Gifted Kid Burnout, ahi quanto a dir qual'era è cosa dura.

7 0 0
                                    

...

Dopo mesi di assenza, ritorno ad indossare il mio cappello da giullare e sonanti bracciali di campanelli in ottone che tintinnano in un'esibizione per un pubblico inesistente.

Piccola premessa: potrebbe non aver senso questa introduzione dato che inizialmente cominciai questo capitolo in pieno agosto, quando mi si stavano sciogliendo anche le unghie dei piedi a causa dell'afa. La pubblicazione del capitolo potrebbe avvenire in un tempo compreso tra settembre e la prossima era glaciale, quindi nel dubbio io lascio l'introduzione invariata e continuerò a scrivere questo aborto mancato di storia nei mesi avvenire.

La mia presenza è superflua su questa applicazione dimenticata da Dio, tuttavia questo non basterà a fermare gli assillanti pensieri di mezzanotte, tantomeno questa mia indole polemica che come un orso bruno va in letargo durante svariati mesi per poi ridestarsi famelico.
Solo che il mio letargo è dettato dalla pigrizia gentilmente offerta dalla calura estiva.
Ebbene mi è sembrato di vivere nell'ascella del Lucifero dantesco per circa due mesi, solo ora le temperature si sono leggermente abbassate, permettendomi di scollare il culo dal letto e riattivare il congelatore nella mia scatola cranica per tenere al fresco il cervello, scioltosi a causa del caldo.

Ciò che però mi ha effettivamente spinto a scegliere questo argomento da sviscerare e criticare un po', è principalmente l'ansia che mi sta divorando dal midollo per l'inizio del mio ultimo anno di liceo.

Le ginocchia tremano, le mani sudano, i capelli cadono al solo pensiero di dover riprendere la mortale routine scolastica tra dizionari pesanti come cuccioli di ippopotamo, fogli sparsi di quaderni dimenticati e lacrime miste a sangue secche sulle pagine dei libri.

Sopravvivrò ovviamente. La drammaticità serve solo a romanticizzare nel modo più malato e contorto possibile il ritorno a scuola, per me vale come prendere un cappuccino con schiuma a forma di cuore in un bar con musica jazz in sottofondo per dimenticare lo studio e il sonno arretrato.

A ognuno il suo, dico io.

Questo per dire che non è la fine del mondo, ma sento comunque la necessità di fare finta che lo sia, solo per dare anche un briciolo di tono alle questioni più misere della mia vita. Ciò ci porta all'argomento pescato appositamente tra le rughe più profonde del mio cervello:

Quando ero speciale.

Ah, che ricordi quando alle medie le due ore dedicate alla stesura dei temi d'italiano erano i centoventi minuti migliori della mia vita.
Erano una vittoria, una conquista, sapevo di essere brava a scrivere perché era il mio talento.

Inutile dire che questo "talento" era semplicemente frutto di una vita passata a leggere libri scritti un secolo prima della mia nascita e di crogiolarmi in un complesso di superiorità nutrito da genitori e insegnanti.
Resami conto di questo, tutto ha cominciato ad andare a rotoli, la mia vecchia creatività era stata prosciugata come una pozzanghera nel deserto e la voglia di scrivere mi era passata lasciandomi un saporaccio in bocca.

Mhm, questo sa di sogni infranti.

Con questo, la mia opinione sullo scrivere temi a scuola ha cominciato a cambiare nel corso degli anni, che sia stato perché ho smesso di trarne soddisfazione e nutrire il mio bisogno di approvazione da parte dei miei insegnati, beh, mi sembra abbastanza ovvio ma non vedo come sia rilevante dato che qui io sto solo polemizzando.

Finita la luna di miele tra me e i temi, ho iniziato a rendermi conto, soprattutto arrivando alle superiori, che scriverli equivale alla più completa morte spirituale.

Una morte che non è stato altro che il seguito di una nascita difficile, preceduta da un travaglio ancor più tribolato. Tutta colpa degli adulti che mi orbitavano intorno sin da piccola, roba che alla veneranda età di tredici anni ero già stata convinta di essere la reincarnazione di Leopardi.

Come il caro Giacomino anche io venni istruita dal Caro Padre, salvo poi acquisire una conoscenza e capacità critica superiori alle sue e beccarmi una sfuriata ogni volta che osavo esprimere una mia opinione.

Ma, daddy issues aside, la colpa è stata senza minima ombra di dubbio di quegli adulti, Padre compreso, che hanno fomentato il mio delirio di onnipotenza, fino al giorno in cui, incontrata una determinata professoressa di italiano alle superiori, il mio meraviglioso mondo di cristallo in cui credevo che le mie doti di scrittrice mi avrebbero fatto guadagnare il premio Nobel per la letteratura, si è infranto in mille pezzi.

Ah, che melodramma, eppure la sensazione che ho provato, il crack che il mio piccolo cuoricino ha fatto una volta ricevuto il mio primo 6 ad un tema, io la rammento come la più completa distruzione del mio essere. Panico, sudore freddo, i muscoli di gambe e braccia divenuti panna cotta... il delirio.

Da quel giorno la mia autostima ha preso una botta così forte, che in confronto un incidente frontale con un tir di sette tonnellate sembrerebbe un bacetto sulla guancia dato da un tenero agnellino.
Non potevo saperlo, ma il burnout che ha alterato la chimica del mio cervello e mi ha accompagnata per il resto della vita, era nato. Una nascita orrenda, come un parto alieno: viscidume intergalattico, scorie marziane mi scorrevano al posto del sangue e un reflusso di acido fluoroantimonico faceva su e giù tra il mio stomaco e gola ogniqualvolta era ora di scrivere un tema. Gifted Kid burnout per tutti voi signori e signore, giacobini e giacobine. Encore!

Questa condizione medica (o psicotica, come vi pare) dura tutt'oggi, anzi, tutt-l'altro-ieri, dato che ho avuto il magico piacere di affrontare l'Esame di Maturità.

musica drammatica

Ebbene sì, la quintessenza del mio trauma più grande, il tema di italiano della Maturitá.

Lo so, lo so,  all'inizio avevo detto che era agosto, poi settembre, adesso... è giugno...2023...

Che dire, le linee temporali sono solo una mera opinione, la mia capacità di procrastinare tuttavia è un fenomeno scientifico documentabile e tarato sull'aspettativa di vita della tartaruga delle Galapagos.
Risultato dell'infame burnout di cui abbiamo estensivamente discusso. Ha procurato effetti indesiderati e anche gravi, a mia discolpa non c'era il foglietto illustrativo.

Or dunque finiamo questo capitolo in bruttezza, mi saluto da sola dato che ormai sono rimaste solo le due galline a leggere questa orrenda accozzaglia di nulla cosmico, ringrazio eventuali lettori silenti, vi apprezzo tanto.

Ci vediamo tra [redacted] !

Bacini <3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2023 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Discorsi e DeliriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora