Rivederlo così, su due piedi, aveva avuto delle pessime conseguenze sulla mia persona: l'ansia e la paura che potesse scoprire ogni cosa mi perseguitarono per tutta la notte, lasciandomi libera di chiudere gli occhi solo alle prime luci dell'alba. Ero talmente stanca che non sentii la sveglia e mi ritrovai all'aeroporto con le mani fra i capelli e gli occhi gonfi e rossi: avevo perso il volo; ero a piedi. Avevo perso sette telefonate da mio padre e altrettante dal mio migliore amico
<Salve, mi scusi quando è il prossimo volo per Londra?> mi rivolsi a uno degli addetti alla sicurezza dell'aeroporto che mi guardò perplesso e facendomi cenno di seguirlo controllò per me l'enorme pannello con su scritto i nomi delle compagnie aeree e i rispettivi orari di partenza e di arrivo
<Esattamente fra cinque minuti, ma essendo appena scattate le 10:56 fra quattro minuti> sorrise cordialmente e tornò al suo posto mentre io rimasi paralizzata: non avevo né il biglietto né il tempo materiale di farlo e imbarcarmi per tornare a casa perciò ero spacciata, tanto valeva darmi la cittadinanza francese visto che sarei rimasta lì! E poi successe il miracolo
<Isabella!> una voce roca e maschile richiamò la mia attenzione
<Charles!> esclamai buttandogli le braccia al collo; non fui mai così felice di vedere qualcuno
<Scusami è solo che, ho perso il mio volo di ritorno a casa e non so più che fare> giustificai la mia sfrontatezza nel toccarlo e lui sembrò tranquillizzarsi
<Mi dispiace tanto Isabella, se solo potessi->
<Charles, ti vuoi muovere cabrón o perderemo il volo!> venne interrotto da un ragazzo alto e
<Quién es esta chica de ojos penetrantes?> sbattei più volte le palpebre confusa mentre Charles dava uno scoppolone all'amico
<Isabella ti presento Carlos, Carlos ti presento Isabella> il bel ragazzo si fiondò su di me prendendomi la mano destra e sfiorandola con le labbra, poi con fare seducente disse
<Encantado> mi fece l'occhiolino e Charles roteò gli occhi al cielo, il che mi fece molto ridere<Dici sul serio?> risi più forte di prima accompagnando Carlos e facendo alterare ancor di più il povero Charles
<Lo giuro, fue tan divertente> mischiava italiano e spagnolo come fosse una lingua normale e ciò mi piaceva perché lo rendeva ancor più bello. Carlos Sainz Vásquez de Castro, noto come Carlos Sainz Jr, è un pilota di Formula 1 attivo con la Ferrari, nonché collega e amico di Charles
<Va bene Carlos, direi che può bastare> si alzò rivolgendo uno sguardo truce allo spagnolo e si diresse verso le sue guardie del corpo
<Charles, aspetta, ti sei offeso?> sussurrai in modo tale che nessuno mi sentisse
<Ma no figurati, è solo che sono molto stanco e vorrei tornare a casa> proseguì verso gli uomini vestiti in giacca e cravatta e mi fece cenno di seguirlo
<Antonio, Marco, lei è Isabella> strinsi le mani dei due possenti uomini guardandoli come fossi una formica; erano davvero enormi!
<Viaggerà con noi fino a Londra perciò non perdetela di vista> gli fece l'occhiolino e loro sorrisero annuendo, e sorrisi anch'io fin quando non realizzai ciò che disse il monegasco
<Aspetta cosa? No non posso accettare>
<Si che puoi>
<Debes hacerlo> sbucò fuori Carlos
<Carlos ha ragione>
<Esatto, no puedes estar aquí solo> ci fu un momento in cui ci guardammo tutti negli occhi e alla fine, dopo attimi interminabili di silenzio, mi ritrovai ad accettare
<Va bene, grazie tante ragazzi> sorrisi un po' a fatica, mi sentivo in difetto e in imbarazzo per aver perso il volo, facendo la figura della stupida
<Aaaahh princesa, será un viaje extraordinario> scoppiò di gioia Carlos facendomi fare una giravolta e così, fra scherzi e risate salimmo a bordo del jet con il quale i piloti volavano da un continente all'altro per partecipare ai Gran Premi
<Buongiorno signori, pronti a partire?> sorrise cordialmente una hostess dalla pelle scura e dalle iridi estremamente nere
<Certainement, plus que prêt> le rispose Charles sfregando le mani e accomodandosi meglio sul sedile; insomma ci avevano preso gusto a sfoggiare le lingue dei loro paesi di provenienza!Durante il volo dimenticai ogni preoccupazione, mi rilassai completamente e ne fui sollevata, fin quando non rimisi piede a terra, ovviamente. Ringraziai infinite volte i due piloti che erano stati così gentili da offrirmi un "passaggio" sino a casa, per poi prendere un taxi e tornare alla solita routine quotidiana. Varcai la soglia della porta di casa dei miei genitori e fui sollevata dal non trovarli all'interno: le valige di papà erano già in camera e posizionate di fianco al letto, in cucina non c'era un piatto fuori posto e la porta della mia camera era ancora chiusa, segno che nessuno ci aveva messo piede da quando io ed El eravamo partite per la Francia: al mattino avevo ricevuto diversi messaggi dal mio migliore amico che dicevano che la bambina era con lui e che stava bene, certo chiedeva di me ma si era abituata a non avermi sempre intorno e ciò non mi piaceva per niente; ma infondo la colpa era la mia se non riuscivo a trovare del tempo da dedicare alla mia piccola. A distogliermi dai miei pensieri fu l'arrivo di una telefonata: numero sconosciuto, citava lo schermo del mio cellulare. Mentre la suoneria non smetteva di rumoreggiare pensai se rispondere o meno, dopotutto non conoscevo colui o colei che era dall'altra parte dello schermo; stavo quasi per lasciare di nuovo il telefono sul tavolo della cucina quando premetti sulla cornetta verde e risposi
<Pronto?>
<Pronto? Chi parla?> mi ritrovai a ripetere dopo lunghi attimi di silenzio
<Sto per chiudere la chiamata perciò chiunque tu sia sei pregato di rispondermi!>
<Isabella, sono Mason> terminai all'istante la chiamata e gettai il telefono altrove, non era possibile, non oggi, non ora, mi ritrovai a dire con le mani tremolanti. Mi aveva trovata, il che voleva dire che se già avevo mille problemi, adesso ne avevo duemila.
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SEI SEMPRE STATA TU || Arthur Leclerc
FanfictionIsabella, a soli diciannove anni, si ritrova a fare i conti con una situazione difficile. Su di lei gravano il giudizio altrui, il peso delle aspettative e la consapevolezza di non essere ciò che gli altri desideravano che fosse. Al suo fianco un...