Rientrai in hotel alla sera e, nonostante non avessi molta fame, ordinai la cena a base di cannelloni della Provenza, zucchine grigliate e patate al forno consumandola in camera; il cibo era ottimo ma il mio stomaco proprio non ne voleva sapere di accogliere pietanze in quel momento così delicato. Tentai di avere una conversazione con Lewis ma dopo aver preparato la sua borsa in fretta e furia borbottando cose tra sé e sé mi lasciò lì come una statuina andandosene con il suo autista. Dopo aver recuperato El e ringraziato mia cugina le diedi un cannellone e qualche patata schiacciata per poi cambiarla e metterle il pigiama lasciandole guardare i cartoni sul mio letto; mentre mi lavavo i denti scrissi un messaggio al mio migliore amico:
Lew😻
come stai?
non so cosa ti sia preso ma vorrei parlarne.
quando ne avrai voglia io sarò pronta ad ascoltarti
buonanotte❤️Quando tornai in camera El era distesa con gli occhi chiusi sul letto, così con molta delicatezza la presi e la misi nel lettino, coprendola leggermente. Prima di addormentarmi mi apprestai a leggere qualche pagina di "La solitudine dei numeri primi"; una ventina di minuti più tardi spensi la lampada sul comodino e mi addormentai con il fruscio del vento. Durante la notte fui svegliata da diversi rumori provenienti dai piani bassi, così mi alzai e accesi la luce stropicciandomi gli occhi. Andai in bagno e mi sciacquai il viso, poi tornai al letto e controllai il telefono: un paio di richieste su Instagram e un messaggio da papà che diceva "hai per caso parlato con Lewis???" alle 00:09. El dormiva beatamente e quando anch'io stavo per riprendere sonno i rumori si fecero sempre più intensi e vicini; cercai di non farci caso ma mi fu impossibile, così infilai un pantaloncino e legai i capelli in una coda alta molto morbida; presi il telefono, il baby monitor e chiusi la camera scendendo di sotto. Seguii i rumori fino alla hall dove una ragazza con una cartellina in mano controllava che tutto fosse nella norma; sbuffava e i suoi occhi erano sbarrati, segno che non era proprio di ottimo umore. Mi avvicinai con cautela e cercando di essere il più gentile possibile le dissi
<Mi scusi, come mai c'è tutto questo rumore?> si girò di scatto e i suoi occhi da sbarrati si aprirono e tremarono impercettibilmente, poi nascose la cartellina sotto il braccio e si scusò ripetutamente
<Me ne rendo conto signorina mi dispiace molto. Non avrei mai pensato che avrebbero fatto le consegne alle 3:30 di mattina!> alzò il tono della voce riferendosi a colui che era tranquillamente seduto sui divanetti a guardare il cellulare
<Sì ma io e mia figlia staremo cercando di dormire> sorrisi falsamente e stringendo i pugni, mi stavo innervosendo; quella povera ragazza non c'entrava nulla e io me la stavo prendendo con lei
<Mi scusi, sono un po' stanca> alzai un angolo della bocca e la ragazza annuì senza dire nulla, poi spostò lo sguardo dietro di me
<Mi scusi signorina, state trasportando una mandria di cavalli o delle decorazioni per una festa?!> Pierre si avvicinò minaccioso a noi gesticolando
<Signore-> la bloccò all'istante e continuó a sbraitare senza curarsi dei ragazzi delle consegne che ci fissavano scioccati
<Signore un bel niente, lei sa chi sono io?? Bene, saprà anche che ho bisogno di dormire per guidare a 300 km/h, non posso di certo presentarmi al circuito come uno zombie!> era rosso dalla rabbia e aveva gli occhi sbarrati; la ragazza era palesemente in difficoltà così mi misi in mezzo
<Pierre, ti prego> gli sfiorai il petto e solo in quel momento sembrò accorgersi della mia presenza
<Bella? Io-> la giovane donna si scusò ripetutamente con noi per l'inconveniente e ci diede dei pass per la spa che avremmo potuto usare durante tutto il soggiorno in hotel, correndo via con dei fogli tra le mani
<Ti va qualcosa da bere?> mi ritrovai a dire di sì e insieme ci dirigemmo all'angolo bar dove anche qualcun altro si era rifugiato<Allora, come mai sveglia?> ci eravamo seduti su delle sdraio a bordo piscina sorseggiando i nostri drink analcolici
<Quei maledetti rumori mi hanno svegliata!> roteai gli occhi al cielo infastidita
<Dovresti dirglielo> disse non staccando gli occhi dall'acqua; a cosa si riferiva?
<Di cosa stai parlando?> incrociai le gambe e mi sistemai sul lettino per poterlo guardare meglio
<Lo sai!> disse girandosi verso di me e piantando i suoi occhi chiari nei miei
<No, non lo so!> insistei io; non avevo idea di cosa stesse parlando e la cosa non mi andava giù
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SEI SEMPRE STATA TU || Arthur Leclerc
FanfictionIsabella, a soli diciannove anni, si ritrova a fare i conti con una situazione difficile. Su di lei gravano il giudizio altrui, il peso delle aspettative e la consapevolezza di non essere ciò che gli altri desideravano che fosse. Al suo fianco un...