Prologo

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Napoli, 26 Ottobre 2019.

«...Guardame nfaccia e firnimmla
È meglio tutt'a verità
E nun te preoccupa si già e' decis
Primm ca tu mi lass t lass ij...»

Il freddo invernale accarezzava i corpi dei due ragazzi, isolati in un angolo dell'immensa terrazza della villa che aveva ospitato quella sera stessa la festa per i diciotto anni del primogenito di casa Ricci.

«Che tieni? Perché mi guardi così? Ti ho visto strano per il resto della sera» lo guardò aggrottando lievemente le sopracciglia, mentre a tutte quelle domande il ragazzo smise di osservarla e si avvicinò a lei stringendola forte. La stava osservando per stamparsi l'immagine di lei in testa, si chiedeva quando l'avrebbe di nuovo rivista, così la strinse forte a sé, perché il pensiero di starle lontano lo tormentava. Chissà quando l'avrebbe riabbracciata o se mai l'avrebbe più fatto.

«Cre nun t pozz guardà? Le cose belle vanno guardate» lo disse con uno sguardo così intenso che la ragazza sentì una fitta allo stomaco, poi si lasciò cullare dalle braccia strette attorno a lei del ragazzo nettamente più alto.

Alzandosi un po' sulle punte dei piedi, per quanto i tacchi le permettessero, gli lasciò un bacio tenero sulle labbra. Nonostante ciò sentiva che qualcosa non andava, che la sua testa era altrove e il fatto che quello sguardo cupo e serio non gli si toglieva dal volto ne era la conferma. Si chiedeva che cosa fosse successo.

«Cì lo sai che ti amo tanto vero? E che qualsiasi cosa sia la sopportiamo insieme» queste parole fecero scattare il ragazzo che si allontanò velocemente. Si appoggiò alla ringhiera della terrazza chiudendo gli occhi e tirando un respiro profondo, cercando di rallentare i battiti veloci del suo cuore. Dopo qualche secondo riaprí gli occhi, osservando la bellezza sconfinata della sua Napoli come a volersela ricordare per sempre.

Ciro cercò di parlare ma una voce lo interruppe «fratm cirù c verimm riman a pranzo o ristorant no?» Sorrise Francesco tenendo le braccia attorno alle spalle di due ragazze conosciute proprio casualmente alla festa di Pietro e che rappresentavano le conquiste della serata.
Ciro lo guardò e annuì «sì Francè a riman» rispose con un peso al petto
«Vabbuò» tolse le braccia dalle spalle delle due ragazze per andare a salutare Anna e mentre le dava un abbraccio veloce aggiunse ridendo «stanotte nun o sciupà tropp pcchè riman amma fa a squadra ro fantacalcio e m serv pieno di energie»
«Ja francè ma si scem cosa dici c'è tutta la sua famiglia vicino a noi, che possono pensare» aggiunse la ragazza arrossendo ma non riuscendo a trattenere una risata, era così ogni volta che trascorreva del tempo con quei due. Con Francesco non potevi non ridere.
«E jaaa come sei pudica» scandì la parola facendola ridere ancora di più «l'agg ritt buon maestra?»
«Sì Fra, l'he ritt buon»

Ciro stranamente per loro non rideva, non era coinvolto e li guardava in silenzio con un peso sulle spalle troppo grande per quelle di un ragazzo di sedici anni.
«Bellissime jamm mo, ce verimm pur cu te ovviamente Annù»
«Ciao Kekko» lo salutò per l'ultima volta, sorridente e si voltò verso il suo ragazzo.
Francesco si allontanò, lasciandoli soli e così Ciro rivolse di nuovo lo sguardo verso il panorama.
Anna rimase con gli occhi verso il moro, osservandone il profilo alla penombra in attesa che dicesse qualcosa, con ancora il sorriso lasciato da quella precedente interruzione, sorriso che però non tardò a sparire.
«Anna... forse è meglio se per un po' stiamo lontani» il ragazzo strinse gli occhi aspettando la reazione della ragazza. Non poteva vederla, ma la immaginava.
«C cos ma c staij ricenn» cominciò a sentire gli occhi velarsi di lacrime e il naso bruciare.
«nun putimm chiù sta nziem»

Il moro non aveva il coraggio di guardarla in faccia dopo aver pronunciato quelle parole che gli stavano provocando più dolore del dovuto, sembrava che la vita lo stesse mettendo di nuovo alla prova, come se volesse ricordargli che per lui non poteva esserci felicità.

«O staje facenn ancor Cì, non mi parli e mi allontani» la mora iniziò a piangere lasciando che un po' del trucco che aveva creato per quella sera sul viso si sciogliesse rovinosamente a causa delle lacrime.
«Fidati di me, è megl accussì».

Per restare con te C.R - Mare FuoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora