Una pietra.
Una misera ed inutile pietra levigata era tutto ciò che teneva ancora vivo il ricordo della ragazza, che si stava già spegnendo nelle menti dei compagni, le quali erano avvolte da una nube scura di terrore.
Le scritte in bronzo rilucevano sul marmo della lapide.
I funerali in ricordo dei martiri si erano conclusi da poco, ed ormai il cimitero era deserto, solo l'ululato del vento e le tombe prive di salme, tenevano compagnia all'unico ragazzo rimasto.
I capelli corvini erano scompigliati dal vento e a tratti gli coprivano gli occhi grigi, velati da un'apatia forzata e mal riuscita. Indossava una mantella verde con le ali della libertà cucite sulla schiena, le quali sembrava quasi tentassero di spiccare il volo, planando e sfruttando le correnti per fuggire oltre le mura.
L'aria fredda gli si insinuava sotto i vestiti, facendogli accapponare la pelle, sporca del sangue dei titani, che bruciava ancora, provocandogli dolorose ustioni.
Levi però sembrava non farci caso, osservava la pietra fredda della lapide con malinconia.
" Petra Ral" quel nome, quell'accostamento di lettere, gli stringeva il cuore.
Lui che era sempre stato forte, che aveva giurato di non crollare mai più, si stava facendo travolgere dai sentimenti, perdendo il controllo della propria mente.
Una smorfia di disgusto per sé stesso gli contorse il volto in una macabra espressione di sofferenza.
" il soldato più forte dell'umanità", così lo chiamavano.
Non era vero. Tutto ciò era una stupida ed immonda menzogna.
Non era il più forte e non lo sarebbe mai stato. Non era riuscito a proteggerla e questo lo consumava dentro, scavandogli il petto.
Fu scosso da un fremito, un tremore acuto che gli fece perdere stabilità.
Si ritrovò in ginocchio, le dita coperte della terra fredda e bagnata, scosso da un'emozione che sperava di non dover provare mai più, un'emozione che era riuscito a tenere a bada fino a quel momento, e che ora si stava infrangendo contro il suo petto, come la più potente delle onde.
Le lacrime gli scorrevano lente sul volto, cadendo poi a terra, lasciando piccole chiazze bagnate e circolari, che rendevano il terriccio ancora più scuro e deprimente.
Serrò le labbra, alzando il pugno per poi sferrarlo con rabbia nel terreno sottostante, scuro in volto, la mano che tremava di rabbia e angoscia.
Il rancore gli offuscava la mente.
Rancore verso sé stesso e verso quegli stupidi titani.
Li avrebbe sterminati, senza lasciarne traccia. Li avrebbe ridotti in poltiglia. Sarebbero morti tutti.
Tutti.
-Non sono riuscito a proteggerti-
Sussurrò alla lapide fredda, mentre l'immagine della ragazza gli attraversava la mente. Era così bella, il suo sorriso era tanto luminoso, da ferirgli gli occhi.
Quegli occhi chiari e pieni di gioia che lo guardavano con ammirazione,come se vedessero in lui un eroe, ed i capelli, di quel colore così particolare, così morbidi da sembrar di seta. Era così bella, la sua Petra.
Poi, il suo bell'angelo era caduto, incrostato dal sangue che le colava sul volto, deturpato dall'impatto, scomposto in quella macabra posizione di agonia e morte improvvisa. Le erano state strappate le ali e gli occhi sarebbero rimasti spenti per sempre, persi in quel vuoto surreale, privi di una qualsiasi emozione, mentre, l'unica cosa che riuscivano a vedere, era la morte.
-Non sono riuscito a tenerti al sicuro- la voce gli tremava. Odiava essere così debole, non voleva che lei lo vedesse così.
Eppure non riusciva a controllarsi, era come se le emozioni fossero un fiume in piena.
-Per tutta la vita sono stato un codardo. Ho sempre voluto dare l'esempio, ho sempre voluto sembrare forte, ma era solo una maschera, Petra. Avrei dovuto tenerti al sicuro, proteggerti. Invece ti ho lasciata andare, ti ho lasciata morire.
Il tuo fantasma mi perseguita e mi perseguiterà per sempre, come il peggiore dei miei peccati.
Ti ho amata, sai? Più della mia stessa vita.
Ed è per questo che ti chiedo un ultimo favore.-
Portò la mano sporca di terra verso la tasca della divisa, tirandone fuori un pezzo di stoffa, quello che aveva strappato dalla divisa della ragazza, prima di lasciare il corpo ai titani. Lo posò a terra, appena sotto il marmo freddo, tracciando col dito la linea delle cuciture, travolto dalla malinconia.
- Vola con le ali della libertà, vola oltre le mura, supera i giganti e tocca il cielo. Riposa serena-
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Don't Go
RomanceLe lacrime gli scorrevano lente sul volto, cadendo poi a terra, lasciando piccole chiazze bagnate e circolari, che rendevano il terriccio ancora più scuro e deprimente. [...] -Non sono riuscito a proteggerti-