Premessa: la storia è divisa in cinque parti. Una alla vigilia dei settantaquattresimi Hunger Games, due durante Mockingjay - al Distretto 13 - e due post!Mockingjay.
Questa storia partecipa all'iniziativa "Caro Babbo Sirenetto..." indetta dal gruppo facebook The Capitol
con il prompt: Finnick/Annie - immagine.
{ Avvertimenti: rating arancione; genere a preferenza; no horror, parodia et similia. }
« In riva al mare coloro che si amano si prendono per mano, si sussurrano segreti si si dicono "ti amo" al cospetto dell'orizzonte, che unisce mare e terra. »
~ Alessandro D'Avenia; "Ciò che inferno non è"
Il canto di un gabbiano che sorvolava la superficie del mare ruppe per un istante il silenzio che si era venuto a creare.
Normalmente, la spiaggia del Distretto 4 non era così tetra e cupa e, persino nelle buie sere d'inverno, il luogo era animato dal chiacchiericcio dei pescatori che tornavano a casa, da quello dei bambini che giocavano o dei giovani che semplicemente volevano ritagliarsi del tempo libero per stare tutti insieme.
Quella sera, invece, non un'anima vagava per quel luogo; nessuno osava avventurarsi in giro in quelle sere così lugubri: tutti preferivano stare a casa, passare del tempo insieme sperando che i propri figli non venissero estratti alla Mietitura del giorno dopo.
Eppure, nemmeno la tristezza di un evento tanto nefasto avrebbe mai cancellato la sublime bellezza di quel luogo al calar delle tenebre: il sole, che tramontava oltre l'orizzonte, tingeva l'acqua di vermiglio, creando dei giochi di luce che rendevano la spiaggia un luogo incantato.
Finnick amava quei momenti: per un istante, la malinconia e la paura per il giorno dopo se ne andavano.
Non che lui dovesse essere terrorizzato: in fondo erano ormai passati nove anni da quando Snow aveva posto sul suo capo la corona da Vincitore, guardandolo negli occhi con le sue iridi da serpente. Tuttavia, quel copricapo dorato non era bastato. Trionfare alla sessantacinquesima edizione degli Hunger Games era stato solo l'inizio di una nuova, lunga, orribile avventura, che si consumava nelle sere d'estate, tra un tentativo di salvare i tributi e l'altro, nelle eleganti camere delle ricche donne di Capitol City.
Al solo pensarci, il ventitreenne sentì un brivido freddo corrergli lungo la spina dorsale e strinse ancora di più le ginocchia al petto – un gesto a lui troppo familiare, quello: non erano rari i momenti in cui la marea dei suoi ricordi si faceva strada, inesorabile, nella sua mente e lui si ritrovava rannicchiato come un bambino, cercando di tenere furi tutte quelle immagini terribili che ogni notte andavano a trovarlo.
Concentrò l'attenzione sul mare, sul sole che ormai era quasi del tutto tramontato, portando via con sé anche il riflesso rosso sulla superficie acquatica.
Capitava, talvolta, che Finnick volesse immergersi in tutta quell'acqua e non uscirne mai più. Quando i ricordi si facevano troppo insistenti, quando il sangue di chi aveva ucciso e chi aveva amato e perso tornava dinnanzi ai suoi occhi, lui voleva solo andare lì e lasciarsi avvolgere dal silenzioso abbraccio degli abissi. Sarebbe diventato acqua; limpida, pura, inumana acqua. Ma Finnick sapeva che il mare, in realtà, non era del tutto inumano: lui era sempre lì, come un amico, pronto ad accoglierlo nei momenti in cui i ricordi si facevano più insistenti, in cui anche solo svegliarsi e tirarsi fuori dai suoi incubi era una sofferenza. Sogno o realtà non faceva la differenza: era tutto un incubo.
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Dove il cielo incontra il mare
FanfictionFinnick/Annie ♥ "La mano destra della ragazza corse a cercare quella del ventiquattrenne, con premura, e le loro dita si intrecciarono nuovamente, come una rete da pesca. Erano nodi che nessuno avrebbe potuto strappare, nemmeno le rocce laddove l’ac...