Two strangers

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[Storia ripubblicata perché Wattpad ha ben pensato di rimuoverla senza alcun motivo apparente :) *inserire qui emoji del dito medio*]


10 giugno 2022, ore 3:48, The Mayflower Pub, Londra, Inghilterra.


«Ehi? È arrivato il momento».

Harry lanciò un'occhiata a Greta, la sua titolare, e tirò un lungo sospiro. «Devo proprio?»

«Oh, sì, devi proprio» replicò con tono di lamento. «Ho sonno, e Matilda starà aspettando il mio ritorno».

«Tua figlia?» chiese a sopracciglia stropicciate. Non ricordava che la donna avesse mai fatto menzione di una ipotetica prole.

«La mia gatta» specificò quella, puntellando un gomito al bancone. «Sono stanca. Riferiscilo al ragazzino insonne, così torniamo tutti a casa, eh?»

La studiò, trasferendo la lingua lungo tutta l'arcata dentale superiore. Lavorava in quel pub quaranta ore a settimana, e il bello sconosciuto approfittava del suo turno ogni sera, trafficando con i tasti di un laptop e lo smartphone, sempre a portata di mano. Non conosceva il suo nome, né quanti anni avesse, ma era certo di non poterne contare tanti di più rispetto alle diciannove candeline che aveva spento sull'ultima torta di compleanno. Sapeva solo che, ogni volta in cui incrociava il suo sguardo, s'imbatteva nel blu più fulgente che avesse mai avuto il privilegio di ammirare.

Diventava goffo, in sua presenza. Maldestro. La sera precedente, per esempio, aveva rovesciato metà pinta di birra sul ripiano del tavolo, rischiando di guastare gli ingranaggi del suo portatile.

Si era scusato mille volte, ricevendo in cambio la sua indulgenza bollata da una voce leggera, intrigante.

L'idea di dover avvicinarsi per esortarlo a lasciare il locale lo rendeva irrequieto, a dir poco.

«Sei tu la proprietaria, giusto?» tentò, aggrappandosi a un lembo della maglia nera, quasi volesse stracciarla.

«Mio fratello è il proprietario» rettificò Greta, ruotando sul lato opposto. Fece lievitare i capelli neri, adottando un atteggiamento drammatico, e lo lasciò solo, in balia delle proprie insicurezze.

Harry raccolse un ampio respiro e chiuse gli occhi.

Puoi farcela. È solo un ragazzo. Hai bevuto tredici shottini di tequila. Puoi affrontarlo.

Si voltò, con il busto e le gambe dure come mattoni. Avanzò sul soppalco foderato di gomma e discese lo scalino, approntando la frase nell'intimo dei propri pensieri, prima di esporla a voce.

Il ragazzo era impegnato a digitare i pulsanti della tastiera. Non si era nemmeno accorto della sua intrusione. I capelli color sabbia cascavano a rasentare le sopracciglia, le dita magre tessevano come ossesse. Harry si trovava in piedi, sul versante opposto, e riusciva già ad annusare il suo profumo forte, piacevolmente fruttato e legnoso.

«Ehi» esordì, con l'intento di attirare la sua attenzione. L'altro trasalì e smise immediatamente di pizzicare i tasti. Nel momento in cui i loro sguardi collisero, il suo cuore cessò di battere. «Stiamo per chiudere».

«Oh...» mugolò il ragazzo, approssimando il viso allo schermo. Le iridi divennero viola, e i lineamenti risultarono vividi, guarniti dal riverbero bluastro. «Sì... è tardi. Mi dispiace».

«Non hai motivo di dispiacerti» rassicurò, accomodandosi sulla panca di legno per confortare le gambe fiacche: in parte perché era stanco, e in parte perché si sentiva debole. Debole, davanti a cotanta bellezza. «Che cosa stai scrivendo?»

Two strangers [Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora