Capitolo Unico

188 12 3
                                    


"Buongiorno, tesoro!" Si infilò nel cubicolo di Draco, lasciando cadere un tè sulla sua scrivania. Lui alzò lo sguardo su di lei, pallido ed esausto, con la pelle delicata intorno agli occhi che si tingeva di viola.

"Grazie, Pans." Borbottò a mezza voce. Lei sbuffò per lo sforzo di lui di mettere le dita intorno alla tazza.

"L'ultima volta che hai dormito?" Lei sollevò un sopracciglio, poi lanciò un'occhiata alle carte su cui lui stava mezzo sbavando.

Allora non lo abbiamo ancora beccato...

Il fascicolo del caso di Antonin Dolohov era sparso in giro, e i rapidi scorci delle sue azioni recenti le fecero rivoltare lo stomaco dal disgusto. Tre anni... tre anni dopo la guerra e c'erano ancora Mangiamorte in giro. Pansy era grata che suo padre fosse ad Azkaban, così i suoi amici non sarebbero stati costretti a inseguirlo per tutta l'Europa dei maghi per atrocità indicibili. Sapeva che Draco e Theo provavano la stessa cosa.

Draco era ossessionato dalla cattura di Dolohov. A quanto pare, alcuni affari con la Granger ne avevano fatto una priorità assoluta, una vendetta personale se mai Pansy ne ha vista una.

"Sei ancora disposto a incontrare Theo a pranzo?"

Draco mormorò in modo incomprensibile e fece un gesto con il tè in un'impacciata alzata che lei interpretò come un "certo, se per allora non dormirò sotto la scrivania".

"Comunque, cosa ti porta quassù?" Bevve un sorso della bevanda calda, ridando un tocco di colore alle sue guance. L'uomo aveva bisogno di una pozione di rinvigorimento, ma lei si tenne il suggerimento per sé.

"Convocazione del tuo capo". Tra le dita curate, Pansy sollevò il piccolo aeroplano di carta che era volato dal dipartimento degli Auror ed era atterrato sulla sua scrivania fuori dall'ufficio del Ministro nel momento in cui aveva gettato la borsa a terra questa mattina.

Necessità di discutere i piani di sicurezza per il Ballo della Memoria. AL PIÙ PRESTO.

-Auror John Dawlish

I piani di sicurezza per il Ballo della Memoria di sabato prossimo sarebbero stati gli stessi dell'anno scorso, il che significava che questa sarebbe stata una conversazione molto diversa. E lei sapeva esattamente cosa sarebbe stato.

"Hmm", grugnì Draco. "Stamattina è di pessimo umore, l'ho anche visto urlare contro Potter per la prima volta. Vorrei non essere stato così stanco... mi sarei divertito di più".

Scommetto che lo è...

"Non oserebbe mai sgridarmi". Pansy sorrise. "Sono la persona preferita di Kings". Scrollò le spalle come se questo fosse un motivo sufficiente. "È un po' come maledirsi per inimicarsi l'assistente del Ministro".

Draco però non stava più ascoltando, si era leggermente appisolato, con le palpebre socchiuse. Lei lo lasciò fare, alzandosi in piedi, lisciandosi la gonna e accettando che non era più possibile rimandare il confronto. Si diresse verso l'ufficio del Capo Auror, senza preoccuparsi di bussare quando aprì la porta.

Lui stava fissando fuori dalla finestra, con un bicchiere di cristallo di whisky ben stretto in mano, con le nocche bianche per la stretta. La sua postura era rigida, immobile, come se si tenesse fermo per paura di ciò che sarebbe potuto accadere se avesse perso quella parvenza di controllo. Che tipo di messaggio avrebbe potuto inviare.

Salazar risparmiami.

Internamente sgranò gli occhi: se fosse stata lei a bere a quest'ora, lui le avrebbe fatto la predica per giorni.

Pansy Parkinson and the Auror's OfficeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora