𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐

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Era passato un anno da quell'avvenimento. Ormai ero sola, abbandonata all'imponenza del piccolo mondo qual era il sottosuolo.
In un anno mi sono fatta forza da sola. ho trovato, per grande fortuna, una casa abbandonata nella quale vivere; ho imparato a rubare e a prendermi cura di me stessa.

Un giorno come tanti iniziava di nuovo, mi sono svegliata sul divano usurato della "mia" casa. Le prime cose avvertite, appena sveglia, erano la puzza di umido dovuta alla struttura malandata e il brontolare del mio stomaco.

Stavo morendo di fame, cazzo.

Se c'era una cosa che avevo capito in quest'anno era che nessuno si sarebbe preso cura di me, dovevo cavarmela da sola.

Mi sono alzata e passi assonnati sono andata a rovistare su quello che doveva essere un mobiletto decorativo, ma che io usavo per metterci vestiti, armi e quant'altro. Ho preso una tra le poche felpe scure con il cappuccio rubate a chissà quali bancarelle e sono uscita.

La strada era tortuosa e poco illuminata, una qualsiasi persona sarebbe corsa ai ripari per l'inquietudine che provocava. Camminavo a passi svelti e in poco tempo sono arrivata a destinazione. I malcapitati dai quali rubavo variavano per non farmi scoprire, ma oggi non avevo voglia di vagare a lungo alla disperata ricerca di cibo, così la prima bancarella avvistata divenne la preda perfetta. Vendeva del semplice pane, mi bastava.
Fregare il cibo era molto semplice: camminavo affiancata alla bancarella con le mani in tasca, il cappuccio tirato su e lo sguardo concentrato sulla strada; aspettavo che il venditore spostasse l'attenzione su un compratore e immediatamente ne approfittavo per mettermi ciò che potevo all'interno della felpa. Quando se ne accorgeva iniziavo a correre, ma spesso quello che vendeva non mi inseguiva per la paura che altre persone potessero rubare. Ma questa volta non se ne accorse.

Ero sulla strada di ritorno per casa, con una pezzo di pane duro in bocca. Di solito non mangiavo al ritorno, per paura che qualche malintenzionato se ne potesse approfittare. Ancora non avevo esperienza e il mio corpo era gracile rispetto a quello di un adulto.
D'altronde avevo solo 15 anni.

Mentre pensavo avvertí qualcosa cingermi  la bocca, e un braccio attorno al mio busto.
Panico.
Avevo iniziato a scalciare, tuttavia non sembrava cambiare le cose. In un momento mi trovai scaraventata per terra, con davanti un uomo decrepito che assolutamente non sembrava avere buone intenzioni. Feci per mettermi in piedi e correre via, ma mi aveva già bloccata per polsi, presa per la vita e mi aveva stritolata a sé. Senza spiccicare una parola aveva preso un lembo della felpa e...

Un rumore sordo proveniva dalla testa dell'aggressore, all'istante si era accasciato sulle ginocchia, per poi ricadere sul volto in mezzo al sentiero terroso.
Una persona gli aveva tirato un pugno dritto sulla nuca.
Aspetta, erano.. tre?

𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐜𝐫𝐢𝐭𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞
Primo vero capitolo di questa storia.
Che dite, vi sembra interessante? Sono aperta a qualsiasi critica costruttiva, fatemi sapere se sono troppo corti/lunghi o semplicemente noiosi!
Ricordo che è la mia prima storia, e sto cercando di scriverla come meglio posso. Detto questo passo e chiudo.
Al prossimo capitolo.
~Ks

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2022 ⏰

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𝑀𝑎𝑛𝑡𝑒𝑙𝑙𝑖 𝑁𝑒𝑟𝑖      𝐿𝑒𝑣𝑖𝑥𝑟𝑒𝑎𝑑𝑒𝑟Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora