Control.

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«C'è nessuno?»

Simone era appena entrato in quel negozio su cui, qualche giorno prima, aveva visto affisso un avviso d'affitto: il proprietario aveva bisogno di dividere il locale con qualcun altro e, visto che Simone necessitava di un posto poco costoso in cui lavorare, pensò bene di informarsi.

Aveva da poco preso la licenza per poter fare piercing in modo professionale.
Fino a quel momento aveva lavorato in casa ma poi era stato sfrattato e il monolocale in cui viveva adesso non era proprio adatto a lavorare.

Fortuna che aveva messo un po' di soldi da parte e poteva permettersi alcune spese e sperava che, se il proprietario gliel'avesse permesso, con quel nuovo posto in cui lavorare avrebbe guadagnato qualcosina in più per permettersi di fare una vita un pelino più agiata.

Aveva già dei clienti di fiducia e sperava che questi, una volta saputo del suo nuovo studio, avrebbero fatto in modo di far girare la voce così da portargli nuova gente, più lavoro.

Le pareti di quel luogo erano tappezzate da disegni fatti a matita, alcuni anche un po' inquietanti ma proprio quelli erano i suoi preferiti.
Era ben arredato, accogliente.

«Oh ciao, scusami sto lavorando pe' questo nun so' venuto subito. Dimmi tutto»

Un ragazzo alto si palesò davanti gli occhi di Simone che per un brevissimo istante trattenne il respiro senza sapere il motivo.
Aveva i capelli ricci lasciati un po' allo sbaraglio, poco curati ma non per questo meno belli. La barba ben sagomata, delineava il viso proporzionato, il viso bello del ragazzo che aveva di fronte.
Due cerchi gli pendevano dai lobi delle orecchie e a risaltare agli occhi di Simone fu il piercing alla lingua - anche quello gli fece mancare il fiato.
Le parti del corpo a vista da sotto gli indumenti ricoperti di tatuaggi, erano ben fatti - si vedeva - e ben incastrati tra loro.

«Sì — uhm, mi chiamo Simone e ho letto l'annuncio appeso fuori e avrei bisogno di informazioni, cerco il proprietario» disse

«So' io» rispose il riccio, anche un po' deluso in quanto pensava di aver a che fare con un cliente «Famo così: te metti comodo e m'aspetti qua mentre io finisco de lavorà così possiamo parlà tranquillamente. Sto pe' finire»

«D'accordo» annuì Simone

L'altro ragazzo fece scorrere lentamente lo sguardo su di lui per una manciata di secondi prima di girare i tacchi e sparire dietro una tenda colorata che, a causa del movimento provocato dal suo passaggio, tintinnò provocando un rumore a tratti insopportabile.

Simone prese posto su quella poltroncina addossata ad una parete e prese a guardarsi intorno curioso.

In filo diffusione una stazione radio che passava tutti i generi musicali: dal rock al pop, dalla musica italiana all'indie.
Mischiata alla musica, il rumore della macchinetta per tatuaggi proveniente dallo studio che Simone immaginava fosse nascosto proprio dietro quella tenda.
E lo conosceva benissimo quel ronzio che spesso lo aveva aiutato a spegnere i pensieri mentre quella macchinetta marchiava il suo corpo a vita.

Anche lui aveva dei tatuaggi, concentrati più sulla zona superiore: sulle braccia, sul collo e sul petto.
Ad essere ancora immacolate erano le gambe ma, in quel momento, dopo essersi guardato intorno e aver potuto constatare quanto belli fossero quei disegni, iniziava a valutare l'idea di farsene altri proprio sulle gambe e proprio per mano di quel ragazzo che poco prima aveva occupato la sua vista.

L'aria era inebriata da un odore di incenso che a Simone iniziava a provocare un leggero prurito al naso, non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato da quando era seduto lì.
Stava pure iniziando a valutare l'idea di andare via ma, proprio in quell'istante, il tintinnio provocato dalla tenda arrivò nuovamente alle sue orecchie attirando la sua attenzione.

Control || Simone x Manuel || OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora