Sei come una peonia:
piena di bei petali
e sfumature di colore,
e con il tuo dolce profumo
rendi tutto miglioreQuella notte, Peonio non riusciva a dormire. Zeus era particolarmente adirato, perché tuoni e lampi infuriavano nel cielo, rimbombando per le valli e facendo tremare le pareti delle case. Il giovane botanico, che abitava isolato su una radura di un monte, quella sera avvertiva in sé una strana sensazione: un avvertimento. Sentiva il petto oppresso da una lieve ansia, per questo si preparò una tisana a base di melissa e valeriana. Poi si sedette nella sua modesta cucina, ad attendere che le erbe facessero il loro lavoro.
A mezzanotte passata udì l'eco di un nitrito disperato provenire da fuori. Qualcosa atterrò sul terreno ormai fangoso generando un lieve ciaf, che subito fece correre fuori Peonio. Davanti a sé trovò un carro trainato da quattro cavalli neri, e la possente figura di un uomo incappucciato che tentava di scendere facendosi leva su uno scettro. Subito lo andò ad aiutare. Lo prese sottobraccio e lo portò dentro la sua piccola dimora. Con non poca fatica riuscì a trasportare il corpo fino alla camera, per poi adagiarlo sul letto. Tolse il mantello e spalancò i suoi occhi dallo stupore perché si trovava al coapetto del Dio Plutone, sovrano degli inferi, che riconobbe per il diadema d'ebano che gli cingeva la testa.
Aveva il volto segnato dal dolore, che lo faceva ansimare e gemere. Peonio posò una mano sulla fronte che come sospettava bolliva, segno che un'infezione era in atto. Dapprima corse a prendere un panno bagnato da porre sulla fronte della divinità, poi ne scrutò il corpo trovando uno squarcio non molto profondo su un fianco.
Con un altro straccio asciugò il sangue nero che si stava lentamente seccando attorno alla ferita, e poi la tamponò temporaneamente con un pezzo di lino. Non appena vide che il sangue si stava fermando, scese di nuovo nel suo laboratorio e preparò il suo magico unguento alla Peonia. Il fiore che curava tutti i mali e che solo lui coltivava.
Pestò i petali del fiore rapidamente, raggiungendo in poco tempo una pasta omogenea che andò a spalmare sulla ferita di Plutone. In breve, i muscoli tesi del Dio s'allentarono e i suoi lamenti cessarono. Si addormentò e Peonio tirò un sospiro di sollievo, dal quale uscì anche stanchezza. Lieto di vedere che ancora una volta l'unguento alla Peonia funzionava, andò ad occuparsi dei cavalli portandoli nella stalla dove anche lui si coricò per la notte.Passarono due giorni da quella notte turbolenta, quando il Dio degli inferi si destò dal suo sonno. Trovandosi in un luogo sconosciuto, si alzò in cerca del padrone. Scese le scale e nella piccola cucina vide un giovane dalla lunga chioma castana, e vestito con una toga bianca. Peonio lo vide, e lo fece sedere a tavola porgendogli un bicchiere di tè di rose selvatiche e dell'uva.
<< Siete voi, che mi avete curato? >> domandò con la voce ancora debole il Dio.
<< Sì >> rispose Peonio.
<< Come vi chiamate? >>
<< Peonio, signore. Sono un medico >> s'inchinò
<< Che nome soave ed elegante.>> bevve un sorso del tè <<Cos'e quest'unguento che ha risanato la mia ferita?>>
<<Una mia invenzione, creata dal fiore che cura ogni male e alla quale ho dato il mio nome: Peonia >> il giovane ne prese uno in mano << Li coltivo solo io. Sono come figli per me >>
<<Quanta grazia e bellezza che sto vedendo, nel mio regno l'unico fiore è la mia regina. Il vostro animo è puro e coraggioso. Cosa posso fare per voi, Peonio?>>
<<Nulla, signore. Ma vorrei sapere in che modo vi siete procurato una tale ferita, che poteva esservi fatale>>
Plutone sospirò e attese di ricordare esattamente ogni avvenimento. Bevve un altro sorso del tè e poi cominciò a narrare dell'accaduto.
<< Ero andato a prendere l'anima di una donna che stava morendo, perché gravemente malata. Nemmeno il tuo fiore l'avrebbe potuta aiutare. Il marito non accettava un tale dolore, e così sguainò la sua spada arrugginita ferendomi poco prima di compiere il mio lavoro. Vedi, Peonio, alcuni di voi umani accettano il dolore, mentre altri lo rinnegano impazzendo fino al punto di compiere gesti estremi. Tutto per amore... E si, anche noi Dei sanguiniamo e amiamo.>> sospirò << Ora che tu mi hai aiutato, dovrò comunque attendere prima di scortare l'anima della donna nei campi elisi >>
<< La morte, tanto quanto l'amore, è un mistero che non potremo mai capire con una sola vita >> sentenziò timidamente Peonio.
