Within Every Broken Leaf - I Feel You.

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La porta cigola nell'aprirsi, come è solita fare da quando ne ha memoria e lascia libertà, in quei pochi attimi di luce concessa alle pareti, all'aria pungente dell'inverno di farsi ospite in casa.

Il profumo forte dei pini l'avvolge, come guanto, al primo passo compiuto nella neve, che la mussola non è di quanto più adeguato a proteggersi dal freddo, ma ancora non riesce a rinunciarne, a fare a meno del suo carezzevole oscillare contro le calze.

Ma la sopragonna è in lana e lo tiene al caldo, grigia e scura quanto le pietre del paese, quanto le facce che lo abitano e le mani che quella lana l'hanno tirata, tanto distanti dal dolce pallore delle affettuose carezze di quella che fu sia madre, che padre, che nonna e intera famiglia, e che più non è, e che al sicuro riposa tra i rami bassi del limitare del bosco, immersa tra le sue care piante, vicina a Simone in morte come in vita.

Il sole brilla tanto a illuminare il mattino, così tanto che la neve sembra mare, che ad ogni suo passo s'increspa e fa spazio al procedere dell' ammantata sua figura.

Il cancello, a chiusura del cortile, stride ancor più rumoroso della porta; spaventa, nel suo vecchio brontolare, un piccolo coniglietto che fugge via di getto. Dalla sua tana lo scruta, due occhi grandi, scuri contro il candido manto, nei quali la curiosità ha vinto la paura.

Simone gli sorride e quello, di risposta, arriccia il naso, tuffandosi completamente nella sua tana e scomparendo così nella neve, lasciandolo solo al suo quotidiano passeggiare.

Non c'è tanto da raccogliere, che siano frutti dei rami o del suo proprio orto, ma l'aria del mattino è compagnia piacevole e il bosco invernale canta di vento e fiabe non scritte, e un forte pulsare al cuore ad esso come sempre lo richiama, culla inesplorata di verdi speranze che sin dall'infanzia gli illuminarono gli occhi, salvando quella fanciullesca speranza dalla monotona tristezza scolpita nella pietra del villaggio.

Non è ben voluto, Simone, tra quelle case grigie dai tetti tanto alti, e raramente vi si reca, preferendo la compagnia del suo proprio essere alla solitudine dei tanti che quelle case abitano, che sin da piccolo gl'è stato insegnato a provvedere di sè, accogliendo tra i suoi saperi anche quelli mal visti quando associati a fattezze maschili, e gli abiti e il pane e le scarpe sono frutto del suo lavorare.

Non vi si è più recato dalla scomparsa della nonna, non dopo il mormorio maligno che quella ha generato.

Che Simone mai s'è sentito parte di quel mondo, a suo agio tra le foglie tenere di primavera e i rami pungenti d'inverno, tra i meandri del bosco che materno sempre l'ha accolto, da che i suoi primi passi furono mossi e ad esso diretti, e ai suoi splendenti misteri e alle sue tanto care creature.

E spesso, nel suo ingenuo sognare, s'è immaginato egli stesso creatura boschiva, di muschio e petali candidi, cullata dal fresco Maestrale in oscillare perpetuo, privo d'angosce e turbamenti.

Ma non furono che sogni, e la realtà violenta presto vi schiuse contro le terribili fauci, che non d'animali ma di bestie ancor più violente presero forma.

In quell'inverno glaciale, al perir del villaggio, quelle voci crudeli con vigore risorgono, non più mormorate ma gridate a gran voce da malevole lingue, che in Simone immedesimano espiazione e condanna.

E un battito d'ali che il rogo è già montato. Eretto in gran fretta, al centro della piazza dov'ermo il campanile s'erge, profano nella sua santa bellezza, in attesa di radicare quei suoi blocchi tufacei nei fumi violenti d'un sacrificio pagano, che di sacro porta soltanto la croce.

L'ultima legna è stata inchiodata, l'ultima paglia donata al più meschino tra gli scopi, e quella notte stessa le torce s'accendono e l'intero villaggio si muove, come fosse onda sporca di cenere e fumo, a imbrattare il candore dei prati innevati.

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