Una notte insolita

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Dovevo aspettare, come al solito. Di solito non mi importava, ma quel giorno... la notte aveva una sapore diverso.
Respiravo l'aria notturna cercando di imitare i vivi, i floridi... così chiamavamo gli umani. Il loro cuore batteva, le loro emozioni ardevano.
Per quanto l'aria entrasse nei miei polmoni non accadeva nulla.
Ogni giorno aspettavo, guardavo la vita frenetica e caotica degli umani. Quella scintilla che lì faceva sorridere, piangere, urlare... la volevo disperatamente. Ma non l'avrei mai ottenuta, la maledizione lo impediva.
Potevo solo guardare... potevo solo guardare...
- Stanno per arrivare - la voce di Ormund mi riportò alla realtà.
Annuii e guardai nella direzione da lui indicata.
- Figli di puttana! La pagherete! -
Un ragazzo sporco di sangue si agitava cercando di divincolarsi dalla presa di due guardiani. Lo tenevano per le braccia trascinandolo.
Non doveva avere più di diciotto anni. I suoi occhi verdi mandavano occhiate cariche di odio a tutti noi mentre ringhiava.
Era ferito, sconfitto, stanco... ma continuava a ringhiare. Un ringhio profondo, un ringhio che spaventò molti dei passanti che si erano fermati a osservare la scena.
L'ennessima scaramuccia tra vampiri e mannari, nell'ennessimo locale dal nome mai sentito. Nella Città della Notte, era la norma.
Vampiri, umani e mannari avevano lottato per secoli. Finché gli umani non ne uscirono vittoriosi.
Così i maledetti (vampiri e mannari), dovettero venire a patti con loro: furono stabilite delle regole e nacquero le Città della Notte.
Gli occhi di Ormund luccicarono di interesse - E' una bella bestia, un lupo? Forse era meglio farlo uccidere, la prigione per i tipi come lui serve solo a farli incazzare ancora di più -
- La conosci la legge, no? -
Mi scoccò un'occhiataccia - Stavo scherzando, signor perfettino sangue gelido -
Ormund era un mannaro, per la precisione un orso. Un imponente ammasso di muscoli, che non amava particolarmente lavorare. Come al solito era nervoso, odiava fare ciò per cui veniva pagato. Se avessi dovuto descriverlo in termini umani, solo un espressione si adattava a lui: un gran pezzo di merda.
Lavoravamo insieme da almeno un anno, eravamo entrambi Guardiani Scelti di Quarto Grado.
- Non chiamarmi così sul lavoro - sbuffò infastidito.
Si avvicinò ai due guardiani, che si erano fermati aspettando ordini - Cosa è successo? -
- Siamo arrivati quando la situazione era già un macello. Due mannari stavano combattendo contro un vampiro. Hanno distrutto il locale -
Ormund sputò sul ragazzo - Le solite teste di cazzo -
In un impeto di furia il ragazzo cercò di aggredire Ormund. I guardiani sorpresi, non riuscirono a trattenerlo.
Sulla sua mano destra, in un istante, crescette del pelo grigio. Artigli spuntarono dalle sue unghie e, gridando, cercò di raggiungere la gola di Ormund.
Ormund non fece una piega: gli prese il polso stritolandoglielo. Un sonoro schiocco e il ragazzo urlo di dolore. Subito i Guardiani si gettarono su di lui, sbattendolo a terra.
- Rischiava di rovinarmi la giacca! Fate il vostro lavoro! -
Il ragazzo si dimenò per un po'. Quando si calmò lo tirarono in piedi.
- Sono stufo! Sangue gelido! Ci pensi tu a questo imbecille? -
Come al solito scaricava il lavoro su di me. Avrei dovuto arrabbiarmi? Rifiutarmi?
Se fossi tornato a casa prima, cosa avrei fatto? Avrei parlato con la mia famiglia, con i loro ospiti... forse avrei dovuto discutere del mio fidanzamento.
Ovunque andassi, qualunque cosa facessi... era tutto così grigio.
- Va bene - senza l'accenno di un saluto se ne andò. Mi avvicinai al ragazzo.
A fatica alzò testa per fissarmi negli occhi. Era stanco, ma continuava a combattere. Che avesse la scintilla?
- Calmati ragazzo. Ora mi seguirai senza fare storie, intesi? -
Le mie parole si insinuarono nella sua mente. Dai suoi occhi sparii la rabbia, i suoi muscoli si rilassorono. Annuì, guardandomi assente.
La malia era salda. Nonostante la sua forza anormale, restava pur sempre un ragazzino.
Ora che se ne stava calmo, riuscirono a ammanettarlo.
- Andiamo -
Lo feci salire sulla carrozza meccanica, affianco a me. Un carro con quattro sedili e un motore a carbone che lo faceva muovere.
Non era un mezzo adeguato al combattimento: la tettoia che copriva le nostre teste era di un metallo troppo fino e il vetro delle finestre era troppo fragile. Veniva fornito ai Guardiani Scelti di Quarto Grado per il trasposto dei prigionieri.
Avviai il motore e caldo vapore uscì dai tubi di scarico. Con lentezza iniziammo a muoverci per le strade della città.
Edifici che si accavallavano gli uni sugli altri, persone indaffarrate anche di notte. Che fosse notte o giorno la città di Notan pulsava di attività.
- Cosa è successo in quel locale? -
- Un sangue freddo ha insultato il mio branco, così gli ho inseganto una lezione -
- Uccidendolo? -
- Io... non volevo. E' stato Jackie ad ammazzarlo -
- Sicuro? - rafforzai la malia.
Non ci furono cambiamenti nella sua espressione, stava dicendo la verità.
- E dove è andato? -
- E' scappato prima che arrivaste voi carogne -
- Dove? -
Iniziò a ansimare e balbettare. Fermai la carozza sorpreso. Stava resistendo? Alla sua età era in grado di combattere la mia malia?
I mannari mostravano emozioni, ma non nella stessa maniera degli esseri umani. Si riunivano in branchi, formavano legami di fratellanza, si arrabbiavano, ridevano, piangevano... ma era tutto finto. Non avevano la scintilla, erano maledetti come noi vampiri.
Non avevo mai visto un mannaro proteggere un suo compagno, come non avevo mai visto un vampiro provare qualcos'altro l'odio.
- Ci penso io a portarlo in stazione, voi andatevene a casa -
- Ma mancano venti minuti alla fine dell'orario - rispose uno dei due.
- Non importa, avete fatto un buon lavoro. Potete andare -
Mi tirarono un occhiata sospettosa, ma se ne andarono. A loro non interessavano i miei affari, a me non interessavano i loro.
Dovevo sapere cosa faceva battere il cuore di un mannaro. Che avrebbe potuto far battere anche il mio?


L'Origine della ScintillaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora