CAPITOLO III

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La mattina dopo i festeggiamenti per la vittoria di Lewis prendemmo un volo per Londra; arrivati all'aeroporto ognuno fece capolino a casa propria: salii in camera mia e cambiai la bambina lasciandola giocare nella stanza accanto, poi mi preparai per andare a pranzo con un'amica. Dopo una doccia rinfrescante indossai un pantalone beige con un fiocco in vita e una maglia bianca a maniche corte; piastrai i capelli, indossai le scarpe, presi la borsa e dopo aver dato un bacio ad El uscii raggiungendo in auto il locale. Trovai parcheggio non troppo distante dal luogo dell'incontro e una cameriera mi accompagnò al tavolo: il posto era molto carino, con delle ampie vetrate e una terrazza che affacciava sul Regent's Park. Poco dopo il mio arrivo mi sentii chiamare da una voce allegra
<Bella!>
<Amelia!> mi alzai e la strinsi in un forte abbraccio respirando a pieni polmoni il suo profumo; quando ci staccammo potei osservarla meglio: un vestito bianco con dei fiorellini blu le fasciava perfettamente il corpo; ai piedi aveva delle sneakers e i lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia alla francese poggiata sulla spalla. Ci sedemmo e ordinammo da mangiare: io presi un'insalata con del pollo alla piastra, Amelia invece optò per del petto di tacchino e delle patate al forno. Pranzammo parlando di noi, di come procedessero i lavori di ristrutturazione a casa sua poiché mi confesso di aver conosciuto un ragazzo e di conviverci, di El e se stesse bene, di come stavo io e a un tratto prese il tovagliolino e con raffinatezza si pulì gli angoli della bocca per poi posarlo sulle sue ginocchia e sventolandomi davanti la sua mano sinistra: le dita erano lunghe e magre, le unghie ben curate e a mandorla. Ci misi un po' a capire che sull'anulare brillasse un diamante; per vederlo meglio le presi delicatamente la mano e la tirai a me: l'anello era d'oro bianco e le stava perfettamente al dito; il diamante era proporzionato e davvero splendete, difatti rifletteva la luce del sole che una meraviglia. Quando capii che quello non era un semplice anello spalancai gli occhi e fissai incredula la ragazza dinanzi a me che sorrideva soddisfatta
<Amelia...non dirmi che> l'eccitazione che provai in quel momento era immensa
<Bella, sto per sposarmi> sorrise con gli occhi lucidi e io mi morsi la lingua per evitare di cacciare un urlo
<O mio dio! Non posso crederci> dissi sbattendo i piedi a terra e stringendo la mano della mia amica che rideva di gusto
<Voglio sapere tutto! Come si chiama? Quando ci sarà la cerimonia? Spero non in inverno!> le feci un sacco di domande e finito di pranzare facemmo una lunga passeggiata per poi salutarci e prometterci di rivederci al più presto

