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Tw:Non so come dirlo,
se non: a un certo punto 🎺


No, Marco Masini no, è troppo.

Questo fu il primo pensiero di Simone, quando nella sala candida si diffusero le prime note di Bella stronza, che per inciso non gli sembrava nemmeno una gran canzone per accompagnare il secondo primo di una cena nuziale.
Si portò il tovagliolo bianco alle labbra e poi lo piegò accuratamente, per riporlo sotto al piatto di ceramica ancora intonso.
A lui non piacevano i matrimoni, in generale. Non gli piacevano le occasioni sociali e formali, certo, e i matrimoni ne incarnavano l'emblema. Tutto quel chiacchierare e quel vociare.
La sensazione asfissiante che tutte le risate e i commenti melensi dei commensali gli stavano causando, lo stava tormentando da quando la cena aveva avuto inizio e anche prima, nella piccola chiesetta appena fuori Roma.
Pensò che un po' d'aria fresca avrebbe potuto quantomeno essere corroborante, quindi con uno scusatemi generale, spostò la sedia le cui gambe stridettero sofferenti sul marmo candido.
Suo padre lo guardò e sembrava davvero felice. Non fosse per il fatto che, Simone lo sapeva, la felicità di suo padre era sempre fugace, mai duratura.
Si ritrovò a sperare che quella fosse la volta buona.
Forse, quella volta, non sarebbe andato via.

Certo, non nutriva nessuna particolare affezione nei confronti di Cecilia, con i suoi modi raffinati e l'abitudine di trascinare le vocali quando parlava. Era anche vero però, che fosse una donna di gran cultura e, a quanto pareva, voleva davvero bene a suo padre; e tanto gli bastava.
Ben diversa, era la prospettiva di ritrovarsi Aureliano come fratellastro.
Aureliano era suo amico e compagno di classe, e Simone gli voleva bene, davvero, ma sapeva anche essere piuttosto petulante. Quindi, prima che il futuro fratellastro potesse attaccare con l'ennesimo discorso sterile, il corvino avanzò verso l'ampio ingresso della sala.

Fuori, l'aria frizzante lo colpì in viso e sembrò concedergli respiro, nonostante il papillon scuro non facesse altro che stringergli la gola come una morsa inoppugnabile.
Quando il respiro si regolarizzò, fece improvvisamente caso ad un chiacchiericcio poco distante.
All'ingresso della struttura, dietro un banchetto decorato appositamente con edera e fiori bianchi, una ragazza in divisa stava parlottando animatamente con una figura davanti a lei: era un ragazzo, poco più basso di Simone, i capelli ricci scompigliati e un tipo d'abbigliamento decisamente poco consono al luogo nel quale erano. Infatti, la receptionist continuava a scandagliare la sua figura con gli occhi, scettica.

"Signore, senza invito io non posso farla entrare, mi rincresce", ribadì lei, mentre si portava una ciocca di lisci capelli biondi dietro all'orecchio, come alla ricerca perpetua di un ordine da mantenere.

"Ma io l'ho solo perso! So 'n parente!"

E la receptionist lo scrutò di nuovo da capo a piedi come poco prima, mentre Simone cercava di focalizzare la sua figura, senza riuscirci del tutto.

Allora decise di avvicinarsi un po', giusto per vedere cosa stesse accadendo.
Subito, lo sguardo dello sconosciuto lo scrutò dalla testa ai piedi e Simone dovette ammettere, suo malgrado, di trovarsi di fronte uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto.

"E te chi sei?", ma anche tra i più maleducati, a dirla tutta.

Il corvino sollevò un sopracciglio guardandolo e, mentre la receptionist cercava di prendere parola, si parò proprio di fronte all'altro.

"Il figlio dello sposo. Te, invece, chi sei?"

"Guardi, ho cercato di dire al signore che senza invito non posso lasciar-"

"Ah, il figlio dello sposo, ma certo! Beh, io sono un amico di tu' padre!"

Simone lo squadrò di nuovo e il suo scetticismo salì alle stelle, si voltò verso la receptionist e con un sorriso cordiale la congedò.
Tutto ciò che fece poi, fu scoccare un'altra occhiata scettica allo sconosciuto e poi andare via.
L'aria era fredda, quella sera, che erano pur sempre in ottobre; il riccio si guardò un attimo intorno e poi si affrettò a seguire l'altro attraverso l'enorme giardino.
Intorno, le ortensie profumavano leggermente l'aria, mentre il corvino sentiva dei passi affrettarsi sulla ghiaia dietro ai suoi.

Di Matrimoni & Altre Storie Di HalloweenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora