Ad E.,
L'inaspettato dei miei diciott'anni,
Tutte le parole che (non) ci siamo detti,
Il mio ultimo mate in Uruguay,
Le risate che partivano dagli occhi,
L'avversario di lunghe partite a calcetto,
Il compagno di ping-pong,
E l'ultimo abbraccio prima di partire.
Tutto quello sentivo nascere,
Continuando a scaldare l'acqua all'infinito.
(Ma anche alla mia casa lontana dall'Italia, alle mie persone distanti. Vi amo, mi mancate ogni giorno. Hasta pronto, país querido).. ࣪𓇻 ݁ ✶ ⌒ 🧸 ꕤ
"¡Ay!, cuántas cosas perdidas
que no se perdieron nunca.
Todas las guardabas tú.
[...]
Todo por perdido, todo
en el haber sido antes,
en el no ser nunca, ya.
[...]
En ti seguían viviendo.
Lo que yo llamaba olvido
eras tú.""Ah!, quante cose perdute
che perdute non erano.
Tutte le serbavi tu.
[...]
Tutto perduto, tutto
nell'essere stato un tempo,
nel non esistere più.
[...]
In te continuavano a vivere.
Ciò che chiamavo oblio
eri tu."Pedro Salinas, La voz a ti debida
Dritto qui. Hey! Non dimenticarmi. Mi vedi?
No!
Aiutami a risalire. Il tempo scorre. Mi scappa dalle mani. La gola si secca. Mi vedi?
Metti le ultime cose in valigia.
...
È sera. La sera che anticipa la fine del mondo. Il letto in camera è stranamente in ordine. La valigia nera, plasticaccia che nel viaggio sicuramente si rovinerà, è stracolma di vestiti per tutte le stagioni. Bisogna andare a casa.
Sono le undici. Le lacrime si sono già seccate sulle guance: anche loro si sono arrese. L'orologio mi punta il suo grilletto sulla tempia. Ma non morirò, è solo il brivido di guardare giù dal burrone.
Guarita dalla cecità, è tempo di andare. Mi copro la vista. Voglio tornare indietro, ma non è possibile (come neppure andare avanti).
Vorrei che succedessero tre cose in questo momento: vorrei scoprire che era tutto uno scherzo e poter rimanere, vorrei che la valigia si chiudesse senza troppo sforzo e che la mosca che gira e gira e gira uscisse dalla finestra. Vorrei che non capitasse una cosa, però.
Vorrei non doverti incontrare.
Ho camminato vari sentieri fino a questo momento e mi sono persa in ognuno di essi. Non ho capito questo posto, fino a quando ho realizzato che i luoghi non sono altro che le persone che lo abitano. Tu per me sei qui. Ora. Adesso. Un presente che si allunga e si ferma, rimane invariato perché il tempo non lo vivrò più qui. E se tu sei qui ora, adesso, potresti rischiare di non sovvertire mai il tuo stato.
Cancella. Cancella. Cancella. Ignora. Hey! Mi vedi?
Chiudo la valigia. Ed è mezzanotte passata. Il treno parte all'1:30. Sta finendo il mondo silenziosamente.
Cambio di scenario.
Siamo in un giardino ai margini del mondo. Alle nostre spalle, una casa. Chissà di chi è. All'interno c'è un gran vociare che mi scalda il cuore. Mi scalda il cuore guardarti. Mi mordo la lingua come se avessi detto o pensato o pensato d'aver detto una parolaccia.
Il vento soffia forte. Ci copriamo. Beviamo tè caldo. Il mondo continua a girare e noi non ce ne rendiamo conto.
G
I
ÙRidi. La tua risata si amplifica nello spazio e si perde nei fili del tempo. Parliamo di sciocchezze, di grandi banalità importanti. Ci nascondiamo dietro la forza della frivolezza - è questo il modo di parlare di fatti essenziali, di ciò che ci gravita intorno ed ignoriamo.
È come nascondere la polvere sotto il tappeto.
Ti scotti col tè. La pelle della tua mano si arrossa ed io inizio a studiarla delicatamente. Ridiamo. E il tempo si riavvolge e torna indietro e siamo compagni di banco alle elementari (anche se ti ho conosciuto superata la soglia dei vent'anni) e disegniamo nuvole verdi con pennarelli scarichi.
Le tue labbra si allargano e il tuo sorriso è tutto a finestrelle. Anche il mio lo è. Scriviamo i nostri nomi sul foglio. Ancora non sappiamo che ci saremo dimenticati.
Scappiamo via dalla Storia.
Esco dalla porta di casa. Prendo un taxi per andare in stazione. Io sono di nuovo io e tu sei di nuovo chi non voglio incontrare. Il cuore palpita. Mio malgrado, sopravviverò.
Le lacrime si accumulano scomode dentro ai miei occhi. Sono stanchi, perché sanno che avranno quelle fastidiose compagne ancora per molto. Già non ti vedo più. Ti sei perso nel cestino dei ricordi. Quel cestino è tutto quello che ho.
L'ho chiuso e non posso riaprirlo. La fermata dell'autobus mi sembra una condanna al patibolo.
Aspetto. 1, 2, 3, 4
1, 2, .... 3, 4
1, 2, 3,
4
Non c'è nessuno.
Tu che saresti stato tutte le mie strade.
Ora mi rimane solo una busta chiusa, un fiocco rosa gentilmente lo cinge. È l'una. Ho ancora un po' d'aspettare. Apro l'involucro giallo. Una lettera. Una grafia: la tua, sempre disordinata, che preme con forza sulla carta.
Forse ti aspettavi che non ci saremmo visti. Forse ti sei già detta che il mondo non gira intorno a te. Mi dispiace, questo è tutto ciò che posso offrirti (per ora).
Il tempismo non è stato magnanimo - guardi l'orologio più vicino che hai; di fronte a te, lontano, o al tuo lato, estremamente vicino - e lo sai anche tu.
Tuttavia, non posso lasciarti andare senza che tuStrappo la pagina. Non ne voglio sapere nulla.
Piango e sono arrabbiata. Dove sei? Perché il dolore mi strozza il cuore?
Perché pensavo che il cestino fosse vuoto. Invece era pieno di te.
Tu, tutte le mie partenze e ogni mio ritorno. Gli sguardi nostri che giocavano insieme. Le nostre parole che si ingarbugliavano con affetto. Noi, che tutto sommato non ci siamo mai capiti. Ci diciamo queste cose nel nostro linguaggio non verbale, mentre arriva l'autobus e ti sento esistere più che mai.
Quando mi siedo sul comodo sedile rosso, mi convinco che anche prendere una strada diversa dalla tua è sceglierti. Che tutte quelle cose che non ci siamo mai detti, sono ancora da dire. Che ricordando i tuoi occhi non perderò mai la strada.
Piango, allora. La distanza fisica mi lacera, ma ogni sangue che sgorga nuovo mi dà la speranza che tutto si possa sanare.
L'una di notte non è mai stato il nostro orario, noi che amiamo vivere il giorno e bere tè davanti a case una volta o mai esistite.
ৎ୭
Ringrazio in modo speciale chi abbia deciso di usare il suo tempo per leggere questa storiella; c'è tanto di me, ed è molto più personale rispetto al solito.
Se vi ha fatto sentire qualcosa, ne sono onorata - tutti abbiamo qualcosa di caro che ci è stato strappato o che abbiamo dovuto abbandonare, no?; una bella storia, arrivata al momento sbagliato...
Ci vediamo, sentiamo e scriviamo alla prossima storia. Intanto, non esitate a lasciare pareri o commenti! Ci terrei tanto, tanto. <3

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LA RAMBLA SUI TUOI OCCHI
Historia Corta[ORIGINALE] «Tu, tutte le mie partenze e ogni mio ritorno. Gli sguardi nostri che giocavano insieme. Le nostre parole che si ingarbugliavano con affetto. Noi, che tutto sommato non ci siamo mai capiti. Ci diciamo queste cose nel nostro linguaggio no...