Sul terreno il dolce sospiro si infrange e smuove la polvere.Corre da giorni e l'erba graffia le caviglie.
Più è vicino, più le gambe rallentano.
Un minuto ancora, dice e la paura non lo fa fermare.
Un minuto ancora perché il traguardo non l'ha mai visto e potrebbe non essere come l'ha immaginato.
Un minuto ancora e i polmoni si stringono e l'aria li abbandona e lo stomaco brontola e i muscoli piangono.
I piedi si susseguono e ogni tanto un balzo gli fa mancare il fiato per evitare le buche nascoste fra l'erba e qualche piccolo fiore giallo.
Il telefono nella tasca rimbalza, come il filo degli auricolari a esso collegati che gli carezza le braccia.
Un tocco ancora, però, lo irriterebbe tanto da volerlo strappare via.
Da ore le parole della stessa canzone gli risuonano nelle orecchie e ogni volta che finiscono preme il tastino rewind nelle cuffiette per tornare all'audio-messaggio che lui gli ha mandato il giorno prima e che si è salvato automaticamente nella libreria della musica.
Che forse non riusciva a trovare le parole giuste e si era ritrovato nel registratore vocale del telefono per provare mille versioni diverse e scegliere quella più adatta.
Quindi poi - immagina - il file è finito direttamente nella memoria interna.
Non sapeva nemmeno se potesse definitirla giusta, come cosa.
Sperava solo di lenire il dolore, o scatenare qualcosa, una reazione, che non c'era mai.Mentre le parole corrono ancora dentro le orecchie, al sicuro, è colpa mia, pensa.
Scusa se non esisto più, ogni tanto.
Se non rispondo, se non parlo, se mi spengo.Non ci riesco.
Intanto la sua voce, metallica, gli ripete ancora e ancora, dolce.
"Simo...è da ieri che non sei in casa, per favore, rispondi.
Lo so che per te non è facile..ti vedo, che se potesse essere reale, come cosa- dico... se qualcuno avesse afferrato un filo di luce dagli occhi dorati che hai e...piano piano, lo avesse tirato, sempre più, fino a prenderla tutta e spegnerti, lo immaginerei così.
Non so se ha senso, non lo so.
Mi manchi così tanto.
Scusa, sono un egoista, faccio così, parlo di me.
Non voglio parlare di me.
Voglio solo sapere che stai bene.
Non riesco a concepire il contrario io...senza te, non lo so, non ci riesco."
Scusa, che sei senza me. Anche io, non ce la faccio.
Senza te e senza me."Ci provo davvero a capire, quando mi dici come stai.
Vorrei provare a darti un po' di me in questi giorni che mi dici che ti senti vuoto e non riesci a esprimere altro, a dire, a parlare.
Ogni volta che ti rivolgo la parola ti salgono le lacrime agli occhi e vorrei davvero fare qualsiasi cosa per asciugarle per sempre o far sì che siano solo di gioia.
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Sangue.
Short StoryMetallo nella voce diventa musica e acqua salata scorga dagli occhi rossa e densa, brucia, bagna la polvere. La corsa di Simone verso qualcosa.