. Chinandosi in avanti, sililò sul viso del prigioniero: Sai che la punizione per chi attacca uno dei miei soldati è la morte? Potrei trafiggerti all'istante con la mia spada e porre fine alla tua vita. Che ne dici, topo? Il giovane puntò sul Tiranno due occhi che scintillavano come fiamme e, digrignando i denti, gridò: Canaglia! Quella spada non è tua. Appartiene a me, come un tempo apparteneva a mio padre! Badrang ritrasse la punta dell'arma. Si raddrizzò, scuotendo lentamente la testa stupido dall'audacia della creatura che gli stava di fronte. Bene bene, non ti manca certo il coraggio, topo. Come ti chiami? La risposta giunse sonora e impavida. Sono Martino, figlio di Luca il Guerriero!