Prologo

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Andare al collegio come unico obiettivo.
Non un liceo come tutti, eh: il collegio.
Succede, quando vieni da una famiglia come la mia. Cioè una di quelle famiglie in cui conta l'apparenza, perché c'è sempre qualcosa da dimostrare. Non è che la polvere per noi non esista, no; è che la mettiamo sotto il tappeto. Come i traumi. L'apparenza prima di tutto.
Così, fin da bambina mi sono impegnata a non trasgredire mai le regole.
Ed ero silenziosa, all'inizio, proprio per il terrore di sbagliare.
Quando poi le maestre delle elementari hanno detto a mia madre che ero troppo silenziosa, ho iniziato a studiare come si comportavano gli altri e li ho imitati. Pare che la maschera sociale funzionasse a puntino, perché ci hanno creduto tutti. È stato allora che ho deciso che non l'avrei mai, mai tolta. Perché se la mia stessa famiglia non poteva amarmi per com'ero davvero, chi altri poteva farlo?
Non vi affrettate a rispondere.
È stato così che ho deciso di tenerla, quella maschera. Spessa come il trucco color gesso di una geisha, ma resistente come certe riproduzioni delle armature dei cavalieri: ecco com'era, com'ero. Del tutto intenzionata a essere, per me stessa, sia geisha che cavaliere, in contemporanea. Entrambe le cose - la principessa da salvare e chi l'avrebbe salvata - affinché nessuno dovesse mai badare a me.
Inscalfibile.
I miei genitori avevano deciso che non sarei andata a un liceo qualsiasi: sarei andata al collegio. E non uno qualsiasi, ma quello a cui si erano conosciuti. Il temutissimo St. Mary.
Quello che non sapevo è che al collegio avrei trovato molto più che delle semplici materie di studio. Molto di più dell'assurda spa a disposizione delle mamme che aspettavano il loro turno per il colloquio. No: lì per me c'era ben altro.
Il primo incontro con la mia compagna di banco è stato assurdo e spiazzante, e lo stesso per quanto riguardava i compagni di classe: non c'era una sola persona che fosse interessata a seguire le regole quanto lo fossi io. Dietro le gonne scozzesi e le camicette perfettamente inamidate, il cuore di ognuno di noi desiderava solo essere libero...
È stato allora che è apparso lui.
Incontrarlo è stato come mettere un segnalibro in una vita che era ancora un romanzo immacolato: non un'orecchia, né una sottolineatura. Pagine bianche - vergine. Questo, prima di lui.
C'è stato un prima e c'è stato un dopo.
E tutt'ora non saprei dire se sia stato un bene. (O forse sì che lo so, ma preferisco fare come i cavalli, correre con i paraocchi, non vedere).
Quello che so - l'unica cosa che so per certo da quando conosco Alex - è che la mia vita non sarà mai più come prima. Che il mio cuore non sarà mai più come prima. Non da quando lui c'è entrato dentro. Maledizione.

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