CAPITOLO XIII

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Quella mattina il cielo di Londra era ricoperto di nuvoloni grigi e minacciosi, tanto che poco dopo iniziò a piovere. Un tuono fortissimo mi fece balzare dal letto, facendo svanire ogni speranza di riposarmi ancora per un po'. Indossai una felpa sopra il pigiama e la mie pantofole rosa, poi raggiunsi il piano di sotto dove trovai papà intento a prepare la sua valigetta
<Buongiorno> sbadigliai stropicciandomi gli occhi
<Buongiorno tesoro; tua madre è partita, sarà di ritorno fra un paio di giorni, io sto uscendo>
<Ma come senza salutarmi?> ci rimasi male
<Dormivi, non voleva disturbarti> si girò un attimo a guardarmi, poi prese la valigetta e si avvicinò a me
<Ho un appuntamento di lavoro, ci vediamo stasera, ti voglio bene> mi schioccò un bacio sulla guancia e si avviò verso la porta
<Con questo tempo?> guardai fuori dalla finestra e un brivido di freddo mi attraversò la schiena
<Il dovere chiama Bella, che il tempo sia bello o brutto> alzò le spalle e uscì; bene, ero rimasta sola.
Con calma mi preparai un avocado toast, avevo voglia di salato, e una tazza piena d'acqua. Salii al piano di sopra finendo l'acqua e buttai un occhio a El, dormiva; andai in bagno e aprii l'acqua, accessi il baby monitor e dopo una lunga doccia calda mi asciugai i capelli e svegliai la piccola. Mentre beveva il suo latte con i biscotti mi venne in mente di andare al centro commerciale, dopotutto era una giornata piovosa e di passarla dentro casa non mi andava proprio, così indossai un jeans chiaro, una felpa grigia con il cappuccio e le air force bianche. Per El scelsi lo stesso, cambiando solo il colore della felpa che era nera; amavo vestirla abbinata a me; siccome l'aria era piuttosto pungente le feci indossare un giacchino nero che le avrei tolto solo dopo aver raggiunto il centro commerciale.
Legai la piccola in macchina e ci avviammo, purtroppo però c'era un sacco di traffico e arrivammo dopo un bel po', ma comunque arrivammo

Girammo per negozi per un po', poi facemmo una pausa in un bar e io presi un caffè, ne avevo davvero bisogno dopo gli ultimi avvenimenti
<Mama, acqua> le diedi il biberon con l'acqua e mentre lo mettevo al suo posto il mio telefono squillò, così risposi
<Si pronto?>
<Ciao Bella> la sua voce roca e sensuale mi provocó un brivido lungo la schiena
<Mason, ancora tu?> sistemai meglio il telefono sull'orecchio e ripresi a camminare verso una dei tanti negozi per bambini all'interno dell'immenso centro commerciale
<Dove sei? C'è molto casino> chiese infastidito
<Nel tuo posto preferito> ironizzai
<Non dirmi che è ciò che penso> ridacchio incredulo
<È proprio ciò che pensi invece> risi entrando in un negozio dai toni caldi e poco affollato
<Va meglio adesso?> scherzai di nuovo
<Molto meglio> mi assecondò lui
<Perché mi hai chiamata?> tornai seria
<Avevo voglia di sentirti> rispose pochi istanti dopo
<Devo crederci?> chiesi ripiegando una delle magliette a maniche lunghe che avevo preso
<Si...>
<È un si poco convinto> puntualizzai dirigendomi verso alcune felpe color pastello
<Sì Bella, che tu ci creda o no avevo seriamente voglia di sentirti>
<Mmh>
<Mmh-Mmh>
<In ogni caso>
<Mmmh!> esclamai con fare melodrammatico
<Voglio vederti Isabella> disse pacato qualche istante dopo; non mi chiamava mai per nome, ciò significava che era serio e che non stava scherzando
<Non dire stupidaggini Mason> lo ammonii entrando in un camerino
<Sono serio Isabella, ho bisogno di vederti> marcó quel "ho bisogno" in modo troppo palese per non notarlo, al che mi incuriosii
<E sentiamo per quale motivo?> spogliai la piccola e le infilai un jeans chiaro e una felpa bianca a fiori lilla davvero carina; la taglia era giusta e le stavano bene indosso così decisi di prenderle
<Non fare domande di cui non vuoi sapere la riposta, Isabella Wolff> colpita e affondata; mi scioglieva sempre il modo sensuale e provocatorio con il quale pronunciava il mio nome
<Mmh>
<Stai pensando a come controbattere?> cazzo mi conosceva troppo bene, sapeva che non avevo la riposta pronta, o meglio ce l'avevo, ma non con lui; con Mason era una partita chiusa, aveva già vinto in partenza non c'era niente da fare, così decisi di dargli un po' di filo da torcere
<Allora è un sì?> e no caro mio, adesso sono io a tirare i dadi
<Richiamami domani, magari riceverai una bella risposta invece che un calcio nel culo> così dicendo terminai la chiamata e la piccola ed io ci avviammo verso le scale mobili che ci avrebbero condotte nel parcheggio sotterraneo e poi a casa:
che mattinata stressante!

🏎️

Ciao a tutti, scusatemi tanto se non sono riuscita a pubblicare questa settimana ma ho avuto molto da fare con la scuola e altre cose che non vi sto qui a spiegare perché sarebbe troppo complicato.
In ogni caso, cosa avrà mai intenzione di fare Isabella con Mason? Gli darà filo da torcere o cadrà ai suoi piedi come qualche anno prima? Beh, ci resta solo che aspettare, questa volta molto meno però, promesso! Buonanotte a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo, baci🫶🏻

SEI SEMPRE STATA TU || Arthur Leclerc  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora