CAPITOLO XV

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La mattina seguente mi sentivo più felice del solito, così decisi di andare direttamente al circuito e fare colazione lì con la piccola; non volevo perdere nemmeno un attimo di quella giornata e volevo passarla con la mia famiglia.
Indossai una camicia bianca e un jeans chiaro mentre per El scelsi un pantalone nero e una felpa rosa con sotto una maglietta a maniche corte.
Con l'autista raggiunsi il circuito e con una fame assurda mi accomodai a un tavolino in attesa di un cameriere per ordinare
<Prego signorina, cosa prende?>
<Un caffè, un cornetto alla marmellata e se possibile del latte caldo per la piccola>
<Si certo, arrivo subito> dopo colazione andai da mio padre e lo salutai con un sorriso smagliante, suscitando la sua curiosità
<Come mai così felice oggi?> era contento anche lui di vedermi così
<Non lo so, sento che sarà una giornata fantastica> presi la bambina e la feci volteggiare in aria sbaciucchiandola mentre rideva di gusto; papà ci guardava con occhi sognanti, amava vedermi felice, ma più di tutti amava la sua nipotina, nonostante non fosse d'accordo sul fatto di tenerla: avevo appena diciotto anni, ero una ragazzina; soffrii molto in quel periodo ma quando nacque, se ne innamorò
<Isabella, c'è una persona per te> la segretaria di papà interruppe quel bel momento annunciando una visita, per me?
<Arrivo> sbuffai lasciando la bambina in buone mani, ovvero quelle di papà.
Controllai il telefono e notai un messaggio, così distolsi l'attenzione dalla mia visita, fermandomi dinanzi all'ingresso
<Ehm, ciao Bella> tossicchiò
<Arthur!> spalancai gli occhi e lui sorrise imbarazzato grattandosi la nuca
<Non volevo disturbarti...>
<Troppo tardi> pensai ad alta voce ma lui fortunatamente non mi sentì, intento a salutare Charles, che non appena notai salutai anch'io
<Ei Charles! Vieni Arthur andiamo a salutarlo> lo trascinai dal pilota prendendolo per un braccio e neanche me ne resi conto
<Ciao Bella, Arthur> rise coprendosi la bocca
<Che fai?> chiesi smorzando il silenzio che si era creato tra noi
<Torno tra poco, devo fare delle commissioni> aprì la portiera della sua bellissima ferrari e ci si appoggiò; ci guardò sorridendo, poi disse
<Ci vediamo Bella, fratellino> mi sorrise e fece un cenno con la testa a...suo fratello???

<Spiegami ancora una volta come fate ad essere fratelli> Arthur rise e io lo accompagnai, pronta a sentire di nuovo la storia della loro vita: osservai mentre mi parlava con quei suoi occhi grigi, le mani che si muovevano di tanto in tanto per accompagnare la spiegazione e il modo in cui era seduto: aveva le gambe leggermente aperte, fasciate da una tuta nera, e il suo torace era stretto in una maglia a maniche corte bianca con il logo della Ferrari stampato sopra; era a dir poco bellissimo
<Bella, mi stai ascoltando?> disse ad un tratto
<Certo, perché non dovrei?>
<Forse perché te l'ho già ripetuto cinque volte?> risi nervosamente e il mio volto si tinse di rosso, così mi alzai sistemandomi la camicia e mi avviai verso i box della Mercedes in cerca di Lewis, ma Arthur volle accompagnarmi.
Quando in lontananza scorsi Lewis giocare con Eleonor mi maledii per non aver impedito al ragazzo di seguirmi
<Come sta? La bambina intendo> mi chiese mettendosi le mani in tasca, non distogliendo lo sguardo dai due
<Bene, grazie> sorrise appena non rivolgendomi nemmeno uno sguardo e io, come una stupida, gli chiesi se volesse salutarla
<Ti va di venire a salutarla?> non sapevo nemmeno io cosa mi fosse passato per la mente, ma lui accettò senza fare troppe storie e io me ne pentii nell'istante in cui El, riconoscendolo, gli si fiondò in braccio
<Arthur!!> aveva urlato lei con la sua vocina stringendogli la gamba destra, al che lui la fece volteggiare in aria e lei rise di gusto: mi sciolsi ancora una volta vedendola lì, tra le braccia di suo padre, anche se lui era all'oscuro di tutto.
Forse era il caso di dirglielo, pensai, ma non ero pronta, affatto pronta
<Sono bellissimi> sussurò Lewis nel mio orecchio sinistro, scacciando completamente i pensieri di qualche istante prima
<Lo so> ammisi poggiando la testa sulla sua spalla, godendomi appieno la scena

SEI SEMPRE STATA TU || Arthur Leclerc  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora