Prologo

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Indossai la mia giacca e il cappello dando un ultimo sguardo allo specchio sistemando la camicia, uscii chiudendo la porta della mia cabina a chiave dirigendomi sul ponte.
Scesi dalla nave insieme al mio vice capitano nonché mio fratello Dante “Abbiamo rimediato proprio un bel bottino ma la prossima volta scegli un incarico meno pericoloso quel mostro stava per mangiarmi la gamba” disse toccandosi il ginocchio mentre ci avviamo verso la locanda “che femminuccia che sei era solo un polipetto” “UN POLIPETTO?! Cazzo Lux quello era un kraken” risi della sua espressione scioccata “dai in compenso era molto buono e ci camperemo un bel po’” “diamine mi verrà la nausea a furia di mangiare carne di kraken” “taci che Groot cucina divinamente” “ma se sono 3 giorni che mangiamo zuppa di kraken” “però è buona” risi aprendo la porta e venni accolto dall’ormai familiare odore di birra e vomito, adoravo la locanda della sirena è un posto tranquillo, Baia del brigante è una città criminale ma in questa locanda nessuno può fregare nessuno è una zona neutra dove criminali da ogni dove possono farsi una bella bevuta senza preoccuparsi di nulla, ci sedemmo al solito tavolo e mi persi a guardare una delle nuove danzatrici mentre Dante ordinava per entrambi.
Fischiai per attirare la sua attenzione, era un vero schianto, decisamente bassa ma con le curve al posto giusto, capelli corti color corvino e occhi di ghiaccio che mormorano lussuria, battei la mano sulla gamba per invitarla a sedersi e appena fu abbastanza vicina capii perché fosse così minuta “sembri un uomo di poche parole, piacere il mio nome è Lana e il tuo straniero? “ iniziai a passare le dita sulla sua schiena più precisamente sulle ali da libellula tatuate, sorrisi nel vederla trasalire “la straniera qui sei tu fatina io sono di casa, il mio nome è capitan Luxien Alfrix ma puoi chiamarmi Lux o capitano a te la scelta” feci un ghigno per la sua faccia sorpresa ripetei il gesto per farla rabbrividire ancora “come l’hai capito?" l’avvicinai a me e le dissi all’orecchio ” sono un uomo di mondo, ne ho viste di cose in questi 7 mari, siete molto minute e nascondete così in bella vista le vostre ali ma sai dovreste ingegnarvi di più al mercato nero valgono una fortuna” sgranò gli occhi impaurita, era così divertente mettere all’angolo prede ingenue come lei, mi leccai le labbra affamato “che intenzioni hai? Vuoi rapirmi? Strapparmi le ali?! “ disse con la voce spezzata, le strinsi un fianco e sprofondai il viso nel incavo del suo collo alternando la lingua a dei lievi morsi “non ti preoccupare non ho interessi per questo genere di cose, si sono un pirata ma ho una morale, non vendo le persone… ma se vuoi posso comprare i tuoi servigi per stasera” si calmò alle mie parole e torno a guardarmi seducente mettendo in bella mostra il seno pieno e generoso.
Flirtammo per un po’ e mentre Dante si dava da fare con una tabaxi, feci un gesto alla cameriera che conoscevo bene e portò 4 shottini di Blue blazer “brindiamo alla riuscita della  nostra ultima missione..” brindai con mio fratello per poi brindare con Lana “… e a nuovi incontri” soffiammo per spegnere lo shot e lo buttammo giù, chiusi gli occhi assaporandolo deliziandomi del leggero bruciore che mi invade la gola “vogliamo spostarci in un posto più… comodo? Al piano di sopra io ho una stanza “ disse accarezzandomi il petto ma quando si avvicinò alle cicatrici le afferrai la mano di colpo e per distrarla da questo mio gesto la strattonai a me baciandola con passione “sinceramente preferirei la mia cabina se ti fidi” annui un po’ meno sicura e si alzo, feci cenno a Dante che mi ignoro ma gli lasciai la mia parte di conto, una volta usciti mi stupì vedere la netta differenza di altezza fra noi in fondo io sono alto 1.90 e a giudicare da dove mi arriva lei è alta sul 1.45 circa, notò la mia perplessità e osservandosi bene in giro, per assicurarsi che per strada non ci fosse nessuno, scosse le spalle, il suo tatuaggio si scosto come una seconda pelle rivelando 2 ali da libellula, inizio a svolazzarmi in torno arrivando alla mia altezza.
