Mi capitava spesso di rimanere a studiare in biblioteca fino a tarda sera. Immersa nei libri non mi accorgevo dello scorrere del tempo fino a quando, alzando lo sguardo, notavo di essere rimasta l'unica anima viva in biblioteca.
Di solito tornavo a casa in metro ma quel giorno il tempo era stato clemente e nonostante fosse inverno pieno, il camminare per strada risultava piacevole. D'altronde il periodo natalizio mi aveva sempre affascinata, le luci natalizie che adornavano i balconi e le facciate delle case, i negozi pieni di oggetti inerenti al natale, lo spirito natalizio che si iniziava a vedere nelle persone.
Presa da questo clima iniziai a vagare per la città in cerca della decorazione più bella finché non mi ritrovai in un quartiere che sembrava disabitato. Le luci in quella zona, più mi addentravo tra i vicoli, erano sempre meno. Il panico mi attraversò la pelle, mi ero persa. Provai a fare la strada al contrario ma nessuna di quelle viuzze mi sembrava familiare.
Svoltando in una stradina, una piccola finestra attirò la mia attenzione. In quel luogo disabitato sembrava esserci finalmente qualcuno. La luce che proveniva da quella finestra al piano terra era il segno inequivocabile della presenza di altre persone. I vasi di fiori sul davanzale proiettavano ombre sul ciottolato di quel vicolo e una piccola serie di luci natalizie seguiva grossolanamente la sagoma della finestra. L'intermittenza delle luci mi fece accapponare la pelle, in altre circostanze sarebbe stato perfetto, ma li in quel vicolo tutto assumeva un aspetto inquietante.
Mi incamminai verso la finestra, era alla fine del vicolo e più mi avvicinavo più i dettagli iniziavano a farsi grandi. Tra i vasi quello che da lontano avevo scambiato per un ammasso di terra si mosse. Lo spavento durò poco quando mi accorsi si trattava di un gatto. Aveva alzato la testa e sembrava in allerta. Non era rivolto verso di me e questo, finché non vidi il vero motivo del suo mettersi in allarme, non mi aveva preoccupata. Oltre la curva del vicolo comparve un ombra gigantesca, un enorme zampa che sembrava appartenere ad una mantide spuntò da li e prima che io e il gatto potessimo avere qualsiasi reazione afferrò il felino e lo divorò.
Ora lo vedevo bene, le luci ad intermittenza della piccola finestra avevano illuminato il suo corpo, un misto di insetti vari tra cui mantide, formiche, cavallette e chissà cos'altro. Difficile dire dove il corpo di un insetto lasciava posto ad un altro. Una cosa sola riuscivo a distinguere con inquietante nitidezza: i suoi occhi, che mi fissavano.
I libri mi caddero dalle mani e iniziai a correre dando le spalle a quella creatura. Un urlo disumano si levò nel vicolo e l'ombra di quella creatura si avvicinò sempre di più, diventò sempre più grossa finché il buio non mi inghiottì.
Non ricordo nulla di quel momento preciso, se provavo dolore o paura o altro non so dirlo. Di una cosa sono sicurissima: mentre la creatura mi divorava, ho sentito una risata, e questa si che era umana. Con le ultime energie, e forse con la forza della disperazione mi sono girata verso la finestra. Una sagoma era dietro i vetri, mi guardava, alzai il braccio nella sua direzione per chiedere aiuto ma la finestra fu chiusa, la luce fu spenta e l'oscurità calò anche su di me.