Ghiaccio e carta

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"Bravo, ecco, fammi un contrapposto, ora mani nelle tasche, adesso appoggiato, alza una gamba..."

Si sentiva dire Enrico Bianchi facendosi fotografare nelle varie pose.

"Perfetto." gli disse il fotografo quando ebbe finito. "Questo sarà un calendario fantastico."

"Grazie." rispose dirigendosi verso il suo agente, il metodico Leonardo Guerra, e il suo allenatore, l'atletico Pietro.

"Hai fatto un grande lavoro." Leonardo

"È merito tuo. Come al solito mi hai trovato un contratto vantaggioso." si diede una bella stiracchiata "Adesso che abbiamo finito, penso che andrò a divertirmi un po'."

"Ma sei sicuro?" chiese "Uno come te dovrebbe prendersi molta cura del suo corpo, altrimenti..."

"Uffa." Rispose Enrico seccato "Ancora con questa storia. Starò attento"

"Non ti preoccupare così tanto." disse Pietro. "L'ho allenato bene, e saprà cavarsela alla grande."

"Già. Come diciamo sempre: una vita senza rischi non viene vissuta."

"Va bene." cedette Leonardo. "Però fa attenzione, mi raccomando."

*

Enrico aprì lentamente gli occhi, si sentiva debole e intontito, non riusciva a fiutare gli odori, ed era come se avesse perso sensibilità nel corpo. Leonardo e Pietro erano accanto a lui e lo stavano guardando con immensa preoccupazione.

"Ma... cosa..."

"Fiuu. Si è svegliato finalmente." disse Pietro.

"Bene. Così lo ammazzo io." si arrabbiò Leonardo.

"Dove mi trovo?"

"Sei in ospedale idiota." ribatté il suo agente. "E considerati fortunato a essere ancora vivo. Come ti è saltato in mente di andare fuoripista ignorando i cartelli di pericolo?"

Nella mente di Enrico cominciarono a riaffiorare i ricordi.
Si stava divertendo così tanto a fare snowboard sulla neve, il vento tra i capelli, il brivido del rischio poi era uscito dalla pista, aveva urlato in preda all'euforia per la velocità, veniva sommerso da una valanga, aveva lottato per rimanere sveglio, ma alla fine tutto era diventato buio.

"Mi dispiace." dovette ammettere. "Da quanto sono qui?"

"Sei rimasto in coma per giorni. I medici hanno faticato per salvarti." spiegò Pietro.

Dopodiché gli raccontarono di quanto si fossero preoccupati quando non era tornato, di come avessero chiamato i soccorsi avendo saputo della valanga, e di come essi avessero impiegato molto tempo per trovarlo sotto la neve.

"Chi altri è venuto a trovarmi?" chiese.

"C'è anche tua sorella. È corsa a chiamare i medici, avendo visto che ti stavi svegliando."

"Beh, almeno sono uscito tutto intero da questa tragedia." A quelle parole i suoi amici assunsero un'espressione imbarazzata. "Che c'è?" domandò.

"Ecco... vedi..." cominciò Leonardo.

"Non sei uscito tutto intero." concluse Pietro.

"Di cosa state parlando?" domandò.

Loro in risposta presero uno specchio e gli mostrarono il suo riflesso, il volto era coperto di necrosi.

"No." cominciò a dire il preda all'agitazione.

"Hai riportato delle ustioni da ghiaccio di terzo grado su tutto il corpo,e ti hanno amputato una gamba."

"No." ripeté cominciando a piangere.

*

La carriera di Enrico andò a rotoli. Anche quando fu dimesso dall'ospedale, il suo corpo sfigurato non era più adatto per i contratti che Leonardo aveva stipulato per lui, e causa della gamba mancante non poteva più fare sport estremi.
Dovette anche iniziare a fare vari esercizi di riabilitazione, per potersi abituare alla protesi, e riprendere a camminare. Pietro stesso contribuì ad allenarlo, sentendosi in colpa per quanto accaduto, essendo lui quello che lo aveva sempre incoraggiato a correre rischi.

"Non è colpa tua." gli aveva risposto. "Sono io che ho voluto comportarmi in modo stupido e irresponsabile."

Non aveva intenzione di arrendersi. Avrebbe trovato il modo di uscire fuori da quella situazione. Purtroppo non sapeva come occupare il tempo e si annoiava sempre di più.

"Perché non vieni con me al mio club del libro?" gli aveva proposto sua sorella Elena.

"Non saprei." aveva risposto lui. "Non credo di essere adatto a certe cose, e poi sarei l'unico maschio da quelle parti. Non sarebbe imbarazzante, soprattutto se mostro questa faccia?"

"No, dai, non fare il maschilista." ribatté Elena. "Devi pensare anche ad altro oltre alla riabilitazione. Trovare dei nuovi hobby, divertirti, chiacchierare, occupare il tuo tempo in qualche modo."

"Ok. Allora vengo." cedette dopo averci riflettuto attentamente, dovendo ammettere a se stesso che la sorella aveva ragione.

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