Niente onore né pietà

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«Mi ricordo di te, la stessa cicatrice sul petto, lo stesso sguardo spaventato. Allora feci un errore imperdonabile», disse il giovane Guerriero con la voce incrinata, «un errore che non ho più commesso.»

Strinse la mascella squadrata, sollevò la pesante clava di legno incrostata di sangue, e con forza la schiantò sulla testa glabra del goblin, ancora e ancora, fino a quando al posto del cranio, non rimasero altro che pezzi di cervello, ossa e denti.

Ansimante per lo sforzo e con la clava imbrattata di sangue pensò amaramente "Non hai finito, non ancora, ricorda cosa è successo l'ultima volta". Il gocciare del sangue sul pavimento di terra battuta e la stanchezza, fecero entrare il guerriero in trance, i ricordi affiorarono facilmente.

La sua prima caccia ai goblin con il suo gruppo, un solo ferito, lui, nulla di grave. Riuscirono a completare la missione. Trovarono dei verdognoli goblin bambini nella tana, tutti con lo sguardo impaurito e lacrimanti, uno di loro aveva una larga cicatrice sul petto. Non sapendo cosa fare, egli si appellò all'onore cavalleresco di cui aveva letto nei libri, erano piccoli, inoffensivi e non avevano fatto nulla di male, non sarebbe stato onorevole ucciderli, per cui propose di liberarli nei boschi, anche se era più la pietà a parlare che l'onore. Tutti quanti furono d'accordo.

Poche settimane dopo, due villaggi furono saccheggiati dai goblin, le donne furono rapite, gli uomini, i vecchi e i bambini uccisi.

Il gruppo di giovani avventurieri accettò la missione dalla gilda per trovare e uccidere i goblin fautori di tale massacro.

Questa volta non fu tutto semplice e tranquillo come la prima missione.

Un morto, il Ranger. Il Guerriero rischiò di morire avvelenato, ma la Guaritrice lo salvò per poco grazie alle sue magie lenitive.

Scoprirono che le donne rapite venivano usate per generare e sfamare nuovi goblin. Scoprirono che fu un errore seguire il codice d'onore e la pietà. I goblin bambini un tempo liberati crebbero velocemente e impararono nuovi metodi per sopravvivere. Ma anche i giovani avventurieri impararono qualcosa. Quella volta nessun goblin sopravvisse.

Dopo aver riportato le poche donne sopravvissute in città, si misero in cerca del secondo gruppo di goblin. Quegli attacchi erano colpa loro, e dovevano rimediare il prima possibile. In poco tempo trovarono anche l'altra grotta, fortunatamente i goblin non avevano imparato a nascondere le proprie tracce, e non ne avrebbero avuto mai l'occasione.

Un altro morto, la Guaritrice.

Un tocco sulla guancia da una mano delicata, leggero e gentile, fece tornare il Guerriero al presente, in quella piccola caverna dalla puzza immonda, aggravata dall'odore del sangue.

La Maga dai capelli corvini lunghi e lisci, gli indicò un piccolo arco nel muro di roccia «Sono lì dentro,» disse con tono esausto «io ho finito le forze e non riesco più a lanciare magie, puoi occupartene tu?»

Il Guerriero fece un cenno di assenso, si diresse verso il piccolo arco e lo oltrepassò. Nella piccola stanza dalle pareti rocciose, trovò una decina di verdognoli goblin bambini, spaventati e piangenti.

Lapresa sulla clava divenne ferrea, "Non hai finito, non ancora, ricorda cosa èsuccesso l'ultima volta".

Niente onore nè pietàWhere stories live. Discover now