"Mi senti? Mi senti, Hikaru?"
È stato bello, Hikaru. È stato magnifico.
Ora che è tutto finito, lo posso confermare: con te ho passato i migliori momenti della mia vita.
Non con Shusaku.
Ed è per questo... è per questo che sto... piangendo?
Si, proprio così.
Credo sia la prima volta che piango non per il go.
Per me ora sei speciale, tanto quanto il go.
Non ritornerò mai più sulla terra, in quella sottospecie di vita che avevo.
Questa è, in un certo senso, la mia morte definitiva.
Non so come lo so e perché, ma sento che è così.
Ora... dove mi trovo?
Pensavo che dopo la morte, che dopo aver raggiunto il mio scopo, gli dei mi avrebbero impedito di vedere e pensare come invece sto facendo ora.
Anzi, pensavo proprio che non sarei esistito più, mi è sempre stata raccontata così la morte.
Invece eccomi qua.
Dove sono? Che posto è questo?
Davanti a me ci sono tantissimi quadrati, e io sto volteggiando sopra di essi.
Questi quadrati si estendono per moltissime miglia davanti e tutt'intorno a me: non ne vedo la fine, in nessuna direzione, sembrano andare all'infinito.
Per qualche motivo, però, questi quadrati hanno qualcosa di familiare.
Riguardandoli, mi rendo conto che non sono proprio quadrati, ma rettangoli.
Effettivamente, tutto il pavimento di rettangoli intorno a me è simile ad un goban.
Cosa ci faccio sopra un goban? Perché sono qui, non dovrei non esistere più? Questo è veramente un goban?
Comincio a farmi mano a mano sempre più domande, non so cosa devo fare e perché sono qui.
E poi, questo goban ha qualcosa di decisamente fuori dal comune: le dimensioni.
Non riesco a vedere confini, per quanto mi sforzi di guardare sempre più lontano, è come se non ci fosse il contorno.
Che cosa significa? Questo goban è forse infinito? O ha dei confini che non riesco ancora a vedere? Sempre che sia un goban.
Comincio a fare delle ipotesi su dove mi trovo, magari la mia tomba ha il pavimento conforme ad un goban, come segno di riconoscimento per il mio go.
Ma non mi sembra di essere in una tomba.
Sono sempre più confuso, quando ad un certo punto vedo che compare una pietra sul presunto goban.
È una pietra nera, ed è effettivamente uguale alle pietre del go.
È una normalissima pietra di go su un goban che non è affatto normale.
Provo a toccarla per capire il materiale, e non mi sembra neanche di altissima qualità, è fatta di ardesia, sì, ma ho visto pietre migliori.
Prima di cominciare, però, voglio capire se è davvero infinito e quanto è grande questo goban.
Comincio ad allontanarmi dalla pietra fluttuando, cercando dei confini.
Mi allontano, mi allontano ancora e ancora.
Ma dopo poco, circa un quarto d'ora, decido di ritornare dov'ero prima.
E non perché sia stanco, non sento la stanchezza fisica da 2000 anni.
Piuttosto perché ho capito che è inutile, e che se ci sono dei confini è inutile che mi metta a cercarli, non otterrei niente e non mi serverebbe a molto.
A quel punto torno dalla pietra nera che ha messo qualcuno prima.
Sono confuso e infastidito dal non capire la mia situazione, ma continuo a giocare perché mi sembra l'unico modo che ho per ottenere nuove informazioni.
Provo a fare la mossa più sensata che mi venga in mente, ovvero conto 12 punti dalla pietra nera iniziale e muovo nella dodicesima, siccome nel goban abituale questa mossa corrisponde ad una mossa buona. (Hoshi in risposta ad un Hoshi, anche se di norma preferisco il komoku, cerco di fare le cose più semplici: senza contare che il komoku senza l'angolo non ha molto senso come mossa, mentre l'hoshi punta all'influenza, che in un goban senza confini credo sia l'unica cosa fondamentale.)
Non saprei spiegare come ho mosso, ma è come se avessi solo pensato di mettere la pietra lì e fosse comparsa dove doveva.
E subito dopo aver mosso, vedo una pietra comparire sempre a 12 punti di distanza dalla mia e sempre nella stessa linea.
Una mossa che, a differenza delle altre due, non sarebbe stata possibile in un goban normale dalle normali dimensioni.
Sono effettivamente un po' stranito, all'inizio, nel vedere delle mosse così ampie, non ci sono abituato.
Ma rimango comunque il miglior giocatore di go mai esistito, non mi lascerò certo intimidire così.
Provo a capire se la mia pietra può già essere attaccata, anche da due così lontane.
Alla fine mi sembra di no, così decido di fare una cosa che volevo già fare prima.
L'obiettivo è coglierlo di sorpresa.
È una cosa che si può fare anche sul goban standard, ma qui sembra tutt'altra cosa: fare tenuki, andare da un'altra parte, e siccome da un'altra parte potrebbe essere dappertutto, mi muovo il più lontano possibile.
Volo per tre minuti, poi faccio una mossa.
E lui risponde di nuovo subito, con una mossa ancora più lontana.
Riesco a vederla a malapena, nonostante l'orizzonte sia illimitato.
Ho l'impressione di non essere riuscito a coglierlo di sorpresa.
È probabile infatti che il mio avversario abbia già giocato altre volte in questo goban, e ci abbia dimestichezza.
A questo punto, la cosa migliore credo sia muovere come muove lui.
Decido quindi di muovere un'altra mossa assurdamente lontana dalle altre.
Vedo che anche lui fa lo stesso, e allora decido di farlo anch'io.
Continuiamo così per un po'.
Io continuo a non capire che cosa sto facendo, perché sto giocando a questo go, e se sto giocando bene.
Mi sembrano un mucchio di pietre senza senso.
Per la prima volta nella mia semivita sono insicuro del mio go.
Sempre che questa cosa senza senso si possa poi definire go.
Continuiamo a muovere sempre più mosse, e sono sempre più infastidito, ma questo fastidio presto si trasforma in inquietudine, insicurezza.
Fino a quando non la vedo.
La mossa migliore che io abbia mai visto.
Fino a quando non capisco.
Questo gioco, un misto tra il go e la perfezione stessa.
Ora ho capito tutto, tutto il gioco a cui ignaro ho giocato finora.
Il go infinito, il go divino.
Tutte quelle mosse apparentemente assurde, ora le vedo con una scala radicalmente diversa.
E la mia mossa iniziale, non ho mai visto una mossa tanto peggiore, neanche quelle che faceva Hikaru all'inizio.
È la peggior mossa immaginabile, sempre se sia definibile mossa.
Come potrei dire, è come se avessi mosso dove aveva già mosso lui.
E lui, con la sua seconda mossa, l'aveva sfruttato muovendo di nuovo dove aveva appena mosso.
Era come se avesse mosso due volte nello stesso punto, facendo scomparire la mia pietra.
Somigliava a un damone nella dama.
Ecco, era un damone nel go, con sole due pietre aveva la forza di 10 ponnuki.
Questo è capace di fare questo go.
E questa mossa, appena fatta da lui, è semplicemente la mossa migliore che io abbia mai visto, la mossa che mi ha fatto vedere e mi ha reso capace di giocare a go, il vero go.
Eppure non era nient'altro che un sasso.
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Hikaru no go || Il go infinito
RandomQuesta breve storia è ambientata dopo il manga numero 15 di Hikaru no go, mi sono immaginato cosa potrebbe essere successo a Sai dopo la sua scomparsa Buona lettura