Un buio senza tempo, un'oscurità pulsante. Nulla aveva, ma tutto poteva. Infinità di infiniti racchiudeva il freddo nero prima del mondo. Gli infiniti si divisero infinitamente, dando origine alla finitezza. Stelle, pianeti, galassie... la Terra, l'essere umano. Due sessi diversi e complementari. Due individui simili e dissimili. La loro mente poteva sfiorare l'infinito comprendendone le sue parti finite. Ma loro volevano abbracciare l'infinita infinità, non si accontentarono della finitezza.
Costruirono una biblioteca dove catalogarono ogni cosa. Un tempo infinito trascorse e riuscirono a scrivere ogni cosa. La comprensione totale era a portata di mano ma la paura, infida, serpeggiò per la prima volta nei loro cuori.
Così l'uomo tentò di uccidere la donna, terrorizzato all'idea che la comprensione dell'infinito della donna potesse superare la sua. Ma la donna era pronta, perché anche lei aveva avuto i medesimi pensieri e la stessa idea. La battaglia fu feroce e l'uomo morì finendo in pezzi sulla Terra.
Divorata dal rimorso la donna decise di donare nuovamente la vita all'uomo. Raccolse il suo seme e lo accudì, dando vita ai primi uomini dalle sue membra sparse.
Decise che non sarebbe mai più uscita dalla biblioteca, vivendo per l'eternità nella colpa.
Numerose lune trascorsero. La donna continuava a cercare la comprensione totale, senza successo.
Un giorno l'inviolabile biblioteca, che stava ben oltre alla portata dei nuovi esseri umani, fu violata. Maghi, briganti e regnanti... varcarono il sacro luogo.
Rubarono libri, oggetti... tutto ciò che vedevano. Ma la Signora della Biblioteca si infuriò.
Inflisse dolore e terrore. Scapparono via urlando e piangendo, mentre i loro corpi mutavano in orribili creature. La magia della Signora li aveva trasformati in ciò che erano davvero.
I Demoni caddero sulla Terra, portando con sé il loro bottino. Il mondo cadde nel caos.
L'umanità entrò in una guerra totale contro sé stessa. Ognuno voleva quei libri, ognuno voleva un pezzo dell'infinità infinita.
La Signora della Biblioteca li guardò scannarsi a lungo prima di decidersi. Aveva donato la vita agli uomini per espiare la sua orribile colpa, nella speranza che fossero diversi da lei e dall'uomo che aveva ucciso. Si sbagliava.
Erano meschini, egoisti e crudeli. Come lei non aveva esitato a porre fine alla vita del suo compagno gli uomini non esitavano a massacrarsi a vicenda. Doveva porre fine a tutto con le sue stesse mani.
Uscii dalla biblioteca, scese sulla Terra. Qualcosa era cambiato, non aveva più potere sul mondo. Spaventata e confusa si nascose.
Si trovava in una palude fredda e umida. Il suo cuore batteva impazzito, il suo sangue turbinava. Non riusciva a muoversi in quel mondo così ostile.
Le sanguisughe banchettavano, gli animali la guardavano famelici. Il suo corpo veniva fatto in pezzi, ma lei continuava a vivere.
Solitario, un corvo, volava per la palude. Anni or sono la sua mente per puro caso era entrata in contatto con uno dei libri. La coscienza e l'intelligenza si erano risvegliati in quell'animaletto.
Ogni libro conteneva una piccola parte dell'infinita infinità, per questo chi ne leggeva il contenuto guadagnava grandi poteri.
Il corvo visse per moltissimi anni, tenendosi lontano dalle violenze degli uomini. Rimuginava, interrogandosi sul senso di molte cose. Per quanto la sua mente lavorasse, riuscii a trovare ben poche risposte. Ma il corvo era contento così: la sola possibilità di poter pensare lo riempiva di gioia e riconoscenza.
Incontrò la Signora, riconoscendola. Gli parlò di moltissime cose: della vita, degli animali, degli uomini. Lentamente la sua voce calma riuscii a insinuarsi oltre il terrore e l'angoscia.
La Signora trovò il coraggio e si rialzò, scacciando gli animali e uccidendo le sanguisughe. Ringraziò moltissimo quell'animaletto tanto saggio. Lei conosceva tutto ciò che c'era da conoscere, ma non conosceva sé stessa. Non sapeva come reagire alla paura, alla felicità, al desiderio... fu il Corvo a insegnarglielo.
Il Corvo rimase incantato dalle contraddizioni della Signora. Decise di seguirla. La loro amicizia divenne salda, il loro legame adamantino.
Così iniziarono a vagare, imparando gli usi e costumi degli uomini, cercando i libri che stavano condannando l'umanità.
Il primo libro era caduto nelle mani della famiglia reale di un grande impero. L'imperatore smise di invecchiare e ricchezze iniziò accumulare. Il corpo non decadeva, ma l'anima... nulla rimase dell'uomo giusto e saggio che tutti ammiravano.
Con occhi gelidi e spenti di vita, se ne stava seduto. Non faceva altro che pensare agli altri libri.
All'inizio li desiderava per il bene dell'intera razza umana... gli anni passarono, la guerra continuava. Poi li desiderava per il bene del suo impero... gli anni passavano, pestilenze e morte devastavano il mondo. Il suo impero si ribellò, ma con il potere del libro nessuno poteva opporsi a lui.
Ora desiderava i libri solo per lui... la guerra continuava.
La Signora giunse nella capitale. Vagando per le più sperdute terre del mondo, era abituata alla violenza dell'uomo. Eppure si aspettava qualcosa di diverso da una città una volta così splendente.
Senza il potere dell'infinità infinita non era altro che una donna, anche se irrobustita dai numerosi anni di viaggio, non poteva certo competere contro le armi e le armature di quel regno. Non fu facile per lei avvicinarsi al Palazzo Reale.
Uomini e donne disperati tentavano di mettere fine alla guerra, sabotando il loro imperatore. Strisciavano tra i vicoli, ammazzavano i soldati, urlavano nelle piazze. La Signora si unì a loro, sperando che la loro ribellione avrebbe avuto successo.
Gli anni passarono e la sua opinione sugli esseri umani non cambiò. Spesso i soldati minacciavano innocenti, sperando che i ribelli si facessero vivi per prendersi le proprie colpe. Ma non accadeva mai: un sabotaggio, i soldati cercavano i colpevoli... questi non si facevano vivi. Decine di innocenti venivano ammazzati per ripicca. La farsa continuava.
Finché non venne un uomo, un giovane cavaliere espulso dalla corte reale.
I suoi occhi erano limpidi, i suoi ideali saldi. Divenne il comandante dei ribelli e fece cessare i continui sabotaggi.
Viaggiò per le campagne, per le strade, per i monti... con le sue parole catturò la gente e anche la Signora. Lo seguì, incantata da un uomo talmente nobile.
La popolazione insorse, l'impero tremò. Il cavaliere, insieme alla Signora, raggiunsero il cuore del Palazzo Reale.
Si trovarono davanti all'Imperatore. Alla vista del libro la Signora riparò quella connessione tra lei e la Biblioteca che tanto tempo prima era stata spezzata.
Fu una battaglia terribile, che finì con la morte dell'imperatore e del cavaliere. Ma non fu per mano del nemico che il Cavaliere cadde.
Per proteggere un bambino che non aveva fatto tempo a fuggire insieme a sua madre, si sacrificò. Non ebbe ultime parole, solo un sorriso soddisfatto.
Fu davanti a quel sorriso che la Signora capii... non tutti gli uomini combattevano solo per sé stessi o per i loro cari.
Eppure, se il Cavaliere avesse lasciato perdere il bambino, avrebbe potuto portare prosperità e pace alla gente dell'impero. Faticava a comprendere il suo gesto.
Nessuno colmò il vuoto di potere... la guerra continuò, ora tra i cittadini stessi.
Prese il libro e con la magia recuperata, lo rimandò nella Biblioteca. Il suo viaggio ricominciò.
Gli anni passarono e gli giunse notizia di una città lontana... leggendaria. La chiamavano la Città Dorata.
Vagò per molti anni, ma infine la trovò celata nei valichi delle più alte e ostili montagne.
Le sue mura erano le pareti rocciose, le strade si diramavano nelle profondità delle montagne. Uomini che indossavano strane armi e ancor più strane armature.
Appena videro la Signora, quelle armi tuonarono e il corpo della Signora fu squarciato. Cadde senza un lamento. Il tempo passò e le sue ferite guarirono.
Aspettò ancora prima di riprovare ad avvicinarsi. Era sbigottita.
Quando i proiettili l'avevano colpita, aveva capito subito come quelle armi funzionavano. Per lei era facile capire come qualcosa funzionasse: conosceva tutto ciò che c'era da conoscere. Gli uomini avevano sempre avuto la capacità di creare nuove idee a partire da quelle vecchie... ma fino a quel punto?
Si trasformò in un corvo e insieme al suo fido compagno, si intrufolò nella città.
Tecnologie mai viste, ricchezze senza fine... la Signora era sbigottita. Per molto tempo esplorò la città, imparandone ogni uso e costume.
Un'inventrice di un'intelligenza straordinaria li guidava. Invenzione dopo invenzione migliorava sempre più la vita di tutti.
La Signora andò nella sua dimora, incuriosita da un simile individuo. Entrò in forma di corvo nella sua stanza e la sorprese di notte. L'inventrice capii subito con chi aveva a che fare e si buttò alle sue ginocchia.
La implorò di lasciarle il libro: grazie a esso la sua vita si era allungata e il suo intelletto non degenerava. Lei voleva solo elevare l'intera umanità con le sue invenzioni.
Per la seconda volta la Signora fu incantata da un altro essere umano. Decise di aiutarla. La signora non poteva creare cose nuove, ma poteva fornire tutta la conoscenza che aveva a una mente così straordinaria.
La Città Dorata fece progressi incredibili... ma la gente non riusciva a stare al passo. I politici che aiutavano l'inventrice per la gestione della città si fecero sempre più avidi, insieme alla gente. In molti si misero d'accordo in gran segreto per rubare il libro, ma la Signora proteggeva l'inventrice. Avevano bisogno di aiuto.
Cercarono e portarono in città i Demoni, coloro che erano stati maledetti dalla Signora in un lontano passato. Li scatenarono contro l'Inventrice, sorgendo in rivolta.
La malignità dei demoni dilagò e, le menti ormai deboli e distorte dall'inadeguatezza verso un mondo che ogni giorno cambiava drasticamente, generarono una terrificante guerra fratricida.
La Signora combatté i Demoni, uccidendoli uno a uno... ma l'inventrice morì. Solo cenere e rovine erano rimaste di quella gloriosa città.
Il cuore della Signora, addolorato per la sua morte, divenne freddo. Non si sarebbe più fatta deludere dagli umani.
Il tempo passò e l'odore del sangue si impregnò nella sua pelle, attirando i corvi. La chiamavano la "Signora dei Corvi", la terrificante messaggera delle divinità.
Aveva seguito le tracce dell'ultimo libro fino a un villaggio sperduto. Dei briganti avevano trucidato gli abitanti e devastato le case.
Camminando tra i cadaveri sentii una pianto sommesso. Una bambino stava rannicchiato in un angolo di una casupola in pezzi, con in braccio un neonato che dormiva. I suoi genitori stavano morti sul pavimento.
Teneva tra le gambe il libro. Tra i singhiozzi canticchiava una filastrocca.
La Signora si avvicinò e gli chiese di dargli il libro. Lui la fissò con i suoi occhioni lucidi e, spaventato, si ritrasse. Poi la riconobbe e le sorrise.
"Sei venuta a portarci dai nostri genitori? " la Signora non rispose.
"Il libro me lo ha detto... vuoi fare del male alle persone?" la Signora mise le mani sul libro, pronta a strapparglielo.
"Puoi fare un'eccezione almeno per mia sorella? Ti prego " la Signora esitò.
"Posso darti... questa! E' l'ultima focaccia di mia madre " il bambino le porse una focaccia e sorrise asciugandosi le lacrime "Però se la mangi devi fare un'eccezione anche per tutte le sorelle del mondo! "
Si fece pensieroso "Aspetta, anche i fratelli! Oppure le sorelle saranno tristi! Così rimarrebbero senza genitori... non puoi fare anche un'eccezione per tutti i genitori? "
La Signora non poté che crollare davanti a quell'innocenza. La costrinse a pensare nuovamente alla razza umana.
Meschini, arroganti, egoisti, crudeli... ma non solo. Leali, ingegnosi, buoni, gentili, pazienti e amorevoli.
Ripensò alle gemme che aveva incontrato: il Cavaliere, l'Inventrice... brillavano così tanto da oscurare la marea oscura che erano i loro simili.
Fu guardando quel bambino che capii. Gli umani erano malleabili e facilmente tentati dal potere, ma non per questo erano intrinsecamente malvagi.
Era stata colpa dei libri. Era stata così ossessionata con l'infinita infinità che aveva perso di vista quanto potesse essere meravigliosa la finitezza.
Dopo tanto tempo la Signora sorrise, gentilmente prese il libro "Che il tuo cuore non cambi mai, piccola gemma". Con il libro tornò nella Biblioteca.
Dalle sue mani fece sgorgare fuoco, bruciando fino all'ultimo libro. La sua vita si estinse in quelle fiamme... ma finalmente aveva espiato la sua colpa.
Ora l'umanità avrebbe potuto ricominciare senza essere ossessionata dall'infinita infinità.
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La Signora dei Corvi
FantasyUna shot scritta per un concorso di scrittura organizzato da @MaidireTEAM