Nel tardo pomeriggio mi rilassai in piscina con El: mentre lei giocava con le sue bamboline io leggevo un libro e prendevo il sole sorseggiando una limonata; prima di entrare in acqua spalmai sul corpicino della piccola la crema solare mentre lei rideva di gusto e si dimenava per il solletico. Entrai prima io, poi la presi in braccio e le infilai i braccioli: il mio intento era quello di insegnarle a non avere paura dell'acqua e a stare un po' a galla senza stare attaccata a me o a nessun altro
<Brava! Vieni dalla mamma> sorrideva e mi guardava con quei suoi occhioni grigi muovendo energicamente le gambine tozze
<Così, brava!> la spronavo a non fermarsi e lei mi regalò una delle più grandi soddisfazioni in vita mia: nuotò e non si fermò fin quando non mi ebbe raggiunta e mi si gettò in braccio, così la alzai e la lanciai in aria dolcemente
<Uooooah...e uooooah> ridevo e lei con me; amavo la sua risata, così squillante e genuina che mi scioglieva il cuore. Quando il sole tramontò rientrammo in casa e gocciolando per terra raggiungemmo la mia camera e poi il bagno; dopo una doccia rivitalizzante indossai un pigiama pulito e diedi la pappa alla piccola che si addormentò subito dopo cullata dal suono della mia voce. La posai delicatamente nel lettino e la coprii con il lenzuolino bianco, poi scesi in cucina dove trovai il mio cellulare con una chiamata persa da papà: lo richiamai e mi rispose mamma
<Tesoro, papà sta guidando, siamo quasi a casa>
<D'accordo, El ha mangiato e si è addormentata, per noi preparo qualcosa al volo?> nel mentre aprii il frigo e tirai fuori della panna e del salmone
<Allora il ristorante della casa offre pasta al salmone, salmone, panna e...pasta panna e salmone> elencai in ordine sparso e giocando con le parole le uniche tre cose che mi andava di cucinare
<Direi che pasta panna e salmone va più che bene> confermò mamma ridendo insieme a papà
<Allora non appena arriverete troverete la tavola apparecchiata, la pasta sul fuoco e una bellissima ragazza al vostro servizio> affermai accendendo il gas sotto la pentola piena d'acqua
<E bravissima aggiungerei!> esclamò forte papà facendomi ridere a crepapelle
<Ci vediamo a casa tesoro!> fu l'ultima cosa che mi disse mamma prima di terminare la chiamata e lasciarmi al mio lavoro. Quando rientrarono stavo servendo la pasta, così cenammo parlando del più e del meno e quando finimmo mi alzai per aiutare mamma a sistemare, ma lei mi fermò
<Sta tranquilla Isa, qui finiamo noi, tu hai fatto abbastanza> mi sorrise dolcemente e io mi allungai per lasciarle un bacio sulla guancia quando mi squillò il telefono; mi precipitai in bagno dove lo avevo lasciato e risposi
<Ciao Bella...come stai?> una voce sottile mi accolse
<Ciao Tris, bene grazie, tu?> spensi la luce in bagno e andai in camera per infilarmi una felpa e andare in giardino a continuare la conversazione
<Senti, c'è qualcosa di cui voglio parlarti...> avevo già capito cosa volesse dirmi, perciò la lasciai parlare senza mai interromperla

Terminai la chiamata due ore dopo e andai di corsa in bagno a lavarmi i denti e stendermi sul letto: pensai a ciò che ci eravamo dette, a ciò che NON ci eravamo dette e a ciò che avremmo potuto e voluto dire ma che non abbiamo comunque detto; insomma, un sacco di cose! Mi confessò di essere davvero dispiaciuta per come aveva insistito a presentarmi Pierre e del fatto che non avesse idea che io lo conoscessi, la minima idea, così io le chiesi scusa per averla "ignorata" nei giorni seguenti: non l'avevo fatto di proposito, ero soprappensiero e non l'avevo più vista dopo quella sera. Chiuso il discorso Pierre ne aprimmo un altro, ovvero quello della vittoria di Lewis e dei seguenti festeggiamenti ai quali lei non aveva partecipato poiché era ripartita la sera stessa. Chiuso anche questo discorso, ne aprimmo un ultimo sull'estrema bellezza dei piloti
<Hai mai visto Carlos Sainz?> di nome si, di faccia no! Mi ritrovai a prendermi tante di quelle parole da mia cugina per non sapere chi fosse la sua cotta del momento che mi buttai sul prato a ridere come una matta con lei che me ne diceva di tutti i colori
<Almeno Max Verstappen, ALMENO LUI!> stetti in silenzio per qualche secondo scoppiando a ridere come non mai, non avevo idea di chi fosse
<Come devo fare con te!> era a dir poco basita dalla mia ignoranza e dopo una serie di foto che mi mandò su whatsapp spiegandomi chi fossero i piloti da lei citati chiudemmo la chiamata augurandoci la buonanotte e sperando di vederci al più presto. Mi buttai sul letto esausta dalla giornata e dopo aver dato un bacio sulla fronte a Eleonor, spensi la luce e presi sonno non appena toccai il cuscino

SEI SEMPRE STATA TU || Arthur Leclerc  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora