2.

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COLIN

Due parole.
Adeline Scott.
Lei.
La ragazza che da quando ho visto per la prima volta qualche giorno fa, non fa che essere al centro dei miei pensieri in ogni cosa che faccio.
É davvero terribile. A tratti inquietante.
Non lo faccio apposta, ma é come se non riuscissi a smettere di immaginare la sua faccia, i suoi occhi, il suo naso, le sue labbra, i suoi capelli.

No.
Basta.
È un'ossessione.
Ha ragione Kyle, mi sono preso un'ossessione per questa ragazza. E non va bene. Per niente.

Scarabocchio sul quaderno dove ho scritto il suo nome e strappo il foglio, lanciandolo in qualche parte della camera.

Sono senza speranze.
Un idiota, uno sfigato, uno stupido.
Vorrei non avere il carattere che ho.
Vorrei fregarmene del genere femminile e magari dedicarmi al genere maschile.
Chissà, forse i maschi non mi rifiuterebbero...

Sospiro, sto davvero delirando.

Guardo l'ora dal cellulare e mi rendo conto che sono le 21:50.
La festa é iniziata già da un'ora.
I miei fratelli ovviamente sono andati, io però come al solito ho preferito rimanere a casa.
Non amo le feste, non so mai come comportarmi quando ci vado, sono estremamente a disagio e poi non mi piace ballare.
Che senso ha andare ad una festa se comunque nessuno mi nota?

Questa volta però ho tentennato sulla mia decisione. Fino all'ultimo non ero convinto che scegliere di non andare fosse la cosa più giusta.

I miei fratelli hanno cercato di convincermi ad andare con loro e come sempre io ho rifiutato.
Non é colpa mia se ho l'ansia sociale, se solo il pensiero di stare insieme a tutto quell'ammasso di gente che balla e si ubriaca mi fa venire la nausea e mi fa mancare il respiro.
Odio i posti affollati.

Una volta ho deciso di affrontare questa mia ansia e di andare ad una festa all'aperto.
Ma dopo neanche un'ora dal mio arrivo, ho iniziato a sudare, a respirare con fatica e a sentirmi come oppresso.
Per fortuna con me c'era Kyle che mi ha portato immediatamente ai nostri dormitori.

Mi sono calmato dopo poco, riconoscere un luogo familiare e per niente affollato mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo e così mi sono sentito meglio.

La mia é una cosa puramente psicologica. Almeno così dice il mio psicologo, quando scelgo di andare a qualche seduta.
Sono consapevole che ha ragione, ma a me manca il coraggio di affrontare questa mia ansia, solo il pensiero di stare in un posto chiuso, pieno di gente, mi fa tremare.

Ultimamente sono andato a qualche festa, ma sempre restando nella mia bolla e stando attento a non scontrarmi con la folla di studenti che ad ogni festa aumenta a dismisura.

Un passo avanti, uno indietro. Questo è quello che faccio, sempre.
Ma a me sta bene così.
Non é indispensabile per me superare questa paura.
Me ne sto bene qui, nella mia camera, a disegnare le prime cose che mi passano per la testa e a sentire musica depressa.

Riprendo a disegnare, scacciando via dalla mia mente tutti i brutti pensieri e mi concentro su mia sorella. Disegno il suo volto, poi passo ai dettagli del suo viso.

Dopo qualche minuto l'ho finito. Fiero del risultato scatto una foto al disegno, aggiungendolo all'album "DISEGNI DECENTI ".
Si, ho chiamato un album così.

Il sorriso che avevo poco fa, fiero del mio disegno, sparisce quasi subito però.
In poco tempo mi ritrovo a pensare completamente l'opposto.
Questo disegno fa schifo.
Potevo fare di meglio...

Strappo il foglio e lo lancio da qualche parte nella stanza.

Controllo nuovamente l'ora dal cellulare.
22:10

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 07, 2023 ⏰

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