Capitolo 1

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"No tu non puoi buttare via la 'marea' non lo devi fare"
"Ana, sono 16 anni che abbiamo quella macchina. Comincia anche lei a non andare come una volta. E in questi momenti sono nati dei problemi e costano molto. Già la situazione non é una delle migliori. Devi capirlo"
"Potró capirlo...ma lei non si tocca. É un pezzo di storia Papà"
"Un pezzo di storia. E questa da dove l'hai trovata?" mentre si alzava per andare a prendere il vino in frigorifero
"Le tue solite battute"
"Ne prenderó un'altra"
"COSA?" spaventata da questa nuova frase. Dovró prepararmi a questa nuova avventura da affrontare.
"Si ne prenderó un'altra. Una nuova. Peró"
E lo bloccai subito
"Peró cosa! Tu non prenderai nulla! In questa casa non si accettano estranei"
"Ma smettila!" molló tutto su un colpo le posate e inizió a gesticolare mentre parlava velocemente.
La fame mi era passata.
"No. Non la smetto. Fino a che non cambierai decisamente idea io..."
"Tu!? Cos'é che vuoi fare tu?"
"TI RIPETO CHE LA MACCHINA NON DEVE ESSERE TOCCATA" Alzandomi di scatto e facendo rovesciare anche l'acqua nel bicchiere. E piú una sberla di mio padre mi fece restare in silenzio.
Passammo ore in silenzio. Io guardavo mio padre, a testa bassa, mentre lui cambiava canale continuamente. Passava da Canale 5 a Rai 1 in meno di 2 secondi. Nemmeno Dio si immaginava la velocità di quel uomo. Intanto io giocavo con la posata sul cibo avanzato. Nel piatto c'era una bistecca, per di piú, secca e nera. Non era un gran che in cucina mio padre. Ma lui, con le bistecche era decisamente negato dalla testa ai piedi.
Poi, come contorno c'era una specie di fagioli messicani. Piccanti non erano ma nemmeno buoni. Avevano un gusto di leggera ammoniaca. Il solito cibo in scatola.
Mi manca la mamma. Maledetta quella volta che si sono separati. Cazzo.
O proprio voglia di una mamma al mio fianco. Il giudice a detto che mio padre deve tenermi e crescermi. Da me va fin che bene. La mia vita si circonda da arte e da motori. La mia amata passione che mai diró addio. Non posso dire di no. Con lui sta bene. Ma certe é veramente da ucciderlo. Fa di quei ragionamenti impossibili da capire e per di piú vuole anche avere ragione. Come quella volta per il nome di un attore che alla fine abbiamo sbagliato entrambi. Mio padre. Che gran tipo.
Peró posso dire che ha un cuore veramente dolce. Ti regala anche la sua anima per farti un enorme piacere. Io li voglio un bene enorme. In fondo mio padre é il miglior uomo della mia vita.
"Perché non finisci?"
Alzai lo sguardo e vedevo che mi guardava con cattiveria. In fondo a ragione. Peró la mia macchina non si tocca per niente. Faró uno sciopero per poter protestare in tutte le maniere che la mia 'marea' non si tocca per niente al mondo.
"La carne?" avevo la testa tra le nuvole
"Secondo te?"
"Scusami c'é anche sti schifosi fagioli"
"Io intendevo tutto. Svegliati per piacere!"
"Papà sta sbobba...scusami se la chiamo cosí. Fa letteralmente schifo!"
"Che vuoi che ti dica. Se ci fosse tua madre di avrebbe fatto meglio"
"Quello é logico" facendo una smorfia
"Ma almeno mangia. Non puoi morire affamata"
"Tanto muoio lo stesso" cominciando a ridere
"Che gran spiritosa! Dai, mangia. Fammi felice"
Comimciai a tagliare il mattone...scusa la bistecca. Era fredda e dura. Era li da un quarto d'ora. Avevo mangiato si o no due forchettate misere. Avevo paura di tagliare anche il piatto. Cambiai idea e mangiai quei maledetti fagioli d'ammoniaca. Misi in bocca quella sbobba da carcere e cominciai a masticare con i denti davanti, da quanto mi faceva schifo. E guardai mio Papà facendo segno con la testa che era 'veramente buona'. Almeno per farlo contento.
"Piace!?"
"Na roba guarda!" con la bocca piena
Papà si mise a ridere
"E buona"
"Ma smettila!" cercai di deglutire quello schifo che avevo in bocca con una faccia schifata.
"Se moriró...di alla mamma che gli ho sempre voluto bene. E alla mia 'marea' digli che mi penserà"
Papà non riusciva a smettere di ridere. Mancava poco che il vino che stava per deglutire lo sputasse fuori come un proiettile dentro alla pistola.
"NON FARLO TI PREGO! " urlai forte vicino all'orecchio di mio Padre.
E velocemente uscii il vino dalla bocca. Uno sputo che non finiva piú. Le cascate del Niagara.
Dalla risata che non finiva piú, sono caduta dalla sedia , arrottolandomi dalla risata. Mi faceva male allo stomaco e agli zigomi. Basta non ce l'ha facevo piú. Basta.
"Che mi hai fatto fare!"
"Un mare Papà" e si mise a ridere di nuovo. Era diventato ancora piú rosso di prima. Un pomodoro non aveva nulla a che fare con la sua faccia. Altro che lampade.
"Basta Ana!" con un filo di voce. Mi alzai da terra e mi sedetti sulla sedia. Riprendendo a mangiare. Per modo di dire.
"Che canale metto?"
"DMAX. Fanno Top Gear stasera"
"Ancora con quel programma. Dio mio é na cazzata"
"Ma che dici. É istruttivo Papà. Io da loro ho imparato tantissimo sulle auto. Ne vedi di tutti i colori. E poi...c'é Richard"
"Il nano?"
"Non offenderlo!"
Cominciai a bere. Avevo la gola secca da quanto o riso. Il colore di Papà stava pian piano ritornando come prima.
"No. Non lo metto"
"Ti prego Papà" facendo il segno della preghiera davanti alla sua faccia.
"Ma neanche se viene giú Dio!"
"Ma perché?! É la stessa cosa con la macchina"
"Ancora avanti?"
Non manca tanto che iniziava di nuovo il solito discorso e la solita litigata.
"Si ancora avanti. Perché devi avere sempre ragione te in queste cose?!" cominciavo a lacrimare
Si alzó e pronunció a gran voce:
"PERCHÉ IO SONO TUO PADRE"
E regnó il silenzio a tavola.
Trattenevo le lacrime e il gran nervoso dentro di me. Mi alzai e dissi:
"Basta. Vado a letto"
"E comunque domani vado a rottamarla prima di andate in officina"
"Bene." e non aggiunsi nessuna parola.
Feci le scale in fretta e chiusi la porta della camera con gran forza che si sentí un gran rimbombo.
Mi immaginavo che stava facendo mio padre li da solo.
Lui non piangerà mai. Non si sentirà mai male o in colpa.
Mi spogliai. E presi un pigiama dentro all'armadio di fianco a me. Uno a caso, con scritto ' BUONANOTTE ' con Gongolo disegnato. E mi infilai dentro le coperte. Mi girai verso la lampada e restai li a guardarla e ipnotizarmi affinche non chiusi gli occhi e dimenticai tutto aspettanto il giorno nuovo tanto odiato.

Ich und mein BMWDove le storie prendono vita. Scoprilo ora