𝙻𝙰𝚉𝙸𝙾. 𝚁𝙾𝙼𝙰. 𝙱𝙾𝚂𝙲𝙾 𝙳𝙴𝙻 𝙲𝙴𝚁𝚀𝚄𝙾𝙽𝙴. 𝙷𝟸𝟹.𝟶𝟶-𝚃𝚁𝙴 𝙶𝙸𝙾𝚁𝙽𝙸. 𝚅𝙴𝙲𝙲𝙷𝙸𝙾 𝙿𝙾𝚉𝚉𝙾.
[𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚖𝚎𝚜𝚜𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘 𝚜𝚒 𝚊𝚞𝚝𝚘𝚍𝚒𝚜𝚝𝚛𝚞𝚐𝚐𝚎𝚛𝚊̀ 𝚝𝚛𝚊 𝟷𝟶 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚗𝚍𝚒]
Nei rigogliosi boschi Danesi spiccava la grande villa in legno e pietra dei Villadsen, precisamente di mio padre, dove io riposavo gli occhi sotto l'ampio porticato arredato beandomi della pace e del canto melodioso degli uccelli tutt'intorno. Giorni addietro avevo portato la mia cara amica Thyra dal aereoporto dritta nella dimora ed in quel momento non era accanto a me, sicuramente, conoscendola come le mie tasche s'era incuriosita tra la vegetazione fitta.
Poco dopo essermi fatta spazio fra i cuscini della sdraio il telefono sul tavolo di vetro si mise a vibrare per una frazione di secondo attirando i sensi Garou perennemente attivi, spingendomi ad alzarmi controllando lo smartphone. Il messaggio appena arrivato rapì completamente la mia attenzione e feci uno screenshot più in fretta che potei, lasciandomi ferma sul posto, quasi rigida, facendomi scivolare in avanti le lunghe ciocche corvine precarie che prima stazionavano sulle spalle. Il Bosco del Cerquone era un luogo che io avevo avuto modo di vedere, si trattava della 'casa' d'infanzia dove rimasi fino i miei primi anni di vita, per poi lasciare mesi dopo la morte di mia madre. Impressi gli occhi cerulei sullo schermo e subito cambiai traiettoria incontrando la figura slanciata, calva –per la quale dovevo ancora farci l'abitudine– di Thyra frettolosa, portatrice di una qualche notizia poiché avevo imparato a leggerle l'espressione, a lei ed a chiunque conoscessi abbastanza da potermelo permettere.
«Ehm... Marta... Stavo per i fatti miei nel bosco, il cellulare mi ha avvisato di un messaggio e-»
«Anche a te? Cosa dice? E' arrivato un messaggio anche sul mio. » Dissi voltandomi direttamente verso di lei, avvicinandomi con il cellulare in una mano.
«Si, a parte l'autodistruzione, ho fatto uno screenshot per sicurezza... ma... parlava di un indirizzo, a Roma, in un bosco. Riprendo l'immagine...»
«Conosco quel posto.» Poggiai una mano impercettibile su quella della fu bionda, e parlai con voce fioca, pensierosa, fin troppo sovrappensiero e lei se ne accorse. Mi scrutò qualche secondo accigliandosi e poi mi parlò ancora.
«E...? Perché se lo conosci solo tu è arrivato il messaggio anche a me? »
«Non ne ho idea, Thyra. Lì c'è il mio branco, non riesco a capire cosa stia succedendo, e non capisco nemmeno perché abbiano scelto una comunicazione tecnologica invece per mezzo del Wyld. »
In quel lasso di tempo la mia mente viaggiava ad una velocità incredibilmente veloce continuando a guardare l'altra e solo successivamente smossi i muscoli e nervi per dirigermi all'interno della villa, ritmando il passo con la catena che pendeva dal fianco destro dei miei pantaloni di pelle nera, abbinati al vestiario dark che più dark nessuno avrebbe potuto, forse nemmeno I Signori delle Ombre. Amavo lo stile sportivo misto ad un tocco di metal e dark, assieme al passo perentorio che esercitavo con le New Rock ai piedi. Sentii Thyra venirmi dietro, quasi inseguendomi per la velocità con cui mi stavo muovendo per i bellissimi corridoi ornati da quadri fatti da me e luci abbracciate da piccoli palchi di cervo. Volsi lo sguardo un poco dietro per prestare attenzione alla mia amica –Viziata a grattarsi il capo in situazioni di stress e confusione mentale– ed offrirle supporto e stabilità, ero abituata a farlo che non dovetti sforzarmi affatto. Così mi recai con lei in salone e mi misi seduta seguita da Thyra, nel frattempo i miei molteplici animali ci sentirono e accorsero – primo fra tutti la lontra Authe, curioso e fin troppo espansivo; Bolt era il mio pastore svizzero di pochi mesi, perso nel mondo dei giochi e delle pappe; Cleopatra la gatta siamese più stronza che avessi mai visto ma con un musetto irresistibile e sapendolo si sentiva autorizzata sulla qualunque.
«Tutto questo è strano. Io non mi ritrovo con loro da... da troppo tempo. Mi fa uno strano effetto essere chiamata, e se hanno messo in mezzo anche te vuol dire che c'è qualcosa di importante in ballo. Tra l'altro il tuo numero, mi chiedo io, come diamine hanno fatto a reperirlo? »
«Stai parlando sempre di loro, vero? Non vorrei dire stronzate, se non erro... le avevi chiamate... Furie... qualcosa...» Cercò di ricordare la Svedese, sedendosi di rimando accanto a me sul divano in velluto rosso, comodissimo.
«Furie Nere. Ma adesso non mi va di scocciarti con discorsi sulla mia gente. Dobbiamo cominciare a prepararci, il messaggio diceva tre giorni?»
« Esatto, prenotiamo il volo visto che attualmente stiamo senza fare niente. » Propose la ragazza calva muovendo un braccio accompagnando il suo discorso. Scossi tranquilla il capo facendole capire che non ve ne sarebbe stato alcun bisogno, guardandomi allo specchio rettangolare dinanzi a me, pochi metri lontano. La mia pelle pallida risaltava sui colori tenui e scuri della casa, come del resto faceva un estremo contrasto incontrando i colori abitudinari con i quali mi vestivo.
«D'aaaccordo. Poi mi dirai cosa frulla nella tua testolina darkettosa, mh? Faccio un po' di The' caldo, lo vuoi? »
Sorrisi alle affermazioni di Thyra e affermai in positivo, con soltanto un cenno del capo, l'offerta della bevanda. Effettivamente stava calando il sole in fretta e la temperatura anch'essa diminuì di minuto in minuto. La guardai camminare per la villa come fosse casa anche sua ma dentro le mie iridi non v'erano altro che scenari differenti, curiosità affamate rivolte all'incontro che mi stava attendendo.

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MISSIONE FARMEC
WerewolfLa Nazione Garou è minacciata, oggi più che mai, dalle corrosive forze del Wyrm. Ogni branco, ogni Lupo è pronto a lottare per difendere Madre Gaia e dare prosperità al Wyld così come dovrebbe essere da sempre. Quando Marta viene contattata assieme...