S.O.S

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Questo testo è molto distante da ciò che scrivo solitamente.
Non è una lettura erotica, non è trasgressiva, ne accattivante.
È uno sfogo.. sono per l'appunto riflessioni personali a cui purtroppo moltissimi di noi sono arrivati senza sapere come uscirne.
Non mi vergogno a dire che è stato un momento orribile della mia vita ma ne sto uscendo... o almeno ci sto provando.
Nel corso della mia breve esistenza ho già riempito ampiamente il mio bagaglio di sofferenze ed incomprensioni.
Mi direte, ma quanto sei esagerata! Hai soli 27 anni, cosa vuoi saperne del vero dolore?
La prima cosa che mi viene da rispondere (con rispetto parlando eh, sia chiaro) : tu chi credi di essere per poter giudicare se la mia sofferenza sia stata reale o solo nella mia testa? Punto uno. Punto due : anche se fosse realmente così, questo la rende meno dolorosa? Meno pesante forse?
Quello che penso è: perché giudicare la sofferenza altrui? Quello che ai miei occhi può sembrare banale magari per te è un macigno troppo pesante da portare sulla schiena. Perché mai io dovrei sminuire il tuo dolore?
Sono cresciuta con commenti come: sei una persona esagerata, sembra che le hai tutte tu, e simili. Ovvio che alcune cose guardandole ora con occhi un po' più maturi, sembrano molto meno importanti.
Oggi con qualche anno in più posso dire alla me adolescente che si tratta di una stronzata. Oggi. Ma ieri... ieri non era una stronzata.
Ieri era la cosa più difficile e dolorosa che avessi mai dovuto affrontare.
Faccio un esempio banale, ma che ha creato una frattura enorme ed irreparabile con persone che consideravo il mio punto di riferimento:
nel 2013 mia nonna ci ha lasciati. È stato un evento traumatico per due ragioni.
La prima, forse la più scontata, è che mia nonna era il mio tutto. Era mia nonna, era la mia migliore amica. Era la madre che avrei sempre desiderato. Era la persona che mi passava da sotto il tavolo gli assaggi delle pietanze che stava preparando, di nascosto dai miei, che non facevano altro che farmi sentire in colpa per la mia fame.
La seconda, che in pochissimi sanno, è che ancora oggi non riesco a metabolizzare mentalmente la morte. Non riesco a capire realmente come qualcuno possa esserci il giorno prima ed il giorno dopo no. Che si tratti di una persona, o di un animale, la mia reazione non cambia. Si divide in due fasi. Prima mi dispero, credendo che non esista soluzione a questa enorme e dolorosa perdita, poi il mio cervello per farmi riprendere mi porta ad entrare in una sorta di apatia autoindotta. Praticamente mi porta a non provare nessuna emozione per niente e nessuno per un po', finché il mio cuore non è pronto a gestire nuovamente le emozioni.
E fin qui tutto bene. Accennavo prima alla morte della persona che amavo di più sulla faccia della terra. Quando successe io ero nel pieno della mia adolescenza, bombardata ogni giorno dai miei ormoni impazziti. Nella prima fase del lutto avevo assolutamente bisogno di sentirla vicina, ma come potrete immaginare non era possibile. Quindi per cercare di liberare un po' di dolore scrissi sul mio diario segreto: vorrei tanto morire per raggiungerla.
Credevo ciecamente a questa affermazione, e allo stesso tempo non ci credevo per niente.
Confusi?
Io ero assolutamente convinta che se fossi riuscita a suicidarmi l'avrei ritrovata. Ma con la stessa fermezza sapevo che non avrei di certo avuto il coraggio di farlo.
Avevo solo bisogno di scriverlo. Era solo uno sfogo.
Queste persone di cui io mi fidavo e a cui mi affidavo, mi presero di nascosto il mio diario (che già solo per questo devi vergognarti) e dopo aver letto tutto, a voce alta, con strafottenza aggiungerei, si sono messi ad umiliarmi per ciò che avevo scritto, dicendo che ero solo una stupidata ragazzina, che esagero sempre, che faccio/dico/scrivo cose deficienti (parole letterali eh, non parafrasate) facendomi così sentire piccola piccola, e sbagliata oltre ogni limite.
Questa voi direte che è una sciocchezza e oggi, dopo quasi 10 anni dalla sua morte, posso dire che avete ragione. In quel momento però ero solo una ragazzina devastata per la morte della sua nonnina che cercava disperatamente un modo SANO per eliminare un po' di dolore, solo un po'.
Ho raccontato questo episodio per dire che il dolore è soggettivo. Niente da il diritto ad alcuno di far sentire così le persone che stanno soffrendo, indipendentemente dalla motivazione. Nel corso della mia vita di episodi simili ce ne sono stati tanti. Ma veramente tanti. Magari se al posto dello scherno io avessi trovato persone disposte ad aiutarmi a portare quel macigno, forse oggi saprei gestire meglio la paura, l'ansia e quel senso di inadeguatezza che mi accompagnano da sempre e ovunque.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 18, 2022 ⏰

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