Imagine

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Mike camminava per la città deserta ricoperta di foschia. I carrelli di un supermarket alla sua destra erano ovunque tranne dove dovevano essere, scaglie di vetro al posto delle vetrine sparse sul suolo mentre l'insegna pericolava minacciosamente senza preoccuparsi della forza di gravità. Il ragazzo con in spalla la sua fida chitarra Jane, una Ibanez dell'era pre-fallout, indossava una sottospecie di cerata gialla che lo avvolgeva completamente nonostante non fosse un marinaio, al posto degli occhi grigi vestiva una visiera protettiva, e invece della sua bocca sottile portava una maschera antigas; la consuetudine ormai.

Gli isolati spettrali scorrevano davanti ai suoi occhi che nessuno vedeva, sulla sinistra un cinema svuotato, solo un cartellone di Top Gun 4 resisteva, a fianco un McDonald dal verde sbiadito, tutte le città di una volta erano così oramai. Per anni l'uomo era stato costretto a vivere sottoterra sperando che il suolo tornasse quanto meno vivibile.

Ma è tornato veramente?

Per Mike era la prima volta in una di quelle vecchie carcasse costruite dall'uomo, ma stanotte aveva visto un sogno/presagio e sapeva che si era svolto in quella città dimenticata. Ora alcune zone erano tornate a rifiorire, un New Dawn era stato chiamato, strana flora e fauna si era sviluppata ma l'umanità superstite non si era fatta troppe domande nel ricominciare, eppure nella maggioranza delle zone resisteva ancora quella nebbiolina verde azzurrastra che ostacolava ogni cosa, ogni minimo segno di vita.

Dopo aver attraversato alcune macerie di vecchie abitazioni, scorse la piazza, o quello che una volta lo era almeno: era una sorta di ellissoide lastricato, alcuni resti di ciò erano ancora visibili, come pure i tronchi morti di alberi intorno alla base di cemento di un vecchio acquedotto.

Eccolo, come nel mio sogno!

Non sapeva come salire Mike però, finché non vide la scalinata sul lato est della struttura che a rapide falcate raggiunse; era impaziente di arrivare in cima e fare quello che l'istinto più sbagliato del mondo gli suggeriva. Non sapeva spiegarsi il giovane ragazzo perché una volta svegliato avesse voluto seguire quel suo sogno strambo, ma era conscio essere la cosa giusta da fare, nonostante l'istinto di sopravvivenza potesse suggerire il contrario.

Più andava su e più l'atmosfera sembrava rischiararsi, intravedeva quasi un oceano di nuvole sopra la sua testa.

Arrivato quasi in cima all'acquedotto di cemento resistito contro ogni previsione, scavalcò una ringhiera arrugginita, e si arrampicò sugli ultimi scalini fino ad arrivare alla sommità, una semplice palla rotonda grezza.

Mike respirò a fondo, da lì poteva scorgere quella nebbia radioattiva che circondava quella città ignota, ma dalla sua posizione l'aria sembrava, per quanto fosse assurdo, "pulita", vedeva persino il blu cobalto del cielo, e pure una scia chimica che si perdeva nei nembi bianchi dell'infinita volta celeste.

Decise di rischiare, erano pochi minuti in fondo.

Appoggiò la chitarra sulla base e si tolse la tuta anti-radiazioni con fare esperto, poi la maschera e infine la visiera.

Dopo essersi spogliato dall'apparato protettivo imbracò la sua Jane, provò qualche accordo, poi si schiarì la voce un po' roca per la tensione, forse anche per l'emozione. Era abituato a cantare col pubblico dei discobar non in quel silenzio irreale.

Poi il nulla reale venne squarciato dalla sua voce melodiosa come il miele autunnale che prese a risuonare nell'etere, mentre le parole pronunciate di una canzone dimenticata formavano immagini.


Imagine there's no heaven

It's easy if you try

No hell below us

Above us, only sky


Imagine all the people

Livin' for today

Ah


Mike si fermò un attimo per godersi il momento, chiuse gli occhi mentre il vento tiepido gli scompigliava i capelli castani, solo una cosa mancava rispetto al suo sogno: un palloncino rosso che vola verso l'alto, e un applauso di un pubblico che non c'è più.

Poesie e ShottiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora