Who Am I, Without You ?

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Ero sdraiato sul letto. Non volevo alzarmi, volevo solo rimanere sdraiato fino a che la giornata non fosse passata. Non volevo, non potevo affrontarla senza

uscirne ferito; faceva male, ogni volta.

Bussarono alla porta. Qualche secondo dopo entrò mia madre, era triste e le rughe sulla faccia erano ancora più marcate dei giorni precedenti.

"Sono arrivati Harry e Ginny" mi disse con voce pacata.

Ci guardammo per qualche secondo, in silenzio. Poi si avvicinò al letto e si sedette sul bordo accanto a me, mi accarezzò i capelli e mi fece un sorriso appena accennato. Dai capelli passò poi alla guancia e si fermò continuando a muovere solamente il pollice su e giù. Ci guardammo. Mi cadde una lacrima ribelle che lei prontamente asciugò. Anche lei aveva gli occhi lucidi. Si avvicinò e mi diede un bacio caldo e soffice sulla fronte, poi si alzò e uscì.

Rimasi ancora qualche istante nel letto e poi mi alzai. Mi vestii lentamente, mi guardai allo specchio per un istante o forse di più e poi uscii.

Scesi le scale e in salotto trovai Harry, Ginny e Percy sul divano che erano presi da uno dei tanti raccorti di papà. Si voltarono verso di me e Ginny corse ad abbracciarmi. Restai qualche secondo avvinghiato al suo piccolo e gracile corpo  che riusciva a darmi un calore immenso. Quando ci separammo ci guardammo in faccia e mi accorsi che aveva gli occhi lucidi.

"Mi sei mancato" disse sorridendo.

Mi era mancata anche lei, mi era mancata così tanto. Abbracciai anche Harry.

"E' un piacere rivederti, amico" mi disse sorridendo. Ricambiai il sorriso.

"Ehi fratello" mi salutò Percy. Ricambiai il saluto.

"Ehi, dove sono Ron e Hermione?" disse Harry curioso.

"Staranno arrivando, lo sai com'è Ron quando si parla di puntualità" disse mamma indaffarata con i piatti.

Qualche secondo più tardi si sentì un rumore provenire dall'esterno e qualche secondo dopo si aprì la porta. "Parli del diavolo.." disse Harry sorridendo, "e appare quel disgraziato di mio figlio" disse mamma arrabbiata per il ritardo.

"Sono felice anche io di rivederti, mamma" disse Ron imbarazzato. Hermione era accanto a lui e stava già salutando tutti, quando mi vide esitò ma poi salutò anche me e infine si rivolse a mamma.

"Signora Wisley vuole una mano?" chiese serena.

"Oh cara sei un angelo,mi devi ancora spiegare perchè ti sei presa mio figlio"

"Mamma!" urlò Ron dal salotto.

"Oh amore caro, queste sono domande lecite, guarda prima te e poi guarda lei e poi guarda di nuovo te e dimmi se la mia domanda è banale."

"Mamma !!!" ribadì Ron imbarazzato.

Ridacchiai sotto voce. Mi era mancato tutto quel casino, anche se non era lo stesso di una volta.. Per un breve istante si girarono tutti verso di me con faccia che andava dalla compassione alla tristezza ma poi ricominciarono con quello che stavano facendo.

"Ok, ok ho capito" disse mamma svogliata. "Beh venite a tavola che è pronto, abbiamo già fatto aspettare abbastanza questo tacchino" disse dirigendo un'occhiataccia a Ron che a sua volta sbuffò.

Ci sedemmo tutti quanti a tavola, guardai alla mia destra al posto vuoto accanto al mio, mi incantai qualche momento.

"George" mi chiamò mia madre, mi girai verso di lei "si ?!" dissi spaesato.

"Tutto bene?" mi guardavano tutti aspettando di mangiare.

"Si, si. Cominciamo" dissi prendendo la forchetta.

Pranzammo parlando di Albus, di Lily e di James. Di Rose e di Hugo il quale secondo Hermione aveva preso tutto dal padre e mamma si offrì di dargli una bella raddrizzata. Parlammo dei vari viaggi di Percy e naturalmente non mancarono i rimproveri di mamma per Ron ogni volta che ne aveva l'occasione. Non toccai il cibo per tutto il tempo, mi limitai solo ad ascoltare ciò che dicevano gli altri anche se ogni tanto non riuscivo proprio a non distrarmi e a vagare con la mente da un pensiero all'altro. Ogni tanto vedevo qualcuno girarsi e mandarmi un'occhiata di riguardo. Ero stanco, volevo solo andare al letto e stare lì tutto il giorno senza sentire il peso delle occhiate di nessuno che ti compativa o sentire quanto fossero felici le loro vite quando io non riuscivo ad andare avanti. Posai la forchetta nel piatto e mi alzai lentamente.

"Scusate, ma credo di non stare molto bene. Vado a stendermi un attimo sul letto" dissi calmo e me ne andai.

"Oh, certo, dopo ti vengo a chiamare quando è arrivato il momento di..." Mi girai verso mio padre che stava parlando, lo vidi deglutire e poi continuare "Sì, beh insomma dopo ti vengo a chiamare, tu riposa un pò". Mi girai e andai in camera mia. Mi buttai sul letto e cercai di chiudere gli occhi cercando di prendere sonno e non risvegliarmi più...

Fred. Steso a terra inerme. Lo fissavo senza muovermi, era lì a terra come se dormisse. Mi accasciai vicino a lui e lo strinsi tra le braccia più forte che potevo. Non volevo lasciarlo andare, non potevo. "Fred,no" "Fred svegliati ti prego" continuai a stringerlo a me. Non poteva andarsene, non poteva lasciarmi solo, non poteva! Ero furioso. "Noooo" urlai "nooo" urlai con la voce spezzata da pianto. "No Fred, noooooo...."

"George..."

"George..."

Mi svegliai di soprassalto sentendo una mano sul braccio che mi scuoteva. Era mio padre che mi guardava preoccupato. I suoi occhi erano pieni di preoccupazione e... tristezza.

"Tutto bene?" mi chiese poggiandomi una mano sul viso.

"Sì sto bene, dissi togliendogli la mano e asciugandomi in fretta le lacrime."

"Sicuro?" mi disse preoccupato.

"Ho detto di sì" dissi bruscamente alzandomi.

Ci fu qualche momento di silenzio. Sentivo il suo sguardo su di me.

"Bene, noi stiamo andando" mi disse con voce tesa.

"Ok, scendo tra un attimo."

Sentii mio padre uscire dalla stanza e mi rilassai. Non ce la potevo fare, era troppo per me, non riuscivo più a reggere quel peso sulle spalle. Andai in bagno mi bagnai il viso con un po d'acqua e scesi. Erano tutti in salotto ad aspettarmi per poter andare.

"Sono pronto, andiamo" dissi a tutti e dopo uno sguardo veloce ci incamminammo. Uscimmo di casa e percorremmo qualche miglio prima di arrivare a una piccola baracca in legno aperta davanti. C'era una piccola mensola in cui c'erano sei cerchi incisi con scritto sotto ad ognuno un nome, erano i buchi per le candele. Rimanemmo qualche istante a fissare la mensola senza muoverci. A rompere quel momento fu mio padre che andò per primo verso la baracca, prese una candela dalla scatola lì vicino, la mise nel terzo buco,quello di Piton e rimase qualche minuto lì davanti dicendo qualche parola sotto voce. Dopodichè tornò indietro e Hermione prese il suo posto mettendo la candela nel quarto buco, quello di Tonks e anche lei disse qualcosa sottovoce. Ron prese il suo posto dopo di lei e mise la candela nel primo buco, quello di Silente e a sua volta disse qualcosa. Mia madre prese il suo posto e mise la candela nel secondo buco, quello di Lupin e disse qualcosa più lungo rispetto agli altri, molto probabilmente una preghiera. Poi toccò ad Harry che mise la candela nel quinto buco, quello di Sirius e rimase lì molto più tempo degli altri. Quando tornò indietro si intravidero delle lacrime sul suo volto.

Toccava a me. Non riuscivo a muovermi, continuavo a fissare le candele accese e poi l'ultimo buco rimanente... quello di.. Fred.

Mi incamminai verso la baracca e mi fermai lì davanti. Presi una candela e la misi nel buco. Vidi il nome di Fred scritto lì sotto, ebbi una fitta di dolore. A causa del tremore delle mie mani accesi con difficoltà una candela e mi accasciai a terra, non ce la facevo, era troppo doloroso rivivere quella giornata anno dopo anno. "Fred" dissi tirando su col naso "mi manchi così tanto. Non so più che fare, qui la vita non è più la stessa senza di te. Vorrei solo poterti riabbracciare e dire quanto ti voglio bene... vorrei averlo fatto prima" Mi asciugai le lacrime e mi sdrai sul prato guardando le stelle. Sentì gli altri sedersi accanto a me a guardare il cielo. Guardai le stelle e non bloccai le lacrime che rivendicavano il diritto di accarezzare la mia faccia. Chiusi delicatamente gli occhi e sorrisi. Mi manchi, fratellone.

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