Non ci mettemmo molto ad arrivare, la locanda della sirena è molto vicina al porto, sali titubante ma più per i pesci intorno al isola “non ti preoccupare non saltano, finché non tocchi il mare sei al sicuro “ dissi tenendola per la mano conducendola piano verso la barca “a Baxia queste cose non succedono mi hanno avvisata di stare attenta ma non capisco il motivo sono così belli” disse guardando giù, l’attirai al sicuro sulla barca “beh quelle luci si chiamano Olbrex, sono creature marine estremamente pericolose, si trovano solo nei dintorni di Tortuga, di giorno riposano sotto di essa ma di notte restandole vicina cacciano e si nutrono di qualunque essere vivente” si appoggiò al parapetto della nave “non sembrano pericolosi ma solo pesci fosforescenti” “è il loro modo di attirare le prede per divorarle, chi è sopravvissuto racconta che sia un dolore indescrivibile che ti consuma persino le ossa” “santo cielo e perché non se ne liberano, di giorno hai detto che riposano quindi sono vulnerabili” “si ma sono importantissimi per la sopravvivenza di Tortuga quando sono sotto la puliscono e la sostengono, se li eliminassero molto probabilmente Tortuga si immergerebbe insieme a tutta l’isola…. E in più alcuni se li mangia quindi diciamo che non possono proliferare” dissi dirigendomi verso la mia cabina aprendolo.
Entrò con cautela guardando la cabina con cura “perdonami il disordine diciamo che non ho molte visite qui” mi guardò con sfida spingendomi sul letto iniziando a slacciarsi il corsetto “non ci credo, un uomo di mondo come te ne avrà avute di donne per saziare il proprio appetito” si sfilò il corsetto e la gonna rimanendo in intimo davanti al mio sguardo che la divorava famelico, mi alzai sfilandomi la giacca e la cintura a cui era legata la spada e la pistola, la sollevai con facilità adagiandola sul letto “non provocare la bestia fatina, di solito preferisco stare in locanda ma per divorare questa preda così peculiare c’era bisogno di un posto speciale” sorrisi maligno slacciandole il reggiseno assaltandole i capezzoli “quale onore mio capitano” disse gemendo, sorrisi a quel nominativo baciandola avido, scesi a baciare la mascella, il collo per poi passare a baciarla tra i seni stimolandole i capezzoli turgidi “ooh ti prego non mi piace aspettare” mi disse mordendosi il labbro con fare lascivo, feci scorrere una mano facendola passare lungo il fianco fino al bordo delle mutandine sfilandole, scesi con i baci sul suo ventre piatto arrivando al monte di venere per poi stuzzicarla lasciando baci umidi sulle cosce avvicinandomi lentamente al suo centro ormai desideroso di me “capitano ti prego questa lentezza è una tortura” mi disse posando le mani sulla mia testa indirizzandomi a darle quello che desidera ma appena sfiora le orecchie a punta mi uscii un gemito più acuto di quanto avessi voluto “che suono adorabile….. Fallo ancora” ripete il gesto concentrandosi sulle punte facendomi gemere ancora, spazientito da questa perdita di controllo mi alzai di scatto rovistando tra la mia attrezzatura presi una corda di canapa e un fazzoletto di seta tra i vestiti, la bendai e legai i suoi polsi allo stipite del letto “sei troppo sfacciata fatina dovresti sapere che su una nave è il capitano a dettare legge” ridacchiò ma mi lascio fare, finalmente mi svestii anch’io libero dal suo sguardo e ripetei la mia discesa ma stavolta più deciso anelando al suo miele, gemette mentre continuavo a stimolarle il clitoride con la lingua e a penetrarla con le dita.
Le afferrai la gamba posandola sul mio petto e la penetrai assaporandomi i suoi gemiti sempre più forti ad ogni stoccata, quando fu vicina al limite le slegai i polsi mettendola a pecora aumentai la velocità finché non venne urlando capitano, poco dopo venni anch'io fuori da lei, si accascio sul letto tentando di recuperare il fiato e io ne approfittai per pulirmi sdraiandomi accanto a lei, si tolse la benda “wow allora è vero che sei uno stallone capitano” risi “perché avevi qualche dubbio? ” “diciamo che spesso voi uomini create molte aspettative e poi…” “ma come ti permetti io capitan Luxien Alfrix sono un uomo di parola” iniziai a farle il solletico, lei si divincolo ridendo “sarà meglio che torni in locanda” “se ti va puoi restare” dissi accendendomi una sigaretta, ci penso un po’ ma alla fine resto, parlammo un po’ del più e del meno finché non crollo tra le mie braccia e io feci lo stesso.

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