tw: accenni al suicidio. Comunque è orrenda, si soffre pure un po'. Lucio Dalla si sta rivoltando nella tomba.
La sera mi è sempre piaciuta, forse per mille motivi, forse per uno solo: di sera posso cercarti, Jacopo. No, non è vero. Posso cercarti in qualunque momento della giornata, ovunque io sia. Però di sera posso trovarti.
Certo, quando la sera è nuvolosa, per quanto ci possa provare, non riesco a vederti. L'inverno, infatti, è così vuoto senza di te.
Però, quando il cielo è terso, specialmente in estate, tu ci sei sempre. È per questo che mi ritrovo, senza nemmeno rendermene conto, a camminare e camminare e camminare, sempre con lo sguardo puntato verso la tua nuova casa.
Non saprei nemmeno quantificare le volte in cui sono andato a sbattere contro i pali della luce, suscitando risatine tutt'intorno. Ancor peggio quando mi scontro con le persone: non so mai quale sarà la loro reazione, se una spinta, un "guarda dove metti i piedi!", oppure un sorriso imbarazzato. So con certezza, però, che io abbasserò il capo perdendoti di vista per qualche momento, nascondendo le guance che si fanno subito rosse e biascicando scuse su scuse, nessuna delle quali è veritiera: non potrei mai scusarmi per aver tentato di trovare mio fratello.
Come fai a spiegare a chi non conosce la nostra storia che io ho bisogno di guardarti, di vederti, di percepirti?
Tutti mi dicono che sei sempre con me, in ogni momento. Ma non è vero, Jacopo. E mi sembra anche giusto: tu avrai delle cose da fare, mica puoi stare tutto il tempo dietro a quell'imbranato del tuo gemello?
Proprio per questo mi ritrovo a passeggiare quasi ogni sera, in cerca di un astro un po' più luminoso che mi indichi la strada e in cui io possa riconoscere te.
Ed è esattamente quello che sto facendo anche oggi. Di solito il rumore dei miei passi rimbomba sull'asfalto di una Roma silenziosa e vuota. È la Roma che preferisco, mi rispecchia.
Invece adesso è diverso: non sento il rumore dei miei passi o del mio respiro. È una Roma in festa, quella di stasera. Ci sono ragazzi che si baciano come nelle poesie di Prévert, anziani seduti sulle panchine a spettegolare come se fossero in un paesino di periferia, adulti che brindano per qualche traguardo raggiunto. E poi ci sono io, solo.Sento mille passi appartenenti a centinaia di persone diverse. Alcuni sono più pesanti, altri più leggeri, ma è impossibile anche per una persona precisa come me distinguere a chi appartengano.
Sento anche mille voci. Loro cercano di distrarmi dalla mia esplorazione del cielo, ma io sono concentrato, Jacopo, te lo giuro.Continuo a camminare, un piede davanti all'altro, lo sguardo all'insù. Le mie spalle si fanno protagoniste di incontri che quasi non noto. Io sono concentrato, te l'ho detto. Devo trovarti.
Eppure qualcosa riesce a catturare la mia attenzione. Un cantante di strada è accerchiato da diverse persone. C'è chi sorride, chi ascolta commosso, chi canticchia a bassa voce. La canzone la conosco molto bene e spero che ovunque tu sia, Jacopo, ti facciano ascoltare capolavori come questo.
È la sera dei miracoli fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma
Con la bocca fa a pezzi una canzoneCon la mente riempita da quelle note, continuo la mia corsa lenta alla ricerca di un punto, anche piccolo, in questa città gigante, in cui poter ammirare la tua luminosità. Questa non è la sera dei miracoli, se devo continuare a cercarti. Se fosse stata la sera dei miracoli, Jacopo, tu ora saresti qui a camminare accanto a me e la mia testa sarebbe riempita non dalla musica, ma dalla tua risata.
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La sera dei miracoli (fai attenzione)
FanfictionDelirio nato dall'ascolto di quel genio di Lucio Dalla