il segreto della scuola

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<<Allora, di nuovo qui eh>> avevo ancora il labbro che pulsava e il sapore amaro del sangue in bocca quando, stridula voce della segretaria mi fece attraversare per l'ennesima volta lo scuro portone in legno di mogano che divideva il chiassoso corridoio dal freddo ufficio del Preside. Era già la terza volta che mi trovavo in questa situazione per una rissa, il preside iniziò a parlare del mio comportamento ma venne bloccato da un professore che gli chiedeva qualcosa su dei moduli, uscirono dall'ufficio e io rimasi li, in piedi, davanti a me c'era una scrivania con un computer dei fogli, penne e matite varie.

Le pareti difronte a me erano tappezzate di foto di classi di altri anni, alcune a colori, altre in bianco e nero, altre ancora un po' sgualcite o sbiadite dal tempo. Le guardai tutte con disinteresse ma una, un po' ingiallita, attirò il mio sguardo. Era la foto di un concorso d'arte di circa vent'anni prima, era stato l'ultimo a causa di un incidente avvenuto dopo la fine del concorso che aveva coinvolto una studentessa, non se ne sapeva molto, il caso era stato chiuso dopo neanche un mese da quello che fu reputato un terribile incidente, ma da allora il terzo piano dell'ala nord della scuola, quello in cui era morta la poveretta era stato chiuso agli studenti ed ormai era utilizzato solo come deposito di vecchi lavori, tavoli, sedie e altri oggetti rotti. Osservando meglio la foto notai un volto familiare, quello di una ragazza: aveva i capelli lunghi e neri tenuti sciolti con due fermagli rossi che trattenevano le ciocche davanti, la sua pelle chiara era in contrasto con i capelli e gli occhi erano del colore della notte, indossava quella che al tempo era la divisa della scuola e teneva in mano un bellissimo dipinto raffigurante un paesaggio surreale, i colori nella foto si erano modificati ma sapevo di averlo già visto da qualche parte anche se non riuscivo a capire dove, mi avvicinai di poco all'immagine e in quel momento mi ricordai del motivo per cui ero finito a picchiarmi col mio compagno di classe, quella ragazza, quella era la ragazza che avevo visto, quella che lo fissava spaventata, quella che era sempre nell'aula di pittura a disegnare sulla stessa tela da mesi, era come se la stessa scena si ripetesse ogni volta: la ragazza fissava un punto fisso dietro di me, io mi giravo e puntualmente trovavo un mio compagno di classe, poi cominciavano ad arrabbiarsi con me o a prendermi in giro e finivamo per picchiarci per infine trovarmi sempre nell'ufficio del preside a sentirmi dire che dovevo smetterla di inventarmi scuse assurde.

Tornai alla foto, ma qualcosa non andava, la ragazza si stava muovendo e mi stava facendo segno di avvicinarmi, barcollai indietro confuso ma, dopo un po' mi decisi ad andare, la ragazza mi disse che doveva raccontarmi il motivo delle mie visioni, e mi fece capire di dover cercare qualcosa nel suo quadro. Cercai di capire dove avrei potuto trovare quel quadro, poi ricordai che lo avevo visto dal cellulare di un mio compagno che, con i suoi amici, era andato a sbirciare nell'ala proibita della scuola, non potevo aspettare che il preside rientrasse, non mi avrebbe mai creduto quindi decisi di uscire dalla finestra dell'ufficio e salire dalle scale di sicurezza per raggiungere l'aula in cui immaginavo tenessero tutte le vecchie opere degli alunni senza farmi notare.

Raggiunsi l'aula in tempo record e senza problemi. L'aula era buia, c'era un forte odore di colori ad olio e tempere, la polvere copriva vecchie tele, cavalletti rotti, oggetti in condizioni pessime che faticai a spostare senza farli cadere, dei vecchi manichini mi fissavano con sguardo vitreo in maniera sinistra mi mossi velocemente in mezzo a quel caos e per fortuna dopo pochi minuti trovai il quadro, nascosto in un angolo dietro ad un'armadio. Lo tirai fuori e cercai qualche indizio nel disegno ma non trovai nulla, non si vedeva bene a causa dello sporco accumulato sulla superficie lo rigirai tra le mani e ai miei piedi cadde un foglio di quaderno ingiallito e con i bordi rovinati. Mi abbassai a raccoglierlo e lo aprii notando che dentro c'era scritto qualcosa

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