Prologo

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Harry stava camminando verso la casa di Andromeda quando tutto iniziò

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Harry stava camminando verso la casa di Andromeda quando tutto iniziò. 

Era passato circa un mese dall'ultima battaglia contro Voldemort. Ma la tristezza che si percepiva durante la guerra continuava a scorrere per le strade. Tutti erano felici e soprattutto sollevati per la sconfitta di tu sai chi, ma il prezzo da pagare era stato alto, molto alto. Tutti avevano sentito il terrore che si insinua fin dentro l'anima di perdere una persona cara. E molti purtroppo avevano visto avverarsi le loro peggiori paure. Avevano visto le proprie famiglie disintegrarsi davanti ai propri occhi. 

Harry stesso aveva e stava soffrendo. Aveva perso i suoi genitori, il suo padrino, Remus, Nynphadora, Fred. Dalla loro morte era entrato in una specie di baratro senza fine, un baratro di disperazione pura. Gli unici momenti in cui sembrava riuscire a scorgere uno spiraglio di luce era quando Ginny, la sua ragazza, lo andava a trovare. Avevano uno speciale potere l'uno sull'altro. Quando erano insieme quel baratro in cui anche Ginny era in parte crollata sembrava un po' più basso, un po' meno freddo. Anche le loro ferite, quando erano insieme sembravano meno profonde. 

Ma poi ogni cosa tornava come prima quando si separavano. 

Erano così disperati che Harry qualche volta aveva addirittura pensato di chiedergli di venire a vivere da lui. Cosa impossibile, visto che Ginny non era neanche maggiorenne e doveva ancora frequentare l'ultimo anno ad Hogwarts. E poi anche perché era più che certo che Ron non l'avrebbe presa bene. 

Era giugno e la ricostruzione di Hogwarts stava per finire. Per il nuovo anno sarebbe già stata pronta. La Mcgranitt, divenuta ufficialmente la nuova preside, aveva proposto a Harry, Ron e Hermione di tornare per frequentare l'ultimo anno. Hermione aveva subito accettato, ma Harry no. Sapeva che non poteva tornare lì, non subito almeno. Hogwarts era la sua casa, ma era anche il posto dove alcune delle persone più importanti della sua vita erano morte. E Harry aveva bisogno di tempo per superarlo. Inoltre Kingsley, un mese fa circa, gli aveva detto che per loro aveva fatto un'eccezione e se volevano entrare all'accademia per Auror, non serviva che prendessero i M.A.G.O., però dovevano comunque superare l'esame di ammissione a settembre. Ron invece non aveva ancora dato una risposta alla preside. Harry sapeva che non voleva tornare ad Hogwarts, glielo aveva confessato un paio di giorni prima, ma era spaventato dalle possibili reazioni della sua ragazza, Hermione e di sua madre. 

Harry pensava a tutto questo mentre camminava, sotto la pioggia con un ombrello in mano e la bacchetta all'interno della manica del cappotto, posizionata in modo che se fosse stato attaccato l'avrebbe avuta in mano in un secondo. Camminava con lo sguardo fisso sul pavimento, cercando di non scivolare sui ciottoli bagnati. Subito dopo aver svoltato l'angolo alzo lo sguardo e notò una figura incappucciata che correva nella sua direzione, a circa un metro da lui. Non fece in tempo a tirare fuori la bacchetta, che la persona davanti a lui, tentando di fermarsi, scivolo sui ciottoli bagnati e gli cadde addosso. 

Harry per la sorpresa, cadde sotto il peso della figura e sbatte la testa per terra. La vista gli si annebbiò per il dolore, ma riuscì comunque a notare alcuni particolari dello sconosciuto steso al suo fianco. Nella caduta gli si era abbassato il cappuccio e la prima cosa che Harry notò è che era una ragazza. Aveva dei capelli ondulati castano scuro, che gli arrivano fino alle spalle. 

L'unico dettaglio che riusciva a distinguere del suo viso erano gli occhi. Aveva degli occhi blu scuro, come un mare in tempesta.

La ragazza lo fissò per un paio di secondi sorpresa, prima di alzarsi e riprendere a correre. 

Harry era confuso. I capelli della ragazza avevano un aspetto famigliare ma non ricordava di averla mai incontrata prima... 

Harry spalancò gli occhi per la sorpresa. Era vero, non aveva mai visto quella ragazza prima d'ora, ma quei capelli sì. 

No, pensava, non è possibile.  

Si rialzò e iniziò a inseguirla, lasciando l'ombrello per terra. 

La ragazza era a circa dieci metri da lui. Non si era tirata su il cappuccio. A un certo punto svoltò verso sinistra andando quasi a sbattere contro un carretto dei gelati, cosa che fece guadagnare un paio di metri a Harry. Era veloce, ma Harry era molto più veloce di lei  e la raggiunse nel giro di poco. La afferrò per il braccio destro e la spinse contro il muro alla loro destra. Con un braccio le teneva ferme le spalle, mentre nella mano destra impugnava la sua bacchetta, che aveva tirato fuori durante la corsa e che adesso puntava al collo di lei. 

Harry, adesso che non ci vedeva più sfocato, riuscì a distinguere i particolari del suo volto. Aveva una bocca ne troppo sottile, ne troppo carnosa. Gli usciva del sangue dal naso, quindi prima nella caduta doveva esserselo rotto perché era anche un po' storto. Aveva il viso accaldato e arrossato e il respiro pesante per lo sforzo della corsa. 

Harry, sorpreso, abbassò le braccia e indietreggio di qualche metro. La ragazza non scappo, probabilmente perché aveva capito che lui l'avrebbe raggiunta di nuovo e perché era stremata, infatti appena Harry la lasciò si accasciò per terra appoggiando la schiena al muro, incurante del fatto che fosse tutto bagnato, ma tanto erano entrambi fradici. 

La ragazza riprese fiato poi alzò il capo, fisso Harry negli occhi e disse "Sei più veloce di quanto mi aspettavo."

"Tu mi conosci?" Domanda stupida. Praticamente tutto il mondo magico lo conosceva. Infatti lei rispose. "C'è un mago che abita in Gran Bretagna che non ti conosce?" mentre sul suo viso si formava un sorrisetto divertito.

Harry normalmente avrebbe fatto una smorfia infastidita. Odiava essere famoso. Ma in quel momento era troppo sorpreso. Continuava a fissarla come se i muscoli del collo e degli occhi gli si fossero bloccati di colpo. 

Lei era identica a lui. Gli stessi capelli, gli stessi lineamenti del volto, persino lo stesso sorrisetto divertito che gli era comparso sul volto era identico a quello di lui. Però, per Merlino, come era possibile? 

La ragazza si alzo e dopo un po' disse "Be, piacere di averti conosciuto, addio" e si incamminò verso sinistra. 

Appena sentì quelle parole, Harry si riscosse e la afferrò per un braccio esclamando "Aspetta!" Poi una volta che lei si voltò verso di lui chiese "Chi sei?"

Dallo sguardo di lei sembrava che fosse indecisa tra lo stenderlo e riniziare a correre o dirgli la verità. Alla fine sospirò e scelse la seconda opzione. 

"Mi chiamo Olivia Black e sì Sirius Black è mio padre."




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