Il sedile della carrozza non era così comodo come lo ricordava. Viaggiare in carrozza era così: un continuo, tremendo e fastidioso sobbalzare. Almeno era morbido, ma lo stretto spazio costringeva le due donne al suo interno a dover mantenere la stessa posizione per giorni, sedute mentre le loro vesti occupavano gran parte dell'ambiente a loro disposizione. Erano passati tredici anni dall'ultimo viaggio in carrozza di Freya, molte cose erano cambiate da quel fatidico giorno in cui una donna misteriosa l'aveva accolta nella sua dimora. Di punto in bianco la bambina si era ritrovata immersa in una vita invidiabile: viveva in un palazzo, aveva le sue stanze personali, delle dame da compagnia e una genitrice amorevole.
Mevelyn di Erdya era una grande donna: molto giovane, era la secondogenita dei sovrani di Erdya, regno limitrofo a Iwardesc e quasi pari ad esso per prestigio e progresso. La donna portava sempre i suoi lunghi capelli ramati sciolti sulla schiena, acconciati con delle piccole trecce che le incorniciavano il capo come un diadema; il volto aveva lineamenti gentili, la sua forma a cuore era resa ancora più bello dal sottile naso a punta e dalle labbra carnose; punto focale, però, erano gli occhi, che portavano il colore della sua casata d'origine, il viola.
"Odio i viaggi in carrozza" la frase pronunciata dalla mentore la fece sorridere moderatamente: nascosta dal ventaglio di piume dorato poté osservare senza alcun problema la smorfia di Mevelyn, che cercava di allungare le gambe sotto la voluminosa gonna lilla mentre con una mano andava a toccarsi dolorante la schiena, dove i lacci che trattenevano il vestito erano stati tirati così tanto da scavare un solco sulla pelle lentigginosa della rossa. "Avresti potuto pensarci prima: sono sicura che Taydeon ci avrebbe fatte arrivare a corte in men che non si dica." Chiuse il ventaglio mentre le parole lasciarono la bocca di Freya con una certa ironia: una ciocca di capelli corvini venne spostata dietro al proprio orecchio mentre un lieve sorriso accompagnava le sue parole verso la compagna di viaggio. Come previsto, quella alzò gli occhi al cielo davanti alla sua sfrontatezza, eppure la vide sorridere appena nonostante la mancata risposta.
Freya era cresciuta nel castello di Erdya: i primi giorni trascorsi lì furono un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Dormire in un vero e proprio letto era un lusso per lei, così come riuscire a mangiare tre volte al giorno, e avere più di una stanza a sua disposizione -a dire il vero, nella sua vecchia casa la stanza era una per tutti. Le prime settimane trascorsero velocemente, creando una routine senza fine composta da cibo e sonno infestato da incubi; dopo, ebbero inizio le lezioni. Insegnanti di ogni genere varcavano le porte della grande biblioteca del palazzo, avevano il compito di insegnarle tutto ciò che potesse servire nella vita di corte: ricamo, etichetta, portamento, arte, musica, letteratura e decine di altre materie che aveva dovuto sopportare per anni. D'altronde la piccola Freya aveva raggiunto la corte dopo aver superato i cinque anni, aveva almeno due anni di lezioni arretrate che doveva recuperare a tutti i costi.
"Sei emozionata?" I pensieri vennero nuovamente interrotti dalla voce soave di Mevelyn "Dovremmo essere quasi arrivate, chissà quale grande festa avranno preparato per noi, Freya" l'eccitazione della giovane donna non poteva passare inosservata: le gote arrossate e il continuo movimento delle sue gambe mostravano totalmente il suo stato d'animo, comprensibile anche da chi l'avesse vista per la prima volta. Il motivo del nostro viaggio proprio non poteva essere dimenticato dalla mente della giovane Freya, che non pensava ad altro da mesi. Non comprendeva la felicità di Mevelyn, ma un po' era rassicurata da questo suo stato d'animo: lei ci era già passata e il fatto che non si stesse disperando per lei, ma che addirittura ne fosse entusiasta, la rendeva leggermente meno nervosa. "Spero di potermi ritirare presto nelle mie stanze. Il viaggio mi ha stremata e non reggerei ore di banchetto." Fu il meglio che la sua mente riuscì a produrre. Freya non era felice, non era quello che desiderava per la sua vita, ma forse sarebbe potuto risultare molto utile per i suoi scopi. "Dicono che sia molto bello, sai?" La corvina alzò gli occhi al cielo. "Lo dicevano anche dello Stregone Rami: eppure penso che tu ricordi perfettamente il suo aspetto fisico." Una lieve risata lasciò la sua gola, soprattutto alla vista dello sguardo disgustato della donna che aveva di fronte. Quella frase bastò a farla tacere per il resto del viaggio: con lo sguardo perso nel vuoto Freya sapeva bene quali immagini passavano per la mente della reale, cosa stava immaginando, e le smorfie sul suo volto la fecero sorridere.
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La rivincita dell'astro marino
FantasyIn un regno lontano, fuori dal tempo e dal mondo che conosciamo, la piccola Freya assiste alla morte della madre, voluta dal terribile re di Iwardesc. Rimasta orfana viene buttata per strada, dove vive da sola per alcuni giorni protetta soltanto dal...