-Oh mamma, non ci voglio andare a scuola- lamentò Claire dalla camera; era sprofondata nel letto, avvolta dalle lenzuola e dal piumino e così voleva restare, per tutta la giornata.
Magari per tutta la settimana.
-Claire io devo andare a lavorare, mi rende felice? Assolutamente no. Ci vado comunque perché altrimenti non mangeremmo e ci sfratterebbero? Sì. Per ciò,- le rispose sua madre dall'altra stanza, mentre si sistemava il trucco -vedi di alzarti ed essere pronta in fretta. Se farai tardi giuro su Dio che non vedrai le chiavi della tua macchina per un mese- concluse.
-E se fai fare tardi a tuo fratello saranno due mesi senza macchina!- aggiunse, prima di scendere le scale e mettersi le scarpe.
Claire la sentì parlare al piano di sotto con suo fratello, che probabilmente era già pronto da un pezzo e stava mangiando i suoi cereali colorati in cucina.
"D'accordo Claire, uno sforzo per la macchina" pensò la ragazza, e si scostò le coperte da dosso sentendo il freddo avvolgerla come un asciugamano bagnato.
Si alzò e aprì l'armadio, trovando un paio di jeans a caso ed una maglietta nera; prese gli slip puliti da un cassetto, le calze, un reggiseno e andò in bagno a vestirsi e lavarsi.
Si ripassò le ciglia con del mascara economico e scrostato e tornò in camera a prendere lo zaino.
Scese le scale, si mise le scarpe senza allacciarle come al solito e perse dieci minuti abbondanti oer cercare di tirare via ciuffi indomiti di peli che il suo cane aveva lasciato in giro, e che si erano incastrati negli anelli delle stringhe e fra le stringhe stesse.
-CLAIRE!- urlò la madre dal piano terra; la ragazza non rispose, ma scese la seconda rampa di scale ed entrò in cucina, giusto per vedere la madre guardarla in malo modo, puntarsi due dita davanti agli occhi e ripuntarli verso di lei.
-Ti vedo Claire- le disse -Occhio alla macchina-; poi uscì lasciando sbattere la porta dietro di sé.
Claire sospirò e si sedette al tavolo, dove Noah stava finendo di bere il latte dalla sua scodella di Tom & Jerry; lo squadrò per un attimo e gli rubò i cereali, che si mangiò senza latte prendendoli direttamente dalla confezione di cartone.
Il fratellino al contrario di Claire era felice di incontrare persone nuove nella scuola del posto in cui si erano trasferiti a Luglio; al parco giochi aveva già fatto amicizia con tre ragazzini della sua età, e ora non stava nella pelle al pensiero di andare a scuola insieme a loro e condividere merendine e marachelle per tutto il resto dell'anno.
-Ti sei lavato i denti?- gli chiese la sorella; lui la guardò e fece un energico segno di assenso con la testa.
-Bravo cucciolo- Claire gli diede un bacio sulla fronte e si alzò per bere un po' d'acqua direttamente dalla bocchetta del lavandino.
Poi si diresse verso l'entrata e prese il guinzaglio
-Yuna!- chiamò.
Una cagnolina rossa dal pelo lungo e irsuto e dal muso a punta scese le scale trotterellando; Claire le fece fare i suoi bisognini nel piccolo giardino della casa, ripromettendosi di toglierli appena tornata a casa da scuola.
Noah uscì di casa col piccolo zainetto di IronMan mentre la ragazza slegava Yuna e la invitava ad accoccolarsi nella sua cuccia; fuori faceva un sacco di freddo, molto strano per quel periodo settembrino.
In macchina Claire mise sul telefono le canzoni dei cartoni animati che piacevano molto a Noah e lo guardò mentre tutto contento si dimenava come un'anguilla a ritmo di musica e cercava di azzeccare tutte le parole della canzone.
Si fermò davanti alla scuola elementare e gli schioccò un altro bacio sulla fronte -Buona scuola pipistrellino, divertiti tanto-.
Lo osservò allontanarsi verso la scuola, e vide che due dei tre amici già gli venivano gioiosamente incontro.
"Bene, pipistrello scaricato. Ora dobbiamo affrontare il vero problema" mormorò Claire fra sé e sé, cercando un posto nell'ampio parcheggio del liceo.
Era il primo giorno dell'ultimo anno di liceo, in una nuova scuola, era nervosa e non conosceva asssolutamente nessuno perché a differenza di suo fratello era una tipa solitaria, da sempre, e non si era messa a cercare degli amici in prospettiva dell'inizio della scuola.
Si avvicinò al tabellone delle lezioni e cercò l'aula in cui andare. 302, secondo piano. Ok.
In classe si sedette in uno dei banchi più in fondo, vicino alla finestra. Aveva l'imbarazzo della scelta, perché era arrivata decisamente presto. Altro che ritardo, come le aveva detto sua madre.
Iniziarono ad entrare gli altri studenti e Claire si sentì immediatamente gli occhi addosso, così spostò lo sguardo alla finestra e si mise ad osservare le cime degli alberi del cortile che venivano scompigliate dal vento.
-In questo posto non dovrebbe esserci seduta lei, signorina-.
Claire trasalì e una fitta d'ansia la trafisse; si girò a guardare il suo interlocutore, titubante -Ci sono parecchie firme del suo legittimo proprietario, non le ha viste?- continuò il ragazzo davanti a lei, con uno sguardo sbarazzino e guizzante e dei lunghi capelli castani.
