Ringraziamo la mia ossessione per questa canzone
Buon San Valentino <3- - - - -
Sakusa si era innamorato di lui i primi secondi che l'aveva visto.
Non era tipo da credere al colpo di fulmine, lo trovava stupido e infantile, ma quando i suoi occhi si erano posati su di lui era rimasto attratto come un magnete senza neanche accorgersene.
Quando si erano conosciuti era rimasto sorpreso, quei due occhi marroni sembravano diversi da vicino e la sua personalità era più brillante; non era che non se lo aspettava, l'aveva visto ridere da lontano, ma era come se fosse appena uscito in una giornata d'estate dopo essere stato in casa per troppo tempo.
Si era abituato a quella luminosità, quel calore non lo coglieva più impreparato, ed era arrivato anche a pensare che sarebbe stato bello avere quel tipo di calore tutti i giorni, al suo fianco.
Erano dei pensieri, era arrivato a realizzare, che non aveva mai fatto con qualcun altro.
Ed era ovvio che avrebbe dovuto abituarsi anche a tutti i suoi tratti negativi, al fatto che non sapeva cucinare neanche per salvare la sua vita, e che aveva le mani di burro la maggior parte del tempo.
Aveva imparato a trovare compromessi, anche per cose che un tempo non si sarebbe mai aspettato – come quale colore delle coperte comprare o quale marca di condimenti scegliere – perché Atsumu aveva fatto la stessa cosa per lui e anche di più.
Si era abituato a quelle piccole cose che rendevano Atsumu Atsumu, erano strane e potevano sembrare senza senso ma lui ne era rimasto incantato.
In anni aveva imparato ad abituarsi al silenzio che lo circondava, era rassicurante, era diventato come una coperta calda in una giornata no; ma quando quel silenzio era stato sostituito da una risata cristallina e battute strampalate non era rimasto deluso, né arrabbiato.
Ora però la porta era chiusa alle sue spalle, il portachiavi abbandonato sul tavolino all'entrata e lui stava preparando il bollitore per l'acqua.
Le pareti sembravano piegarsi su di lui, volendo inghiottirlo, e si rannicchiava di più in se stesso.
Non aveva mai guardato la televisione con qualcuno, se non a debita distanza, ma quando aveva realizzato che non gli dispiaceva stare fra le braccia del biondo si era detto che avrebbe potuto abituarcisi; la sua pelle era calda e gli dava conforto.
Ora Sakusa abbandonava il bollitore in cucina, lasciandolo soffiare e sbuffare per quanto voleva, immergendosi nella vasca da bagno bollente.
Il vapore aveva offuscato lo specchio e Sakusa ne era felice, non voleva vedersi in quelle condizioni.
In quei mesi si era abituato a tanto, a troppo gli avevano detto: non lo spaventavano più quei baci a sorpresa, o quei tocchi leggeri che lo invitavano ad avvicinarsi.
Si era pure abituato a condividere la vasca da bagno.
Proprio quella dove Sakusa stava ancora disteso, incapace di uscire, nonostante l'acqua fosse diventata gelida e lui stesse cominciando a tremare.
Ora però doveva disabituarsi: non poteva aspettare che Atsumu lo chiamasse dalla cucina, per ricordargli che il tè era pronto, o che venisse lì per forzarlo ad uscire.
Non poteva continuare a pretendere che tutto fosse come prima.
Posò le mani sui bordi della vasca, alzandosi a fatica, allungando il braccio per prendere l'asciugamano, legandolo alla vita.
A passi pesanti andò in cucina, lasciando una scia di gocce per il corridoio.
Fece smettere il bollitore di sbuffare, versando l'acqua bollente nella tazza, osservando come il colore del tè si espandeva; avrebbe dovuto aspettare qualche minuto, ma buttò giù un sorso comunque, bruciandosi la lingua.
Si fermò osservando il telefono sul bancone della cucina, contemplando se doveva controllarlo o fare finta di niente, mentre altre notifiche comparivano sullo schermo.
Posò la tazza e al suo posto prese il telefono, sospirando – non poteva essere così male dopotutto.
Ignorò i messaggi di Komori, anche se era proprio per quelli che aveva preso il telefono, aprendo i social.
Scrollò nella Home Page, vedendo facce conosciute ma con cui non parlava da tempo (da quanto? Sakusa non si ricordava), non si aspettava però di vedere quegli occhi ambrati che aveva guardato per così tanto tempo.
Si stava rendendo ridicolo da solo, stava mentendo a se stesso, sapeva che quella di rispondere a Komori era solo una scusa per vederlo, per ricordargli che era reale, per anche solo sentire una risata o la sua voce in un video.
Spense il telefono, posandolo a faccia in giù sul bancone, dicendosi che per quel giorno andava bene così.
I capelli continuarono a gocciolare sulle sue spalle – fece il meglio che poté per non grattare quel punto – fino a quando non infilò la prima maglietta che aveva trovato, ora bagnando il tessuto.
Non gli importava che cosa aveva addosso, gli bastava che non ci fosse quel profumo famigliare.
Camminò per il corridoio a piedi nudi, facendo attenzione a non calpestare la scia di acqua che aveva lasciato.
Aprì la porta della stanza, rimanendo fermo sulla soglia, fissando il suo lavoro posto qualche metro più avanti; percorse la distanza che lo separava dalla tela lentamente.
Si era detto che lo avrebbe finito il prima possibile, lo doveva fare per dimenticarlo, per lasciarsi alle spalle tutti quei momenti che avevano vissuto.
Ma alla fine era bloccato per un semplice motivo: voleva sentirlo al suo fianco ancora un po'.
Che lui ad Atsumu mancasse? Si chiedeva ogni volta che prendeva in mano il pennello. Onestamente non gli sembrava, dopotutto aveva già baciato qualcun altro; la foto era impressa nella sua mente, era difficile dimenticarsene.
Magari l'aveva fatto per ripicca, si stava finalmente prendendo la sua rivincita, per dirgli che ora c'era un punto definitivo alla storia che avevano iniziato a disegnare.
Riusciva quasi a sentire la sua voce che gli diceva le stesse cose; era troppo poco dire che lo rattristava.
Perché Atsumu non aveva bisogno di Sakusa, ma lui stava continuando ad aggrapparsi ai ricordi, all'immaginazione, perché non credeva che ce l'avrebbe fatta altrimenti.
Ogni pennellata gli ricordava il biondo e per quanto avrebbe voluto ridere, a quei momenti gioiosi che gli ritornavano in mente, riusciva solamente a trattenere le lacrime.
Era bloccato.
Ma continuava a dipingere, ripassando più e più volte ogni singolo punto, continuando a girarci intorno senza darsi la possibilità di andare avanti.
Forse guardarlo negli occhi un'altra – ultima – volta avrebbe aiutato; anche se era un Atsumu così sbiadito, creato dalla sua memoria, e non quello vero pieno di colore che se non stavi attento ti accecava.
Voleva sentirsi amato un'ultima volta.
Non poteva trovare conforto tra le braccia di qualcun altro, nei baci di sconosciuti, come aveva fatto Atsumu.
Avrebbe dovuto essere quello che l'avrebbe aiutato, la chiave per ottenere tutto quello che voleva e che aveva atteso da tanto tempo, ma aveva finito per sentire la sua mancanza ancora di più.
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I Kissed Someone (It Wasn't You)
Fanfiction❭ Sakuatsu Parte 1 di "Is that your key in the door?" "Ora però la porta era chiusa alle sue spalle, il portachiavi abbandonato sul tavolino all'entrata e lui stava preparando il bollitore per l'acqua. Le pareti sembravano piegarsi su di lui, volen...