<< Siete qui per questo e per vivere l'amore in modo incondizionato, giovane botanico. Ora però devo chiedervelo di nuovo: in che modo posso contraccambiare questo vostro gesto così virtuoso? >>
<< Signore, avete già fatto tanto e io non ho bisogno di nulla. La mia felicità sono questi fiori che coltivo con amore, ricevendo in cambio la loro bellezza e le loro proprietà. Voi avete bisogno di riposare ancora un po' e di riprendere le forze prima di tornare nel regno del sottoterra >>
Plutone rimase affascinato dalla purezza dell'anima di Peonio e con ammirazione lo ringraziò, tornando a riposare.
Il giorno seguente il Dio tornò nel suo regno, e promise che avrebbe ripagato in qualche modo le cure che gli erano state date.Tra gli uomini ben presto si sparse la voce del miracoloso potere del fiore coltivato da Peonio, e giunse anche all'orecchio dell'uomo che aveva osato ferire un Dio. Senza nemmeno riflettere s'incamminò, giungendo a casa del medico che stava badando alle sue peonie, cogliendo quelle in fiore.
<< Voi! Siete il medico che ha curato un Dio? >> urlò il vecchio affannato.
<< Sì >> rispose Peonio alzandosi "Cosa volete? E soprattutto, chi siete?"
<< Sono un pover'uomo, in cerca del fiore che tutti i mali sa curare, perché mia moglie sta morendo per una malattia che nemmeno gli Dei riescono a debellare. E uno di loro voleva strapparla dalle mie braccia prima del tempo>> .
A quelle parole, Peonio si mise subito in allerta poiché aveva riconosciuto che egli era colui che aveva provato ad uccidere Plutone. Prese un respiro profondo e poi educatamente rispose.
<< Può curare ogni male, ma non strappare alla morte >>
L'uomo allora si infuriò. Sguainò la spada arrugginita e si avvicinò al botanico, puntando con prepotenza la punta dell'arma sulla sua giugulare.
<< Preparate l'unguento, o io vi toglierò la vita>> lo avvertì con sguardo minaccioso e tono sadico.
Peonio era spaventato, ma la sua lucidità mentale gli fece venire in mente un'idea che lo avrebbe tirato fuori da quella situazione.
Fece accomodare l'uomo in casa e mentre fingeva di preparare l'unguento, mise a bollire del tè di cicuta. Se l'uomo ne avesse ingerito una piccola dose sarebbe stato stordito per il tempo necessario a far fuggire Peonio.
L'uomo accettò la bevanda, ma prima che il giovane potesse avvertirlo l'uomo bevve l'infuso tutto d'un sorso. Peonio però non si scompose, non doveva destare sospetto.
Passò ancora qualche minuto. Il vecchio iniziava già a mostrare segni di stanchezza. Era il momento di agire.
<< Vado a cogliere altre peonie, queste non bastano >>
<< Vi seguo >>
Giunti in giardino, l'uomo iniziò a barcollare e a vedere sfocato. Confuso e più adirato di prima, si scagliò nuovamente contro Peonio puntandogli l'arma contro.
<< Voi, viscido schiavo di un Dio! Volevate uccidermi! >> strillò con la bava alla bocca.
Peonio, terrorizzato, cercava invano di negare mentre alzava le mani in segno di resa. Ma il vecchio era fuori di sé. Non ragionava. Continuava a premere la punta della lama che brandina contro il medico.
<< Ora la pagherete cara! >>
Queste le parole che disse mentre infilzava il povero Peonio sotto il costato, causandogli una ferita che lo avrebbe lasciato morire lentamente tra i suoi amati fiori. Subito dopo però il vecchio si accasciò a terra, morendo. La cicuta aveva fatto effetto, anche se troppo tardi.
Peonio nel vedere la scena sorrise. Poi anche lui crollò sulle sue ginocchia, con il sangue che sgorgava dalla ferita. Plutone non giunse in tempo per fermare quel pazzo. Arrivò per prendere il corpo del giovane poco prima che si potesse deprimere sul prato.
Il Dio scoppio in lacrime, con il capo di Peonio che riposava sulle sue ginocchia.
<< Oh Peonio! Se fossi giunto prima... Cosa ho fatto? >>
<< Non dica così... Signore >> gemette Peonio << L'uomo che non ha saputo ascoltare il suo dolore, è diventato veleno di sé stesso >> disse con l'ultimo flebile filo di voce, prima di voltarsi a guardare i suoi fiori un'ultima volta. Espirò dolcemente, come il profumo dei petali che usava per guarire. Plutone sapeva di non poter fermare la morte, ed era addolorato che un animo così puro fosse deceduto per un gesto vile. Si girò a guardare le peonie e un sorriso si disegnò tra le lacrime.
<< Io non posso guarirti ormai, ma renderò eterna la bellezza della tua anima così che tutti ammirino Peonio. Il medico degli Dei. Colui che amava, curando tutti quelli che ne avevano bisogno >>
E trasformò il giovane in una Peonia eterna, dai petali tinti da splendide sfumature rosa, uniche come il colore che aveva visto nell'anima del giovane medico.
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Se i fiori potessero parlare
RomanceCosa raccontetebbero i fiori, se potessero parlare? Quali storie si nascondono tra quei petali di ogni colore? Storie di amori impossibili, di amori spezzati, ma anche di quegli amori eterni che vivono ancora, in quelle parole che cercano di far vol...