La giovane chinò la testa per osservare la superficie diafana del banco e si rese conto che era costellato da disegnini in china nera; piccoli demonietti, pipistrelli e nomi di band a lei sconosciute occhieggiavano dal legno biancastro, e ogni tanto una firma un po' ondeggiante: E.Munson
Il ragazzo seguitava a guardarla, in piedi davanti a lei, con espressione un po' divertita e un po' seria.
-Scusami, non intendevo rubarti il banco. Mi piaceva la finestra- fece Claire, alzandosi.
Venne fermata da una mano piccola e gentile, che la risospinse sulla sedia; apparteneva ad una giovane ragazza dai capelli neri e dagli occhiali rosa, che le sorrise e si rivolse al ragazzo -Edward, per oggi mettiti nel banco davanti. Non lo vedi che è nuova? Non traumatizzarla al suo primo giorno- poi diede una spintarella al ragazzo, che con una mossa teatrale finse si cadere per poi guizzare agilmente sulla sedia del banco davanti a quello di Claire.
Il giovane, tale Edward parve pensare attentamente a ciò che la ragazza gli aveva appena detto; poi si allungò sulla sedia verso il banco di Claire e si appoggiò con i gomiti, sorridendo -Hai ragione Enna- disse, con gli occhi puntati su Claire -Mi scusi signorina. Ma domani!- esclamò alzandosi di scatto dalla sedia e puntando un dito verso Claire -domani rivorrei il mio banco indietro, signorina- concluse con un ampio sorriso. Puoi si risedette al banco davanti e si mise a rovistare nel suo zaino rattoppato.
-Devi sapere che Edward è un po' eccentrico- mormorò la ragazza dagli occhiali rosa a Claire; poi la squadrò un istante e aggiunse -anche se penso che te ne sarai resa conto da sola-.
Le due si guardarono e sorrisero allo stesso tempo.
-Comunque, io sono Helèna. Piacere. So come ci si sente ad essere nuovi, sono arrivata due anni fa, e questo strambo- disse Helèna, indicando Edward -è stato l'unico ad essere gentile con me dal primo giorno. Noi strani non veniamo calcolati molto dagli altri-; Claire pensò a cosa Helèna volesse intendere con strani, poi si soffermò a osservare il suo vestiario: portava dei lunghi pantaloni neri con le righe bianche, a zampa, un corsetto nero con due maniche a sbuffo di tulle rosa e un paio di Mary Jane nere consumate.
Al collo aveva una collanina raffigurante un teschio di corvo.
Decisamente i gusti di Claire, che anche se quel giorno si era messa le prime cose che le erano capitate in realtà a casa aveva una vasta gamma di vestiti da darkettona pronti da indossare.
-Non siete strani- rispose a Helèna -siete voi stessi. La maggior parte delle persone non lo è, si omologa alla massa ed è frustrata perché non riesce ad esprimere sé stessa. Comunque, grazie per la solidarietà. Io sono Claire Kent-.
Hèlena le sorrise, stringendole affettuosamente la mano -piacere di conoscerti Claire Kent. Se ti va puoi mangiare con me e lo strambo, in mensa-; Edward si girò e fece l'occhiolino ad entrambe.
Claire annuì, e proprio in quel momento entrò in classe il professore.
Avevano due ore di lezione con il professor Hiden, poi un'ora buca e un'ora con la professoressa Fleur.
La mattinata passò velocemente, nell'ora buca Claire parlò molto con Helèna di un po' di tutto, dalla scuola alle cose private.
Si aspettava che Edward essendo un amico di Helèna si unisse a loro, ma non fu così. Sembrava ad un tratto diventato taciturno, al suo sguardo sbarazzino si era sostituito uno sguardo scuro.
Al suono della campanella le due ragazze si affiancarono subito, ma quando Helèna si girò per chiamare Edward quest'ultimo non c'era più.
-Oh, com'è sempre difficile. Un momento prima c'è, il momento dopo non lo trovi più neanche se lo cerchi con la torcia. Dai, andiamo. Probabilmente avrà da fare coi clienti-; Claire non volle chiedere nulla riguardo ai clienti di Edward, si limitò a seguire Helèna in mensa e a consumare il suo pasto mentre la nuova amica le illustrava i gruppi di persone all'interno della scuola.
-Devi sapere che il liceo, penso che anche da te fosse così, è suddiviso in gruppi. Ci sono i popolari, alcuni di loro sono simpatici ma dalla maggior parte è meglio stare alla larga; poi ci sono quelli fissati con lo sport, quelli che sono nel club di geni della matematica e della fisica, le cheerleader... E poi ci siamo noi. Gli strambi.
Non siamo solo io ed Edward, ci sono altri strambi nella scuola. Te ne presenterò qualcuno- all'improvviso Helèna si fermò e la guardò con aria un po' colpevole; -Scusami, non intendevo inglobarti a prescindere nel gruppo degli strambi, sei libera e soprattutto devi scegliere il gruppo che preferisci-.
Claire le sorrise e le strinse una mano -Sono sicura di essere appena entrata nel gruppo più bello della scuola-.
Helèna le sorrise e riprese a mangiare, mantenendo il sorriso.
Era bello avere un'amica dopotutto.
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Dark Heart, Light Love
FanfictionSTORIA IN CORSO⚠️ Fanfiction su Edward Munson🖤 ---------------- Claire Kent inizia il suo ultimo anno di liceo, in una città nuova in cui si è trasferita a luglio con la madre e il fratellino piccolo Noah. Il primo giorno incontra Helèna, una raga...